TRUMP PRESIDENTE: MINACCIA O OPPORTUNITÀ PER IL MADE IN VENETO?

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CON I DAZI SI PERDEREBBERO TRA I 465 E GLI 812 MILIONI (E TRA 76 E 132 MILIONI A PADOVA)

CONFAPI: «LE DERIVE NAZIONALISTICHE DANNEGGIANO TUTTI,

MA L’ITALIA PUÒ PUNTARE SU UN RAPPORTO PRIVILEGIATO»

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La ventilata introduzione dei dazi minaccia l’export, sempre trainante nel territorio nordestino: Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione, ha ipotizzato le possibili ripercussioni con un aumento del 10% dei dazi per i prodotti commercializzati negli Usa, considerando due diversi scenari. Il presidente Marco Trevisan: «Rinunciare a un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza sarebbe dannoso per tutti, ma i buoni rapporti del Governo con l’amministrazione Trump potrebbero anche favorirci». Sul tema, Fabbrica Padova ha raccolto l’opinione del professor Roberto Antonietti, docente di Economia politica all’Università di Padova.

 

Il ricorso alle politiche protezionistiche annunciato da Donald Trump potrebbe far perdere alle imprese padovane almeno 76 milioni di euro, che diventano 465 milioni se si allarga la prospettiva all’intero Veneto. Ma è solo lo scenario meno fosco, perché ce n’è anche un altro, che presenta un conto di 132 milioni per il territorio provinciale e di 812 per quello regionale. È una stima di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, partendo dal presupposto che oggi gli Stati Uniti rappresentano per l’export del territorio il terzo mercato di sbocco (dietro a Germania e Francia), facendo entrare nelle casse delle imprese venete un valore che, nel 2023, ha superato i 7.56 miliardi, di cui 1,23 legati alle esportazioni padovane.

Il calcolo del possibile “danno”, basato sulla prospettiva ipotizzata dalla società di consulenza e ricerca economica Prometeia, tiene conto di due diverse ipotesi. Il primo scenario simula un aumento di 10 punti percentuali limitato a quei prodotti che già oggi sono sottoposti a dazi e nessuna tassa per quelli che sono invece esenti. Dal punto di vista settoriale, in questo scenario a essere maggiormente colpito sarebbe il sistema moda, già oggi insieme all’agroalimentare uno dei più esposti del made in Italy. Il secondo scenario simula invece un aumento tariffario generalizzato di 10 punti per tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti. In tal caso, sarebbe la meccanica a subire più negativamente le conseguenze del nuovo protezionismo. Da qui si arriva alla doppia proiezione. A livello nazionale, con le esportazioni verso gli Usa che nel 2023 (ultimo anno in cui sono a disposizione dati definitivi sui 12 mesi) hanno superato i 67 miliardi di euro, l’aggravio sarebbe di 4,12 miliardi col primo scenario, che salirebbero a 7,20 miliardi col secondo. L’entità dei costi sopportati dalle imprese esportatrici per il Veneto, con l’introduzione dei dazi minacciati dal presidente Trump, è invece compresa tra 465 milioni e 812, a seconda di quale delle due ipotesi dovesse prevalere. E per Padova la forbice è compresa tra i 76 e i 132 milioni di euro.

«Le cifre proposte sono stime, ed è chiaro che prima di azzardare qualsiasi analisi occorre vedere se le promesse – o meglio: le minacce – saranno tradotte in fatti. Personalmente considero quella del presidente Trump più una tattica elettorale che non una politica che vedrà una concreta applicazione. Tuttavia, l’incertezza politica negli Stati Uniti potrebbe comunque influenzare negativamente le decisioni di investimento e gli scambi commerciali», afferma Marco Trevisan, presidente di Confapi Padova. «Sappiamo che nei quattro anni del suo primo mandato il presidente Trump ha fatto ampio uso dei dazi commerciali per ridurre il deficit nei confronti di alcuni paesi come la Cina e il Messico, ma gli effetti nei confronti dell’Unione Europea sono stati tutto sommato contenuti: non siamo noi il suo problema principale, l’Italia è solo il 13° partner commerciale degli Stati Uniti. Certo, non è vero il contrario, perché gli Stati Uniti sono, dopo la Germania, il secondo mercato di sbocco dei prodotti italiani e il terzo per le aziende venete. Ma è anche vero che Trump sta mostrando un ottimo feeling con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e questo non ci fa escludere che la “minaccia Trump” possa alla fine trasformarsi in un’opportunità per le nostre aziende, perché l’Italia potrebbe recitare un ruolo diverso: non più al traino di Germania e Francia nei rapporti politici ed economici con gli Stati Uniti, ma possibile interlocutore di riferimento per tutto ciò che concerne i rapporti commerciali con l’Europa».

Sul tema, Fabbrica Padova ha raccolto anche l’analisi di Roberto Antonietti, professore associato di Politica Economica al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova, dove insegna Economia Internazionale, Economics of Innovation e Economic Globalization and Human Rights (l’intervista integrale è presente a questo link): «Non sono così convinto che saranno introdotti dazi», ha rimarcato.«Ma occorre ricordare che il Trump 1 è stato di parola: li aveva promessi nel 2017 e nel 2018 li ha alzati. Con conseguenze non esattamente rosee per gli Stati Uniti. È vero che, dopo, la loro economia ha ripreso a crescere, ma non certo per via della loro introduzione. Ora, se saranno introdotti, le conseguenze saranno numerose. Se l’obiettivo di medio e lungo termine è quello di proteggere la produzione americana, questo però comporterà anche costi più elevati per l’acquisto dei prodotti dall’estero, il che potrebbe generare una spirale inflazionistica che difficilmente sarebbe digeribile dall’economia statunitense, dai cittadini stessi – e quindi anche dagli elettori di Trump – e dalla Fed, che da tempo è impegnata a combatterla attraverso i tassi di interesse. Un’ulteriore possibile ripercussione è poi quella geopolitica: l’imposizione di dazi, specie se in un paese del peso degli Stati Uniti, non può non averne. Quali? Innescare una contro-reazione con dazi di rappresaglia da parte di Cina, Messico, Canada, Unione Europea e tutti i paesi che saranno interessati. E vale la pena di ricordare che, se i dazi americani introdotti nel 2018 colpirono solo alcuni settori, i dazi di rappresaglia furono a 360 gradi».

 

Diego Zilio

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it



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