Asti: «Topi, muffe, rifiuti, case che cadono a pezzi. Non paghiamo più le spese condominiali fino a quando l’Atc non farà i lavori»

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Un’assemblea decisamente vivace quella che oggi pomeriggio ha animato l’inaugurazione della mostra “Vite tra le crepe” accolta al salone parrocchiale di San Domenico Savio su organizzazione del Coordinamento Asti Est. E’ il risultato della collezione di foto che i volontari avevano chiesto agli inquilini delle case popolari di mandare per dare concretezza alle condizioni in cui versano numerosi palazzi gestiti dall’Atc.

Le foto sono lo specchio di quello che hanno raccontato i numerosi inquilini che si sono avvicendati al microfono: chi ha raccontato della presenza di larghe macchie di muffa sui muri che non può combattere aprendo sovente la finestra perchè dal piano di sotto salgono gli effluvi eccitanti dei vicini di casa dediti al consumo di cannabis; chi ha raccontato della paura di rientrare a casa di sera perchè sulle scale si incontrano topi, scarafaggi, ubriachi. Scale buie perchè la luce è saltata a causa del corto circuito provocato da chi occupa abusivamente gli alloggi vuoti e si allaccia, altrettanto abusivamente, alla corrente delle parti comuni. E quanto riesci a passare indenne a tutto questo, rischi di prenderti un calcinaccio in testa o, se ti va bene, un “foglio” di tinta che si stacca a causa dell’umidità. Per qualcuno il problema arriva già prima di arrivare alle scale, davanti al portone di casa ostruito dai sacchi dei rifiuti lasciati lì dai vicini di casa incivili. Garage e cantine sono miraggi: muri impregnati di umidità che li rendono malsani, il più delle volte sono inagibili, occupati e sigillati da altri pur non avendone il diritto, pieni di rifiuti, arredati come rifugi di fortuna per i senzatetto, bui e forieri di incontri non raccomandabili.

Case assegnate a chi ha redditi molto bassi che devono farsi i debiti per poterle rendere appena appena vivibili; case con portoni di ingresso (condominiale e degli alloggi) che non hanno più i nottolini e dunque non ci si può chiudere dentro; case con i serramenti senza maniglie per chiudere oppure, come il caso di via Malta, senza le mascherine in marmo (fatte togliere dai Vigili del Fuoco dopo che cadevano una ad una sui passanti in cortile) e mai più rimesse, provocando il passaggio di spifferi larghi come la mano di taglio.

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Senza contare i tetti da rifare perchè hanno dei buchi da cui entra l’acqua piovana, balconi tutti scrostati e disastrati, tombini saturi che ad ogni pioggia trasformano i cortili in piscine.

Al fondo di questo elenco di “dolori” di chi vive nelle case popolari, arriva la soluzione che sempre più inquilini adottano: «A fronte di una casa così mi chiedete anche di pagare le spese condominiali, che sfiorano i 3 mila euro l’anno? Io pago l’affitto ma le spese no, perchè non ho alcun servizio in cambio».

Due le proposte che arrivano dal Sunia della Cgil per voce di Fabio Dura: la prima è l’autorganizzazione scala per scala, palazzo per palazzo con la costituzione di comitati con tanto di portavoce che partecipano agli incontri con l’Atc e l’amministrazione comunale. La prima è tentare anche un approccio con i sindaci dei paesi più piccoli della provincia che si stanno spopolando e dove le abitazioni costano molto poco.

Di spese alte e non giustificate parla anche Piermario Coltella dello Spi Cgil che però chiama soprattutto in causa gli amministratori di questi condomini che non possono non farsi trovare per ricevere le segnalazioni degli inquilini.

Su questa sollecitazione è intervenuto il sindaco Rasero, presente con gli assessori Bologna e Zollo e diversi consiglieri comunali di maggioranza e minoranza.

«Il grande assente a questa assemblea, ovvero l’Atc, manca anche in tante altre circostanze che riguardano la gestione delle case popolari. Le loro “non risposte” che lamentano gli inquilini, le conosco bene anche io che sono il sindaco. Siamo considerati i fratelli poveri, rispetto alle Atc di Cuneo e Alessandria con le quali condiviado il direttivo». Scagliandosi poi contro la misura del bonus 110%: «E’ incredibile come si siano usati una montagna di soldi per rifare le case ai privati e non si siano usati quegli stessi soldi per ristrutturare case popolari ed edifici pubblici».

Ha dato anche alcuni numeri: «L’Atc attualmente ha 17 alloggi liberi da assegnare dei quali 7 devono essere acquisiti ma in autorecupero, cioè con lavori fatti dall’inquilino assegnatario che verranno scalati dagli affitti».

Questo l’impegno dato a nome dell’amministrazione: «Faremo degli incontri per sollecitare nuovamente l’Atc ma anche gli amministratori dei condomini affinchè siano più disponibili nei confronti degli inquilini delle case popolari. Anche nel senso di consigliare delle strade messe a disposizione dalle risorse dei servizi sociali. Un esempo? Nel 2024 sono rimasti fuori 300 utenti dal fondo sociale; i nostri uffici, vagliando caso per caso, hanno appurato che 200 di loro avrebbero potuto accedere al fondo per le morosità incolpevoli e avrebbero così ridotto il loro debito con l’Atc. Ecco, gli amministratori dovrebbero anche indirizzare verso queste soluzioni».

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La mostra è stata curata da Nazario Olivieri. La photogallery dell’assemblea è di Maria Grazia Billi.





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