Nuovo anno, problemi vecchi. Non è un caso se questa mattina il primo presidente della Corte d’Appello, Luigi Lombardo, ha parlato di sfide e massimo impegno nonostante tutto. Lombardo, con un’accurata relazione, ha aperto l’anno giudiziario 2025 del distretto di Messina, accendendo i riflettori su una serie di criticità ormai divenute croniche. Negli uffici non sono le carte e i fascicoli a mancare, ma il personale. Perché i vuoti d’organico sono una vera e propria emergenza sia per quanto riguarda il numero di magistrati sia il personale amministrativo. Una mancanza che si tocca con mano e che diventa clamorosa se si guarda alla Procura dei Minori. Un istituto importante, considerando anche la difficile situazione di tanti giovani in città e provincia, che può contare solo di due giudici, un procuratore e un sostituto.
E se a ciò si aggiungono spazi di lavoro inadeguati e difficoltà logistiche, il quadro è completo. A Palazzo Piacentini si lavora in stanze affollate, ha ricordato il presidente Lombardo, o in uffici ospitati nei seminterrati. Tutto nero su bianco nella relazione di più di 200 pagine che contiene una lunga riflessione sullo stato di salute della magistratura, a Messina e non solo. In copertina l’immagine che evoca il giudizio di re Salomone. “Vicenda che esprime – ha detto il presidente della Corte d’Appello – il dramma del giudice chiamato a prendere decisioni con imparzialità e rispettando la verità dei fatti”.
Poltrone vuote
I numeri, contenuti nella relazione, parlano chiaro. Nella Corte di appello, solo a partire dal mese di settembre dello scorso anno sono andati via via coprendosi i posti di Presidente di sezione rimasti a lungo vacanti; ma sono attualmente scoperti tre posti di consigliere. Sono scoperti anche tutti e quattro i posti di Magistrato giudicante della pianta organica flessibile, previsti per il distretto della Corte di Appello di Messina.
Il tribunale di Messina lamenta consistenti vacanze dei posti di magistrato, dovute ai continui avvicendamenti; tali vacanze – in atto mancano ben cinque giudici – incidono in modo grave su un ufficio la cui pianta organica è ampiamente insufficiente rispetto al volume e alla qualità degli affari. Un posto di giudice è vacante attualmente presso il Tribunale di Patti e un posto di giudice presso l’Ufficio di sorveglianza di Messina. Più gravi sono le carenze negli Uffici requirenti di primo grado. Presso la Procura della Repubblica di Messina sono vacanti quattro posti di sostituto; un posto è vacante presso la Procura della Repubblica di Patti. A parte le scoperture esistenti, nel complesso tutti i capi degli uffici lamentano l’inadeguatezza delle piante organiche rispetto al numero delle sopravvenienze. Clamorosa l’inadeguatezza dell’organico della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, composto dal Procuratore della Repubblica e da un solo sostituto.
Alle scoperture degli organici della magistratura togata si aggiunge poi la grave scopertura dei posti della magistratura onoraria. Al tribunale di Messina sono vacanti sette posti di giudice onorario su 24 (percentuale di scopertura del 29,16%).
Il Procuratore della Repubblica di Messina lamenta poi la scopertura di sette posti di vice procuratore onorario su ventiquattro. Non migliore è la situazione degli Uffici del Giudice di pace. Basti considerare che presso l’Ufficio del Giudice di pace di Messina sono vacanti 16 posti di giudice su 30 (percentuale di scopertura 53%); presso l’Ufficio del Giudice di pace di Patti sono scoperti 3 posti di giudice su 4 (percentuale di scopertura del 75%). Numerosi sono poi gli Uffici del Giudice di pace del distretto ove non presta servizio alcun giudice.
Massimo sforzo per i processi di mafia
La situazione non migliora in provincia. “I Presidenti dei Tribunali di Barcellona P.G. e di Patti lamentano, poi, le difficoltà gestionali derivanti dal continuo avvicendamento dei magistrati, in genere di prima nomina, e dai non brevi tempi di copertura delle relative posizioni vacanti. Il Presidente del Tribunale di Patti sottolinea come il turn-over dei magistrati sia continuo e massiccio, con tassi tra i più elevati d’Italia. Va poi osservato come le piante organiche dei Tribunali periferici siano del tutto inadeguate rispetto alla necessità di far fronte ai dibattimenti relativi ai processi di criminalità organizzata
Il Presidente del Tribunale di Barcellona P.G. segnala l’eccezionale sforzo che ha dovuto sopportare quel Tribunale e i giudici che lo compongono, per far fronte negli ultimi anni, alla celebrazione dei numerosi c.d. maxiprocessi ivi celebrati: tra gli altri, le c.d. operazioni: Pozzo, Vivaio, Mustra, Torrente, Gotha1, Gotha2, Gotha3, Gotha4″.
Uffici e sedi inadeguate: in attesa del Palagiustizia Bis si lavora nei seminterrati
Come spiega il presidente Lombardo è rimasta quasi immutata la difficile situazione logistica degli uffici giudiziari messinesi, insufficiente nelle strutture e dispersa sul territorio cittadino, con conseguenze pesantemente negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione, sui costi per la finanza pubblica e sulla qualità del servizio offerto agli utenti.
Le strutture edilizie adibite all’attività giudiziaria rimangono in una condizione di severissima inadeguatezza, ulteriormente acuitasi con la immissione in servizio dei funzionari addetti agli Uffici per il processo, allocati o in precarie strutture poste negli spazi comuni del Palazzo di Giustizia o all’interno delle spesso anguste stanze dei Magistrati o di quelle adibite a cancelleria. I locali degli Uffici giudiziari allocati a Palazzo Piacentini sono assolutamente insufficienti; i magistrati e il personale amministrativo sono stipati in stanze che hanno financo quattro postazioni di lavoro. Grave è la situazione dell’Ufficio G.I.P./G.U.P. e
di una parte della Procura della Repubblica, che sono allocati nei locali del piano seminterrato del Palazzo di Giustizia, del tutto inadeguati sotto plurimi profili.
Nonostante tutto, possiamo registrare significativi passi in avanti nel miglioramento delle strutture edilizie della città di Messina adibite ad uffici giudiziari. Innanzitutto, sono iniziati i lavori di ristrutturazione dei due
Palazzi di via Garibaldi, acquistati per essere destinati ad uffici giudiziari. I lavori – che secondo contratto dovrebbero durare 14 mesi – si prevede che possano finire a fine 2025, con la possibilità di trasferire negli stessi, già ad inizio 2026, diversi uffici giudiziari, in modo di alleggerire Palazzo Piacentini e rilasciare diversi immobili detenuti sulla base di originario rapporto di locazione.
Altra importante iniziativa, si legge nella relazione, è quella relativa all’acquisto di un terzo edificio, quello di via Capra, di proprietà dell’INPS. In tale
edificio, nel dicembre 2023 sono stati già trasferiti, sulla base di un contratto di locazione, gli Uffici del Giudice di pace di Messina e della Sezione Lavoro del Tribunale della città. L’acquisto dell’intero plesso, per il quale il Ministero della Giustizia ha ottenuto, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, lo stanziamento della somma necessaria, consentirà di trasferire ulteriori importanti settori degli uffici di primo grado, liberando così locali del Palazzo Piacentini.
Cosa servirebbe davvero
Deve essere, tuttavia, chiaro che l’acquisizione di questi tre palazzi non risolverà del tutto le esigenze di locali degli uffici giudiziari messinesi. Si tratta, pur sempre, di palazzi di non grandi dimensioni, nei quali è possibile trasferire solo segmenti degli uffici giudiziari. Ben altra sarebbe stata la soluzione ideale per la città di Messina: quella di costruire un “nuovo” grande Palazzo di Giustizia, nel quale collocare tutti gli uffici giudiziari di primo grado (Tribunale ordinario, Procura della Repubblica, Tribunale di Sorveglianza, Ufficio del Giudice di pace); lasciando nel Palazzo Piacentini soltanto gli uffici superiori della Corte di appello e della Procura Generale presso la Corte di appello, che avrebbero avuto – finalmente – spazi idonei e sufficienti. In passato si tentò una soluzione di questo genere, che però fu fermata da opposizioni non sempre consapevoli. Il risultato è stato quello di lasciare la città di Messina senza una adeguata sistemazione degli uffici giudiziari, che dovranno essere necessariamente divisi tra quattro sedi diverse.
Le riforme che preoccupano
Lombardo punta il dito contro la decisione di abolire l’abuso d’ufficio. “Era una fattispecie penale – da sempre prevista nel nostro ordinamento (art. 323 Codice penale) e già oggetto di precedenti plurimi interventi legislativi sempre in senso restrittivo dell’area punibile». A dirlo Luigi Lombardo, presidente della Corte di Appello di Messina durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Messina. «Tale fattispecie di reato – prosegue – è stata del tutto cancellata dalla legge 9 agosto 2024, n.114. Il risultato paradossale di tale abrogazione è che oggi non è più punibile il funzionario pubblico che usa i suoi poteri ad es. per favorire l’assunzione di un proprio parente o per danneggiare una persona nei cui confronti nutre ostilità; ma non è punibile neppure l’ufficiale di polizia giudiziaria o il magistrato che esercita le sue funzioni per danneggiare o per intimidire alcuno. Da oggi in poi i cittadini che subiscono angherie o prevaricazioni da parte di chi esercita i pubblici poteri saranno più soli; e gli avvocati ai quali essi si rivolgeranno non potranno che allargare le braccia in segno di impotenza». «L’abolizione del reato di abuso d’ufficio avrà come effetto anche quello di spingere amministratori e funzionari ad abbassare l’asticella dell’etica pubblica; verrà meno l’effetto general-preventivo proprio di una fattispecie di reato storica, posta a chiusura del sistema dei delitti contro la pubblica amministrazione, con l’evidente rischio del dilagare di condotte dolosamente arbitrarie. Ora, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio appare difficilmente compatibile con la Carta costituzionale e con gli obblighi assunti dall’Italia a livello internazionale”.
La “fuga” dall’Aula e il sit-in, così i magistrati messinesi hanno detto no alla riforma della giustizia
La magistratura ha espresso preoccupazione anche sulla “separazione delle carriere” tra i magistrati che svolgono la funzione giudicante e quelli che svolgono la funzione requirente. Occorre partire dalla considerazione che l’esercizio della giurisdizione, che spetta al giudice, è necessariamente dipendente dall’iniziativa dell’attore, che – nel processo penale – è il pubblico ministero. Il giudice, infatti, non può esercitare l’azione penale e può pronunziarsi soltanto sulle vicende proposte dal pubblico mi128 nistero, che segnano i confini del thema decidendum di ogni processo. È proprio per questo compito di avanzare richieste al giudice che le funzioni del pubblico ministero sono definite “requirenti”. È evidente, allora, che se il pubblico ministero non godesse delle stesse garanzie di indipendenza del giudice, anche il controllo giurisdizionale non sarebbe indipendente: il giudice potrebbe assolvere gli innocenti tratti a giudizio; ma non potrebbe punire i colpevoli che il pubblico ministero avesse deciso di non portare dinanzi al giudice”.
E ancora: “L’indipendenza del giudice sarebbe, dunque, fragile se non fosse presidiata dalla pari indipendenza dell’organo che ha il compito di aprire la strada alla sua pronuncia. E il controllo di legalità sarebbe apparente senza un pubblico ministero pienamente indipendente. È questa la ragione per la quale i Padri costituenti decisero, saggiamente, di configurare la Magistratura come un “ordine unico”, riconoscendo al pubblico ministero le medesime garanzie di indipendenza riconosciute al giudice. Mutare questo assetto costituzionale, separare le carriere del giudice da quella del pubblico ministero, non vorrebbe dire soltanto porre in pericolo l’indipendenza di quest’ultimo, che sarebbe prima o poi inevitabilmente trascinato sotto l’influenza del potere esecutivo e della maggioranza politica di turno; vorrebbe dire porre in pericolo l’indipendenza dello stesso giudice”.
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