Crisi KTM: il CEO Stefan Pierer si dimette dopo oltre 30 anni

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La grave crisi finanziaria in cui versa il gruppo austriaco spinge il suo storico numero uno alle dimissioni: “Non è stata una decisione facile.” Gli subentra Gottfried Neumeister

Adriano Bestetti

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Stefan Pierer, patron di Ktm dall’ormai lontano 1992, ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni dal ruolo di Ceo di Pierer Mobility, società controllante del marchio austriaco e di altre case costruttrici europee, prima fra tutte la gloriosa Mv Agusta. Questa decisione epocale per Ktm giunge nel momento probabilmente più critico della sua storia, che la vede impantanata in una profonda crisi finanziaria dalla quale, almeno per il momento, non sembra ancora aver trovato una via d’uscita. Ad ereditare il timone dell’aziendada Pierer è Gottfried Neumeister, entrato in azienda lo scorso novembre con il ruolo di Co-Ceo e ora incaricato di traghettare il colosso austriaco fuori dalle paludi.

tre decenni alla guida di KTM

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Stefan Pierer rilevò Ktm oltre 30 anni fa per poi guidarla in un’impressionante ascesa, progressivamente trasformandola da un costruttore di nicchia a un colosso globale, primo in Europa per moto prodotte e con una bacheca stracolma di titoli iridati in svariate discipline. Questa apparentemente inarrestabile crescita, che nel corso degli anni ha visto Ktm acquisire anche importanti marchi quali Husqvarna, GasGas e, dalla scorsa primavera, Mv Agusta, si è però improvvisamente arrestata nell’ultimo paio d’anni. Pesanti cali di vendite su entrambe le sponde dell’Atlantico, infatti, l’hanno fatta precipitare in una crisi debitoria le cui proporzioni hanno via via assunto contorni mastodontici. Nell’ordine dei 3 miliardi di euro, secondo numerose fonti.

il passaggio di consegne

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“Per me, Ktm è sempre stata più di una semplice azienda: è stata ed è una passione, una missione e una famiglia. La decisione di cedere il timone non è stata facile, ma sono profondamente convinto che Gottfried Neumeister, con la sua strategia, la sua lungimiranza e il suo impegno, sia la scelta giusta per guidare Ktm verso il futuro.” Con queste poche parole affidate a un comunicato ufficiale, Pierer ha così ceduto le redini della sua creatura pur mantenendo un posto al tavolo del consiglio di amministrazione, da dove seguirà gli sviluppi della situazione. Le sue dimissioni sono arrivate alla vigilia di un’importante udienza presso il tribunale regionale di Ried im Innkreis, in Austria, durante la quale verranno esaminate le nuove istanze dei creditori. “Stefan Pierer ha creato un’azienda unica che riflette la passione e lo spirito pionieristico di tutti i suoi dipendenti”, ha dichiarato il suo successore nel medesimo comunicato, “e io vedo come mio compito quello di preservare questa eredità.”

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La sfida per la sopravvivenza

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Gottfried Neumeister è un manager di successo che però non proviene dal mondo automotive. Una volta venuti al pettine i nodi della crisi, è entrato in Ktm per affiancare Pierer nell’attuazione di un doloroso piano di ristrutturazione che ridimensionerà ulteriormente la forza lavoro nella storica sede di Mattighofen. E si tratta di centinaia di posti di lavoro a rischio. Nonostante la recente vittoria al Dakar Rally, Ktm ha confermato la sospensione di buona parte delle sue attività sportive cercando comunque di salvaguardare, se non il suo futuro, almeno il suo presente nel Motomondiale. In particolare dei suoi 4 prototipi in MotoGp e di larga parte della griglia della Moto3, la cui sorte appare sempre più pericolante con il passare del tempo.

L’eredità di pierer

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Da diverse parti si sottolineano comunque le presunte responsabilita dell’amministrazione di Pierer, colpevole di aver maldestramente sovrastimato le richieste dei mercati dopo il boom post-Covid portando a una produzione eccessiva, per nulla allineata con l’effettiva domanda. Il risultato è stato quello di ritrovarsi di fronte a enormi giacenze di moto invendute, oltre 250.000 secondo le stime più pessimistiche, con disastrose ripercussioni sui bilanci. La patata bollente passa quindi ora nelle mani di Neumeister che oltre a dover fronteggiare una schiera di migliaia di creditori, dovrà mettere a terra delle pesanti misure di ristrutturazione nel tentativo di garantire la sopravvivenza dell’azienda.



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