Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parte in causa essendo il Mef primo azionista del Monte dei Paschi e a cui l’ad della banca Antonio Lovaglio dice di aver presentato già nel 2022 l’opzione di una “operazione con Mediobanca“, tace. Come il vicepremier leghista Matteo Salvini, che a novembre era stato pronto a schierarsi contro l’ipotesi di integrazione tra Unicredit e Bpm. Ma altri esponenti del governo promuovono a pieni voti la clamorosa offerta di Mps per Piazzetta Cuccia, che ha evidentemente il placet di Palazzo Chigi.
“Siamo sempre stati per il libero mercato se serve a rafforzare il sistema bancario, che in Italia è già sano, più di altri. Tutte le iniziative di libero mercato di questo tipo sono benvenute“, è il commento del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Poco dopo Forza Italia, via social, ha precisato che continua “a chiedere che lo Stato esca il prima possibile da Mps”.
Dal Carroccio il via libera arriva da Claudio Durigon, vice-segretario della Lega e sottosegretario al Lavoro, che intervistato da Affaritaliani.it parla di “grande operazione perché dà ancora più forza a un istituto di credito italiano. E’ presto per capire come andrà a finire e vedremo i dettagli, ma diciamo che non sono dispiaciuto”. Dal partito della premier Giorgia Meloni il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato dà “valutazione positiva” in attesa di sviluppi aggiungendo che “il mercato ha le sue regole e le sue dinamiche” ma “la politica si può e si deve interessare di un’operazione così importante”, che “può dare una prospettiva di consolidamento del sistema bancario italiano. Si è parlato molto del terzo polo, che si tratti di terzo o quarto polo, crediamo che l’operazione dimostri come il sistema bancario abbia superato gli anni difficili in cui doveva essere salvato con i soldi degli italiani e oggi possa offrire opportunità agli italiani stessi”.
Dall’opposizione il Movimento 5 Stelle attacca: “Con la scalata di Mps a Mediobanca il governo Meloni diventa ufficialmente il nuovo furbetto del quartierino, gettando la maschera sul desolante Far West della nostra finanza. L’equidistanza sempre dichiarata nelle operazioni di mercato di alcuni tra i maggiori player bancari e assicurativi si sgretola davanti all’evidenza di un intervento pubblico proprio lì dove non dovrebbe assolutamente esserci, con il Mef che finge al limite dello spergiuro di non sapere ciò che fa il Monte dei Paschi, di cui è maggiore azionista e ne detiene il controllo”, scrive Gaetano Pedullà, europarlamentare M5s e membro della Commissione per gli affari economici e finanziari del Parlamento europeo.
“Il governo, in questo Far West, non può rischiare di finire alla mercé di alcuni grossi finanzieri, che giocano le loro partite personali”, aggiunge il vicepresidente M5s Mario Turco. “Né deve minimamente trasformarsi in uno strumento asservito a questi interessi di parte. Se veramente l’esecutivo degli autoproclamati sovranisti economici vuole usare Mps in operazioni finanziarie, lo faccia salvaguardando e rafforzando la presenza pubblica per farne una moderna banca d’investimento in grado di sostenere e rilanciare un’economia italiana messa in ginocchio dal duo Meloni-Giorgetti”.
Dal Pd, il responsabile economia Antonio Misiani è invece attendista: “Seguiremo con grande attenzione l’offerta di acquisto, vogliamo capirne tutti gli obiettivi e le ricadute. Il sistema bancario italiano è in una condizione complessivamente solida, grazie alla profonda ristrutturazione seguita alla crisi finanziaria e a quella dei debiti sovrani. Mps rappresenta, in questo quadro, un’esperienza particolarmente virtuosa. Le operazioni di aggregazione rispondono all’interesse nazionale e vanno valutate positivamente se producono effetti positivi sotto il profilo industriale, occupazionale e finanziario, seguendo criteri di mercato. Non se diventano parte di un risiko dettato da logiche opache di potere e con un ruolo sempre più invasivo della politica. Questo è il nostro metro di valutazione. Il fatto che il Mef sia il primo azionista di Mps, la banca che ha lanciato l’operazione, rende necessaria da parte del governo la massima trasparenza di fronte al Paese. Chiameremo in Parlamento il ministro Giorgetti per chiedergli conto di tutto questo, a partire dagli obiettivi e dai criteri con cui l’esecutivo si vuole rapportare nei confronti di questa e di altre operazioni – come Unicredit-Bpm e Generali-Natixis – che in questi mesi stanno cambiando radicalmente il profilo e la configurazione della finanza italiana”.
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