La siberia si raffredda ed il gelo conquista l’Italia, nevicate copiose e freddo estremo, l’analisi

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I modelli meteorologici di questi ultimi giorni stanno evidenziando un’evoluzione molto interessante per l’inizio di febbraio, con la prospettiva di un blocco di alta pressione sulla Scandinavia che potrebbe favorire la discesa di masse d’aria molto fredda verso il bacino del Mediterraneo. Sebbene le previsioni a lungo termine siano sempre da considerarsi con la dovuta cautela, l’ipotesi che si stabilisca una configurazione sinottica tale da innescare una forte ondata di gelo sull’Italia appare, al momento, piuttosto concreta. Le correnti fredde di origine nord-orientale, potenziate da un robusto anticiclone sulla penisola scandinava, potrebbero mettere in moto un flusso gelido diretto proprio verso la nostra penisola, con effetti significativi sia in termini di temperature sia di precipitazioni nevose.




La configurazione barica: l’anticiclone scandinavo e la discesa di aria fredda

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Perché si realizzi un’ondata di gelo di questo tipo, è necessaria la formazione di un robusto anticiclone sulla Scandinavia. Quest’area di alta pressione, se sufficientemente estesa e coriacea, può bloccare i flussi zonali atlantici, costringendo le masse d’aria più fredde a scivolare verso i settori orientali d’Europa. In uno scenario ideale, quest’aria gelida si insinua lungo il bordo meridionale dell’alta pressione, percorrendo la Russia europea e i Balcani, per poi irrompere nel Mediterraneo attraverso la porta dell’Adriatico. Tale configurazione è tipica delle ondate di freddo più intense per l’Italia, soprattutto quando il minimo depressionario si colloca sull’Adriatico o sul Tirreno meridionale, agevolando l’afflusso di aria continentale e incentivando la formazione di nubi e precipitazioni nevose.


Tempistiche: dal 3-4 febbraio in poi


Secondo le proiezioni attuali, la fase iniziale di questo cambio di circolazione potrebbe prendere piede subito dopo il 3-4 febbraio. È proprio in quei giorni che i principali centri di calcolo intravedono la comparsa di una dorsale anticiclonica di matrice scandinava, capace di spingere verso sud le correnti fredde. Naturalmente, essendo ancora a distanza temporale di oltre una settimana, è fondamentale monitorare gli aggiornamenti modellistici, poiché piccole variazioni nella posizione dell’alta pressione o nella traiettoria della saccatura fredda possono ribaltare le previsioni.


Regioni più esposte: Adriatiche in pole position, ma attenzione anche al Nord

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Le correnti nord-orientali, se ben strutturate, penalizzano in primo luogo il versante adriatico. È su queste regioni – come Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia – che potrebbero concentrarsi i fenomeni più intensi, soprattutto se la circolazione dovesse favorire la formazione di un minimo barico sul Mare Adriatico. In tal caso, l’aria fredda a contatto con le acque del mare, più calde rispetto alle masse d’aria provenienti dall’Est Europa, incrementerebbe l’instabilità e favorirebbe nevicate che localmente potrebbero spingersi fino in pianura o addirittura sulle coste.


Tuttavia, non è da escludere che il freddo riesca a penetrare anche sul resto della penisola, coinvolgendo in particolare la Pianura Padana, l’Emilia-Romagna e le regioni tirreniche settentrionali. Spesso, quando l’aria continentale proviene da Est, riesce a valicare l’Appennino settentrionale e infiltrarsi nella Val Padana, determinando un brusco calo delle temperature e, in determinate condizioni, la possibilità di nevicate al piano. I modelli non escludono neppure che questo flusso freddo possa interessare gran parte del Centro-Nord, con effetti più marginali (ma non per forza trascurabili) anche sul Meridione tirrenico. Tutto dipenderà dallo spostamento effettivo della massa d’aria gelida e dalla tenuta dell’alta pressione scandinava.


Durata e intensità del possibile evento


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Oltre alla traiettoria dell’aria fredda, un altro elemento di forte interesse è la possibile persistenza di questa fase. Se l’alta pressione sulla Scandinavia dovesse rimanere solida per diversi giorni, le correnti orientali potrebbero insistere a lungo, regalando un’ondata di freddo anche molto duratura e più intensa di quanto spesso avviene con i classici ingressi di aria polare marittima dall’Atlantico. In tal caso, le temperature potrebbero stabilizzarsi ben al di sotto delle medie stagionali, e l’eventuale neve caduta nelle aree pianeggianti – soprattutto se in presenza di cieli sgombri da nubi nelle ore notturne – potrebbe permanere al suolo più a lungo del solito.


Neve fino a bassa quota e possibili scenari di accumulo


La discesa di aria gelida da Nordest, soprattutto se corroborata da un minimo depressionario in prossimità della nostra penisola, può portare la neve fino a quote molto basse, localmente anche in pianura. Se i venti dovessero insistere lungo la costa adriatica, potremmo assistere a nevicate fin sul litorale, circostanza non così rara nei casi di Burian – il vento gelido continentale che arriva dalla Russia – o di masse d’aria provenienti direttamente dai Balcani.


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L’entità degli accumuli nevosi e la loro distribuzione territoriale, tuttavia, dipenderanno da dettagli sinottici che a oggi non sono ancora chiarissimi. Se, per esempio, la circolazione dovesse assumere una componente più settentrionale, potrebbe coinvolgere maggiormente la Pianura Padana e le regioni del Nord, mentre una componente orientale più marcata prediligerebbe il medio-basso Adriatico.


Cautela nelle previsioni a lungo termine


È importante ricordare che, sebbene la tendenza delineata sembri puntare con una certa fermezza verso un episodio di freddo intenso e potenzialmente nevoso, le previsioni a lungo termine vanno sempre prese con la massima prudenza. I modelli numerici sono soggetti a continui aggiornamenti e, man mano che ci si avvicinerà alla data in questione, potremmo assistere a modifiche anche sostanziali nell’orientamento delle masse d’aria. Al momento, la probabilità di un’ondata di gelo dopo il 3-4 febbraio appare elevata, ma piccoli cambiamenti nella configurazione sinottica – ad esempio un anticiclone scandinavo più o meno esteso o un minimo barico che si posiziona leggermente più a ovest o a est – potranno influenzare in modo decisivo l’evoluzione del tempo sul nostro Paese.


Per questo motivo, è bene non dare nulla per scontato e continuare a seguire gli aggiornamenti meteorologici nei prossimi giorni. In ogni caso, prepariamoci a un possibile brusco calo termico e, per chi vive nelle aree più esposte, alla concreta eventualità di dover fare i conti con la neve fino in pianura. L’inverno sembra finalmente voler far sentire la sua voce in maniera decisa, ma solo il tempo (e i prossimi “run” dei modelli) ci dirà se questa ondata di gelo si concretizzerà davvero e con quale intensità colpirà il nostro territorio.

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Ecco le previsioni nel dettaglio delle principali città della Puglia:




 



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