Il crescente interesse degli Emirati Arabi Uniti nei confronti dell’Afghanistan sotto il regime dei talebani riflette le tendenze emiratine nella regione.
Le relazioni tra Abu Dhabi e talebani risalgono ai tempi del Primo Emirato Islamico dell’Afghanistan (1996-2001), quando gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sono stati uno dei tre Stati membri delle Nazioni Unite, oltre ad Arabia Saudita e Pakistan, a riconoscere ufficialmente il governo talebano. Con la caduta di Kabul, pur non riconoscendo formalmente il governo talebano, gli EAU hanno cercato di stabilire rapporti pragmatici con i talebani, mirando a stabilizzare la regione attraverso un impegno diplomatico mirato, investimenti in infrastrutture e sostegno umanitario. Abu Dhabi ha mantenuto una posizione cauta e relativamente neutrale, sottolineando l’importanza di stabilire pace e sicurezza in Afghanistan e tenendo conto delle resistenze regionali ed ideologiche.
Cenni sull’evoluzione delle relazioni EAU-Afghanistan dopo il 2021
Dopo il ritorno dei Talebani al potere nell’agosto 2021, le relazioni tra gli EAU e l’Emirato Islamico dell’Afghanistan si sono connotate dal pragmatismo da parte di Abu Dhabi. Ciò è stato evidenziato dall’assistenza nell’evacuazione e nell’accoglienza di rifugiati afghani, seppur vi siano stati limiti nel riconoscimento dello status di rifugiato, nelle loro condizioni di vita e prospettive future. Gli EAU hanno anche offerto rifugio per l’allora presidente afghano Ashraf Ghani, che si è rifugiato a Dubai, dove gli è stato vietato di condurre propaganda politica contro il regime talebano. A fine novembre 2021, gli EAU hanno riaperto la loro ambasciata a Kabul, segnando un ulteriore passo verso un dialogo prudente con il nuovo governo.
Dal 2022, gli Emirati Arabi Uniti si sono concentrati sul sostegno umanitario, con particolare attenzione al settore sanitario e all’assistenza alimentare. Pur condannato le violazioni dei diritti delle donne, Abu Dhabi ha avviato finanziamenti per progetti relativi a risorse naturali (gas naturale, litio), energie rinnovabili e infrastrutture. Un esempio significativo è rappresentato dalla joint-venture emiratina GAAC Solutions, che ha ottenuto tre appalti per la gestione degli aeroporti di Herat, Kabul e Kandahar, con l’obiettivo di ammodernare le strutture e formare il personale afghano. Nel dicembre 2022 il Ministro della difesa del governo talebano, Mullah Yaqoob, ha incontrato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohammed bin Zayed al-Nahyan, per discutere sul rafforzamento della cooperazione bilaterale.
Nel 2023, a causa delle crescenti problematiche di sicurezza nel quartiere delle ambasciate di Wazir Akbar Khan, gli EAU hanno deciso di ridurre le proprie missioni diplomatiche in Afghanistan. Tuttavia, gli EAU hanno continuato ad esercitare una certa influenza economica, sostenendo la popolazione afghana tramite progetti di sviluppo e aiuti umanitari in seguito al terremoto che ha colpito la regione.
Tale politica è proseguita anche nel 2024, quando lo sceicco Mohammed bin Zayed al-Nahyan ha incontrato una delegazione del governo talebano, guidata dal Ministro degli Interni Sirajuddin Haqqani. Durante l’incontro, sono state discusse strategie per rafforzare la cooperazione bilaterale, con l’obiettivo di contribuire alla stabilità regionale e promuovere i reciproci interessi. Abu Dhabi, in qualità di hub economico e finanziario del Golfo, ha offerto finanziamenti per la ricostruzione e lo sviluppo, sostenendo il Programma di sviluppo globale, grazie a cui sono stati inaugurati dieci centri per la maternità in Afghanistan. Inoltre, ad agosto 2024, gli EAU hanno accettato le credenziali dell’ambasciatore Mawlawi Badruddin Haqqani, dimostrando la volontà degli EAU di contribuire alla costruzione di ponti per aiutare il popolo afghano e sostenere gli sforzi per una de-escalation verso una stabilità regionale duratura. Anche se Abu Dhabi ha chiarito che l’accreditamento diplomatico non rappresenta un riconoscimento dei talebani, esso è stato percepito come una vittoria diplomatica per i talebani, che sono riusciti a rafforzare la loro legittimità internazionale e hanno adattato la loro politica alla realtà internazionale.
L’incontro di gennaio 2025
L’8 gennaio 2025, il ministro talebano degli Esteri ad interim Mawlawi Amir Khan Muttaqi ha incontrato il ministro degli Esteri degli Emirati, Sheikh Abdullah bin Zayed, e il ministro di Stato Ahmed bin Ali al-Sayegh. In questa occasione, gli EAU hanno dichiarato “il loro impegno nel sostenere il popolo afghano nel realizzare le proprie aspirazioni di stabilità, sviluppo e prosperità, nonché nel favorire i percorsi di sviluppo e progresso”, nell’ambito di un rafforzamento delle relazioni bilaterali. Inoltre, gli EAU hanno annunciato un contributo di 400 milioni di dollari in aiuti per sostenere gli sforzi di ricostruzione in Afghanistan. Per con investimenti diretti limitati, le iniziative previste includono la creazione di un centro logistico negli EAU per i prodotti afghani, con l’obiettivo di incrementare gli scambi commerciali, il potenziamento del consolato afghano a Dubai e la costituzione di un comitato congiunto per semplificare il rilascio di visti ai cittadini afghani.
Possibili implicazioni future
L’intensificazione dei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Talebani riguarda principalmente gli investimenti in settori chiave come energia, trasporti e risorse naturali. Per Abu Dhabi questa cooperazione rappresenta un tentativo di influenzare positivamente la crescita economica e l’occupazione in Afghanistan, mentre per Kabul costituisce un’occasione per uscire dall’isolamento internazionale legato al fondamentalismo talebano, aprendo così le porte a investimenti internazionali. Inoltre, occorre citare che negli EAU risiedono molti imprenditori e investitori afghani. Sul piano economico, la collaborazione nel settore minerario afghano, in particolare nell’estrazione di risorse naturali di cui l’Afghanistan possiede un notevole potenziale ancora non sfruttato, potrebbe non solo sostenere gli obiettivi globali di transizione energetica, ma anche generare opportunità economiche ed occupazionali per entrambi gli Stati.
Gli EAU vogliono quindi proporsi come intermediari non solo nei progetti di sviluppo internazionale, ma anche nel dialogo con altre potenze regionali come Iran, Pakistan, India e Stati Uniti. Ottenendo influenza politica in questa regione strategica, gli EAU potrebbero anche bilanciare la Cina nei progetti di sviluppo legati al Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), considerato che il corridoio di Wakhan in Afghanistan rappresenta il naturale collegamento tra Cina e Asia Centrale. Inoltre, potrebbero indebolire l’influenza di attori come il Qatar, che ha mediato agli accordi di Doha (2020), e la Turchia. Abu Dhabi ambisce così a consolidarsi come un interlocutore di peso nel mondo arabo, qualora le negoziazioni abbiano successo.
La maggior cooperazione con i talebani si allinea con l’impegno degli EAU nella lotta contro il terrorismo. Si vuole prevenire che l’Afghanistan diventi un rifugio per gruppi estremisti come al-Qaeda o lo Stato Islamico del Khorasan (ISIS-K), cercando di arginare l’esportazione dell’estremismo. Resta rilevante anche l’ambiguità del governo di Kabul che pare abbia ancora contatti con i gruppi estremisti presenti nel territorio afghano. Abu Dhabi si è presentata come baluardo contro l’ideologia fondamentalista, ospitando anche l’ex presidente afghano, e potrebbe esercitare la sua influenza per promuovere una visione di Islam più moderato, in particolare riguardo ai diritti delle donne e alla libertà religiosa, utilizzando come leva gli investimenti. Gli EAU hanno un interesse strategico nella stabilità della regione, in particolare nelle aree di confine; un esempio è l’impegno economico destinato alla costruzione di università e ospedali a Khowst, vicino al Pakistan, snodo fondamentale per l’economia locale grazie alle rimesse dei lavoratori.
Tuttavia, nel lungo termine, le politiche e i progetti emiratini nei confronti di Kabul potrebbero incontrare ostacoli a causa della corruzione endemica (anche strumentalizzata), delle difficoltà logistiche e della governance instabile, che non è riconosciuta a livello internazionale. Questi fattori potrebbero anche aggravare le politiche repressive dei talebani nei confronti delle donne, e delle minoranze etniche e religiose. In tal caso, gli EAU potrebbero veder fallire la loro ambizione di fungere da mediatori tra i talebani e gli altri attori regionali, lasciando spazio ad un maggiore coinvolgimento di Iran e Pakistan, pur tenendo conto delle divergenze. Nel peggior scenario, nonostante gli sforzi di cooperazione, la situazione in Afghanistan rimarrebbe instabile: come porto sicuro per gruppi estremisti e in assenza di riforme politiche e sociali, Kabul rischierebbe di trovarsi nuovamente isolata.
Conclusioni
È probabile che Abu Dhabi proceda con cautela, avviando trattative su singole questioni tramite canali diplomatici e commerciali limitati piuttosto che puntare ad una piena legittimazione politica del governo talebano. Pur mantenendo una posizione pragmatica, gli EAU continueranno a perseguire i propri interessi, mirando a promuovere la stabilità regionale e a sfruttare le opportunità economiche, in particolare nei settori delle risorse naturali e delle infrastrutture. Gli EAU devono affrontare l’equilibrio tra incentivare lo sviluppo e affrontare le sfide della sicurezza e dei diritti umani, evitando di compromettere la loro posizione diplomatica e il loro ruolo di mediatore nella regione.
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