Nuovo anno giudiziario, in Toscana crescono furti e rapine. A Prato le maggiori scoperture di magistrati e personale amministrativo

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In Toscana, tra luglio 2023 e giugno 2024, è in crescita il numero dei procedimenti per furti, truffe e rapine (+ 6%), così come per i reati ambientali per i quali sono raddoppiate le inchieste (+92%), salgono i reati tributari, spia di riciclaggio, dell’11,5%, mentre sono in flessione i fascicoli in materia di criminalità organizzata. In aumento anche i reati contro la libertà sessuale e gli atti persecutori. E’ quanto emerge dalla relazione del procuratore generale della Corte di appello di Firenze Ettore Squillace Greco intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Quanto all’aumento di furti, truffe e rapine, Squillace Greco ha sottolineato che “siamo nella fisiologica oscillazione di questo tipo di reati, per cui non mi pare che un aumento così limitato desti particolare allarme, fermo restando che sono quelli che incidono sulla sicurezza percepita dai cittadini”. Invece per i fenomeni di criminalità organizzata, la riduzione dei fascicoli “appare più espressione di contingenze, che di una riduzione effettiva del fenomeno”. La criminalità albanese, in Toscana, si legge nella relazione del procuratore generale, “sta ormai completando il salto di qualità da delinquenza a criminalità dei grandi traffici e del reinvestimento di capitali illeciti”. Il contrasto alla mafia cinese, ha osservato, è “particolarmente difficile per comunità chiuse, poco permeabili, tendenti a risolvere i conflitti al loro interno, difficoltà a reperire nel corso delle indagini, prima, e dei processi, dopo, interpreti e traduttori affidabili”.

Nell’ultimo anno, a seguito di un incremento dei controlli si è registrato un forte aumento delle iscrizioni per reati in materia di ambiente (+33%) ed edilizia (+23%). Secondo alcune rilevazioni la Toscana ha raggiunto il quinto posto nazionale per numero di reati ambientali, dopo Campania, Calabria e Sicilia. Sulla tutela del lavoro si registra una lieve flessione delle iscrizioni per lesioni gravi e gravissime da violazione delle norme sulla prevenzione (-1,94%) ma sono aumentate del 70% le iscrizioni per omicidio colposo. “Qui il pensiero non può che andare alle tragedie, tra le altre, di via Mariti a Firenze e di Calenzano – ha detto ancora Squillace Greco -. Le indagini sono in corso e vengono svolte con l’impegno adeguato e necessario. Ma quei morti ci chiamano in causa, tutti”. Sono in aumento, del 15,55%, le iscrizioni per delitti contro la libertà sessuale e gli atti persecutori. Ancor di più aumentano, del 19,99%, i maltrattamenti contro familiari e conviventi. Per Squillace Greco “non è l’intervento penale che può risolvere il problema della violenza di genere e della violenza in generale. Credo che dovremmo tutti porci il problema del degrado dei rapporti umani, di una aggressività sempre pronta ad esplodere, di un rancore dilagante che si alimenta nei canali sociali”.

Carenza di magistrati e personale amministrativo: a Prato i numeri peggiori

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L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata anche l’occasione per parlare delle scoperture di organico nel palazzi di giustizia della Toscana. Secondo quanto riferito nella sua relazione dal presidente della corte di appello di Firenze Alessandro Nencini –
la scopertura del personale di magistratura investe sia i tribunali
(a Prato si arriva al 34%, 25% a Lucca, 19% Livorno e 20% per il tribunale distrettuale di Firenze) sia la Corte di appello che ha “una scopertura del 18% con riferimento ai consiglieri, del 42% con riferimento ai presidenti di sezione, e dell’85% con riferimento ai magistrati di pianta organica flessibile”.

La scopertura di organico del personale amministrativo “è ancora più significativa e si attesta al 28.23% nell’intero distretto” con punte del tribunale di Prato con il 44,72%, del tribunale di Firenze con il 33,33%, Pisa (40,67%), Pistoia (36,84%), Siena (35,38%). “A fronte di queste criticità – prosegue la relazione -, tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi di Pnrr pare essere già una realtà in larga parte acquisita” nel settore civile della giurisdizione di primo grado e della Corte d’appello. “Questo dato positivo, dovuto all’impegno di tutto il personale di magistratura ed amministrativo, potrà essere vanificato soltanto nel caso in cui il legislatore decida di convertire in legge il decreto legislativo dell’ottobre 2024 con il quale si reintroduce la competenza delle Corti di appello sulle impugnazioni avverso ai provvedimenti di primo grado in materia di immigrazione”.

Nencini ha anche sottolineato che la “digitalizzazione del processo penale è stata avviata in primo grado, ma solo nel 2027 entrerà in funzione in Corte d’appello. Mi sembra un treno che dopo la prima parte della corsa si ferma perchè il binario è finito. I magistrati non sono contrari alla digitalizzazione ma gli applicativi ma vanno prima sperimentati”.

Migliora il sovraffollamento carceri Toscana
“Il 2024 si è chiuso con il triste primato di 90 suicidi in carcere, il 2025 si è aperto con un suicidio in un carcere del distretto toscano. La questione carceraria è un problema nazionale e va affrontata per una miriade di ragioni. Non si può immaginare che il carcere, deputato al recupero, si trasformi in una discarica sociale. Non è solo una questione di posti ma è anche una questione di cultura”. Lo ha detto il capo della corte di appello di Firenze Alessandro Nencini nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “Occorre un investimento mirato di risorse – è sottolineato nella relazione – che da un lato incrementino i progetti riabilitativi e dall’altro conducano alla realizzazione di più idonee strutture penitenziare”.
Nel complesso, si legge ancora nella relazione di Nencini, “la situazione del sovraffollamento in Toscana non è allarmante” e “la popolazione carceraria è nel limite della soglia regolamentare”: 3.190 detenuti al 30 giugno 2024 contro i 2.990 dell’anno precedente, a fronte di una capienza regolamentare di 3163. Gli istituti che nel corso dell’anno hanno subito il maggior incremento sono Sollicciano (+115, passando 450 detenuti, di cui 55 donne, nel 2022/2023 a 565 nell’ultimo anno) e alla Dogaia di Prato (+67, con 576 detenuti nell’ultimo anno contro i 509 del periodo precedente e di una capienza regolamentare di 585 posti disponibili). “La situazione di grave sovraffollamento segnalata negli anni precedenti appare, allo stato, contenuta nel territorio toscano: su una capienza complessiva di 3163 posti regolamentari sono presenti 3190 detenuti confermando una situazione nel distretto complessivamente positiva, in sensibile calo rispetto agli anni precedenti”.

La protesta dell’Associazione Nazionale Magistrati

Alla cerimonea di inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze si è tenuta anche la protesta dei magistrati organizzata dall’Anm contro la riforma della giustizia che prevede anche la separazione delle carriere fra pm e giudici, il cui disegno di legge costituzionale è stato approvato, in prima deliberazione, lo scorso 16 gennaio alla Camera dei deputati.
I magistrati dell’Anm hanno manifestato in varie parti d’Italia con coccarde sulla toga, costituzione in mano e uscendo dall’aula quando hanno preso la parola i rappresentanti del governo. “E’ un gesto verso un disegno riformatore costituzionale che non condividiamo e che riteniamo inutile per noi magistrati e dannosa per i cittadini – ha spiegato il presidente della sezione toscana dell’associazione nazionale magistrati Alessandro Ghelardini – Le priorità del mondo della giustizia sono ben altre: la durata dei processi” e “la riforma non modificherà in nulla l’attuale situazione”. Per Ghelardini, che ha preso poi la parola durante la cerimonia, “si va a intervenire su un assetto ordinamentale perché si sostiene che ad oggi ci sia un deficit di terzietà del giudice. L’esperienza, anche recente, dimostra che l’attuale assetto della magistratura è in grado di valutare con piena indipendenza e terzietà le richieste dei pubblici ministeri, magistrati che come noi condividono il medesimo percorso professionale. Tutta questa necessità di intervenire sull’ordinamento giudiziario con questa separazione che noi riteniamo pregiudizievole dell’interesse dei cittadini, in realtà non può essere una priorità”.

La posizione delle Camere Penali
“Uno strappo istituzionale che pone un potere dello Stato contro gli altri, non solo contro il Governo, ma anche e soprattutto contro il Parlamento che sta decidendo sulla riforma costituzionale”. L’Unione delle camere penali in una nota stigmatizza la decisione dei magistrati, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, di uscire quando hanno parlato i rappresentanti del governo e, in particolare a Napoli e a Roma, quando sono intervenuti il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano. “Fino all’ultimo abbiamo sperato che non accadesse – si legge in una nota – Proprio girando le spalle, nel tempo, la magistratura ha consumato se stessa, mancando di rispetto prima di tutto alla propria alta funzione di garanzia dello Stato di diritto”.
“Lo ha fatto consentendo che negli ultimi anni il correntismo governasse le carriere dei magistrati, e divenisse centro di gestione di potere corporativo sempre maggiore. Lo ha fatto di nuovo liquidando ipocritamente lo scandalo Palamara come se tutto dipendesse da questo magistrato e da pochi altri suoi sodali, difendendo di fatto quel sistema che è rimasto immutato – aggiunge la giunta nazionale delle Camere Penali – Lo fa ora opponendosi con queste improprie modalità, una riforma che mira, nell’interesse del cittadino, a rafforzare il giudice e ad aumentare l’autonomia interna di tutti i magistrati liberandoli dal controllo delle correnti. I cittadini – conclude la nota- tuttavia hanno compreso che l’opposizione alla separazione delle carriere rappresenta una difesa dell’attuale sistema e una campagna di tipo corporativo, mirata a ostacolare l’inevitabile necessaria innovazione di una giustizia auto referenziale che, così com’è, non risponde né ai principi di un processo equo né alle reali esigenze di una democrazia moderna”.

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