quel che c’è da sapere sul risiko bancario

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Quella che è stata a lungo la “preda” per eccellenza nel risiko bancario italiano si è trasformata improvvisamente in “predatrice” in un’ambiziosa operazione che può portare alla costruzione di un terzo grande polo bancario a fianco di Intesa Sanpaolo e UniCredit. Banca Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo ancora in attività e storicamente (fino al salvataggio di Stato da 8,1 miliardi nel 2017) la banca di riferimento della sinistra italiana, ha presentato prima dell’apertura della Borsa un’offerta pubblica di scambio di azioni per prendere il controllo di Mediobanca, la regina delle banche d’affari del Paese.

Tecnicamente l’operazione è complicata. Mps, che si è ampiamente ripresa dalla crisi, oggi capitalizza meno di 9 miliardi di euro, Mediobanca 13. Quindi è la banca più piccola che intende comprare quella più grande: per riuscirci intende raccogliere nuovo capitale a completare l’acquisto. L’offerta pubblica di scambio (Ops) prevede l’emissione di nuove azioni Mps, attraverso un aumento di capitale, che sarebbero poi scambiate con quelle di Mediobanca con un rapporto di 2,3 azioni Bmps per ogni titolo Mb: in concreto la proposta, stando ai prezzi di chiusura di giovedì, offre un premio del 5,03% agli azionisti di Mediobanca (15,992 euro ad azione) e valuta l’intera banca 13,3 miliardi di euro.

«Puntiamo a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza, che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare» ha detto agli analisti Luigi Lovaglio, ceo di Mps, spiegando il senso industriale dell’operazione che ha definito «la migliore business combination industriale» possibile, «un’opportunita’ strategica incredibile» per creare «valore per gli azionisti di entrambe le organizzazioni». L’idea, ha chiarito il banchiere, è far nascere «un nuovo e moderno gruppo bancario altamente competitivo, leader in business specialistici chiave e con una forte solidità patrimoniale, che si pone l’obiettivo di svolgere in modo sempre più virtuoso il ruolo di sostegno a famiglie, imprese e comunità locali». D’altra parte Mps è forte nell’attività bancaria tradizionale e nel credito, mentre Mediobanca da sempre è specializzata negli investimenti e la gestione del risparmio. La compatibilità è evidente.

Il progetto ha ovviamente l’appoggio del governo, che con una quota dell’11,7% delle azioni è ancora il primo azionista di Mps. L’ipotesi di creare questa aggregazione con Mediobanca, ha detto Lovaglio, era stata prospettata a Giancarlo Giorgetti, già a dicembre del 2022, una volta completato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. Le altre opzioni erano andare avanti da soli o cercare un partner «alla pari». E quando la banca ha discusso con il Tesoro, in qualità di azionista, il lancio dell’offerta «il Mef non ha posto nessun limite».

C’è il sostegno del governo ma anche la spinta degli altri grandi azionisti: Delfin, la finanziaria della famiglia Delvecchio, e il gruppo Francesco Gaetano Caltagirone. E qui c’è il grande incrocio di interessi che sta dietro questa operazione, perché i Delvecchio e i Caltagirone sono protagonisti in entrambe le aziende coinvolte. Delfin controlla il 9,8% di Mps e il 19,8% di Mediobanca, Caltagirone il 5% di Mps e il 7,5% di Mediobanca. Entrambi, poi, sono azionisti diretti di Generali, Caltagirone con il 6,9% e Del Vecchio con il 9,9%, mentre il primo socio della compagnia assicurativa è la stessa Mediobanca, con il 13% delle azioni. Se l’offerta dovesse avere successo, la banca che nascerebbe avrebbe Delfin come primo azionista con il 16%, Caltagirone socio forte con l’8% e il Tesoro avrebbe poco meno del 5%.

Il progetto è completare l’offerta entro settembre. Prima occorrerà ottenere il via libera dall’assemblea di Mps, con i soci convocati per il 17 aprile per deliberare un maxi-aumento di capitale per finanziare l’operazione. Poi occorrerà convincere i soci della banca “preda”: i manager di Mediobanca hanno fatto filtrare di non gradire l’operazione, che considerano «ostile».
La reazione del mercato non è stata positiva. Il titolo del Monte dei Paschi di Siena ha perso il 6,9%, a 6,5 euro ad azione, dopo aver sfiorato anche il -10%, mentre le azioni di Mediobanca sono salite del 7,72%, a quota 16,47 euro. A questi prezzi l’offerta è “a sconto”, cioè chiede un sacrificio economico agli azionisti di Mediobanca.

Gli analisti non sembrano convinti: «A nostro avviso, l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo Mps» notano da Equita. Quelli di Morgan Stanley hanno evidenziato rischi per l’attività di Mediobanca nella gestione del risparmio. «Crediamo – ha detto Filippo Diodovich di Ig – che questa manovra abbia molteplici obiettivi. Non solo la creazione di un terzo polo bancario, dopo quelli di Intesa Sanpaolo e Unicredit, ma anche quello di riuscire a prendere il controllo di Generali».

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