Il ‘Comitato di San Fruttuoso’ assieme all’associazione ‘Genovaciclabile’ si pone l’obbiettivo di recuperare un tassello di “città dimenticata”, il rifugio antiaereo ‘Galleria 53’, al fine di creare un importante elemento di connessione tra l’area di Corso Sardegna in prossimità del ritrovato spazio degli ex mercati ortofrutticoli e la delegazione che gravita su via D’Albertis, proponendo un progetto per il recupero del rifugio antiaereo nel quartiere di San Fruttuoso tra le vie Varese e via Cellini con cambio dell’attuale destinazione d’uso.
“Il recupero del rifugio antiaereo denominato Galleria 53 rappresenta l’opportunità di togliere dal degrado un luogo urbano abbandonato da molti anni, consentendo di realizzare un luogo che sia al tempo stesso un agevole passaggio e un meccanismo in grado di accogliere alcune funzioni per i suoi fruitori: pannelli informativi sulla storia del luogo, piccola attività commerciali automatizzate, bike sharing, luminosità e sicurezza garantita, espressioni d’arte applicata alle superfici interne. Al tempo stesso l’accessibilità migliorata sarebbe garantità da percorsi lodges e mappe tattili al fine di garantire una maggiore inclusività nella fruizione di tale spazio. Vengono qui proposte alcune simulazioni che identificano i temi che danno risalto al tipo di intervento, dando comunque margine ad ulteriori ipotesi che possano fornire ulteriori spunti alla qualità ritrovata della Galleria 53″, si legge nel progetto.
INQUADRAMENTO:
“L’oggetto in questione è l’ormai abbandonato rifugio antiaereo di San Fruttuoso, con i suoi due ingressi: uno da via Carlo Varese e l’altro su via Vito Vitali. Posto trasversalmente al di sotto del grande isolato edilizio circondato dalla viabilità ‘in discesa’ di via Cellini, rappresenta una valida opportunità di passaggio per i cittadini dell’area che vogliano transitare dalla zona di corso Sardegna al cuore del quartiere e viceversa, senza salti di quota e con una riduzione importate delle attuali distanze percorse”, si legge nel progetto.
“Data la sua lunghezza e conformazione tale spazio, recuperato, bonificato e valorizzato potrebbe non solo costituire un elemento di passaggio per pedoni e ciclisti ma contenere anche dei servizi per il cittadino e degli spunti artistici e storici capaci di rafforzare il legame di questo luogo ritrovato con il quartiere e la sua vocazione commerciale. Questo tentativo potrebbe altresì rappresentare uno dei primi tentativi di valorizzazione luoghi di forte valenza storica e documentaria quali i riffugi e gallerie antiaereo, per lo più dismessi e dimenticati. Un recente articolo del Secolo XIX fornisce una descrizione sulla situazione nel territorio genovese: censimento ne conta circa trecento sul territorio comunale, di cui solo un numero contenuto risulta utlizzato prevalentemente per scopi di stoccaggio e parcheggio”, prosegue nel documento.
Ingresso da via Varese (A) e ingresso da via Vitale (B)
STATO DI FATTO:
“In questo documento la capacità di ricovero delle persone era calcolata in 61.270 nei ricoveri antiaerei pubblici, 14.000 nei ricoveri AA negli edifici scolastici e solo di 357 nelle trincee. La circolare n° 304 del 4 febbraio 1943 – XXI, tratta della costruzione dei ricoveri: Pubblici: cioè quelli che devono accogliere i cittadini sorpresi da allarme lontano da casa propria e i cittadini i cui edifici sono sprovvisti di ricovero casalingo. Collettivi: quelli costruiti nelle sedi di enti e uffici statali, parastatali, aziende pubbliche e private, banche, collegi”, si legge.
“Tra i rifugi collettivi sono compresi i rifugi scolastici e quelli aziendali (rifugi per la protezione del personale degli stabilimenti industriali) – si legge -. La stessa circolare tratta del grado di protezione che devono offrire i vari tipi di ricoveri, la scelta del luogo dove costruirli, ma soprattutto insiste sulla necessità di limitare al massimo l’impiego di mano d’opera, di limitare al massimo l’utilizzo di materiali di difficile approvvigionamento e di contenerne i costi, prevedendo, per i rifugi da costruirsi ex novo, la possibilità di un loro riutilizzo a guerra finita”, prosegue la nota.
“Le gallerie portano una numerazione differente a seconda che siano gallerie pubbliche che utilizzano gallerie stradali o ferroviarie o ascensori (numeri romani), gallerie costruite appositamente (numeri arabi dall’1 a oltre sessanta e oltre) e sempre numeri arabi, ma dal 201 in avanti per le gallerie integrative, costruite soprattutto lontano dal centro cittadino. Le galleria furono ripartite tra le varie Divisioni del Comune come: Divisione Piani Regolatori, Divisione Edilizia Comunale e Divisione Strade e Giardini”, è scritto.
“Attualmento il rifugio risulta abbandonato da molti anni e chiuso su entrambi gli ingressi: occorre verificare i termini di proprietà, probabilnete del Demanio ma in gestione al Comune di Genova . Al suo interno esistono le tracce di un passato recente in cui tali spazi venivano adibiti allo stoccaggio delle cassette in legno dei vicini mercati ortofrutticoli di corso Sardegna, e permangono ancora alcuni carretti utilizzati per la movimentazione delle merci. Le finiture interne sono ammalorate ed esistono alcuni macchinari ingombranti obsolescenti. Occorre verificare la conservazione delle strutture ed eventuali situazioni di inquinamento ed infiltrazioni”, si legge nel progetto.
REFERENCES:
Esempi di riconversione di tratti viari di galleria (ex sedimi ferroviari) dismessi e abbandonati ad uso di nuovi percorsi ciclopedonalI:
GALLERIA DEL CAPO NERO:
GALLERIA DI ALBISSOLA CAPO:
STIMA DEI COSTI:
“La stima dei costi è effettuata considerando interventi analoghi di rifunzionalizzazione e recupero di tratti di galleria abbandonati e restituiti al pubblico”, prosegue scritto.
Considerando lo stato attuale del rifugio antiareao le attività previste possono essere qui riassunte:
1) Indagini geognostiche sulla qualità delle strutture portanti e sull’assenza di fenomeni di infiltrazioni che possano mettere a repentaglio la sicurezza della Galleria e/o dei fabbricati posti al di sopra di esso; 2) smaltimento degli oggetti ingombranti e ammalorati privi di valore storico e documentario;
3) Demolizione dei muretti e delle supefetazioni aggiunte rispetto al progetto originale della Galleria;
4) Rimozione dei rivestimenti utilizzati nell’intradosso della volta della Galleria;
5) Rimozione dell’impianto eletttrico esistente laddove questo risuti superato e non idoneo rispetto ai criteri normativi di sicurezza;
6) Rimozione dei cancelli di ingresso ammalorati;
7) Raschiatura della pavimetazione superficiale per una profondità di circa 30-40 cm;
8) Realizzazione di uno scolo delle acque meteoriche in prossimità degli ingressi;
9) Realizzazione di nuova pavimentazione in cls architettonico monolitico con giunti in legno, oppure battuto in cemento elicotterato;
10) Realizzazione di centine in ferro zincato secondo il profilo dell’intradosso della galleria, per il fissaggio di lastre (finitura interna) di protezione;
11) Posa di lastre in lamiera ondulata zincata o altro materiale idoneo capace di evitare il distacco di parti superficiali della volta in CA e/o fenomieni infiltrativi;
12) Qualora la volta interna risultasse in buono stato potrebbe essere sufficiente una verifica complessiva senza ricorrere alla realizzazione di un intradosso tecnico descritto ai punti 10 e 11;
13) Nuovo impianto di illuminazione basico, da realizzarsi con tecnologia streep LED, in forma rettilinea o libera (con relativa sospensione dei corpi illuminanti con tesate in acciaio);
14) Nuovi telai e vetrine per l’alloggiamento di macchinari tecnici per la vendita di bibite, ceffè e cibo confezionato, giornali e bike sharing;
15) Realizzazione pannelli infomativi e grafica per il punto di narrazione storica;
16) Realizzazione di nuovi cancelli per la chiusura notturna della galleria;
17) Realizzazione di lodges e mappe tattili (n.2) per ottenere un’accessibilità migliorata;
18) Grafica della galleria secondo un progetto artistico coordinato tra scuole, Comune, Artisti;
19) Un sistema di video sorveglianza con n.3 telecamere orbitali: negli ingressi e al centro del percorso.
“Si consideri che la superficie dell’intervento risulta pari a circa mq 1.100. Con l’utilizzo di materiali basici, per le pavimentazioni, il sistema di illuminazione, e le finiture, il costo parametrico dell’intervento si allinea sul valore di 550 – 600 euro, con una spesa complessiva stimata tra i 500.000,00 – 650.000,00 di euro. Occorre valutare l’eventuale spesa da affrontare per un eventuale acquisizione da parte del Comune di Genova, laddove il manufatto risulti ancori di proprietà demaniale. Per quanto riguarda la gestione alcuni spazi “commerciali” potrebbero essere dati in gestione a fornitori di distrubutori di bevande, giornali e a gestori di bike sharing, con spazi destinati pubblicità in modo da avere un minimo rientro economico nel tempo”, conclude il documento.
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