Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi), ha recentemente dichiarato che “il lungo dopoguerra è finito“, sostenendo che i fatti odierni confermano l’esaurimento di quella fase storica iniziata nel 1945, caratterizzata da un aiuto solidale tra Stati Uniti ed Europa Occidentale. Durante il suo intervento al Teatro Titano di San Marino, in occasione della tavola rotonda “Unione Europea: visione, strategia e azione” promossa dall’Associazione Bancaria Sammarinese, Patuelli ha riflettuto sui mutamenti globali e sull’importanza di un’integrazione europea più profonda.
Patuelli ha espresso grande apprezzamento per il percorso intrapreso dalla Repubblica di San Marino verso un maggiore allineamento con l’Unione Europea. “Se San Marino continuerà ad integrarsi con l’Europa, potrà diventare la Lussemburgo dell’Europa del Sud”, ha affermato, sottolineando come questa prospettiva rappresenti una scelta strategica lungimirante. Tuttavia, ha anche evidenziato come l’attuale concorrenza fiscale tra sovranità nazionali sia un elemento centrale nella dinamica economica. “I capitali si spostano con un clic, e i Paesi con una pressione fiscale inferiore attraggono di più”.
Patuelli ha ribadito che, finché non si raggiungerà una maggiore uniformità fiscale all’interno dell’Ue, la concorrenza fiscale rimarrà un pilastro dell’economia finanziaria. Secondo il Presidente dell’Abi, l’integrazione di San Marino nell’Ue non solo rappresenta un passo avanti per il piccolo Stato, ma anche un beneficio per l’Italia, che potrebbe preferire vedere le proprie imprese attirate da San Marino piuttosto che da altri Paesi europei come l’Irlanda o il Lussemburgo.
Patuelli ha affrontato un tema centrale: la fine del lungo dopoguerra. Questo periodo, avviato con il Piano Marshall e caratterizzato da un’alleanza solidale tra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Europa Occidentale, ha gettato le basi per istituzioni come la Nato. Tuttavia, ha sottolineato come questa fase storica sia terminata, anche dal punto di vista psicologico. “Non siamo più in un’epoca di protezione verso i più deboli; oggi prevalgono i canoni della competitività”, ha osservato.
La dichiarazione di Patuelli arriva in un momento di forte tensione tra Stati Uniti ed Europa. Ha sottolineato come il linguaggio politico negli Usa, sia durante la campagna elettorale che dopo l’insediamento dell’amministrazione, abbia sorpreso molti in Europa. “Assistiamo a un conflitto tra l’anima di Alexis de Tocqueville, simbolo della democrazia americana, e il pragmatismo di una politica incentrata sulla competitività economica”.
Il presidente dell’Abi ha messo in evidenza come questa nuova fase storica si caratterizzi per una concorrenza economica sempre più forte tra Stati Uniti e vecchio continente. “Non si tratta più di portare aiuti, ma di essere più competitivi. Questa è una fase storica diversa, che richiede realismo e consapevolezza”. Patuelli ha poi approfondito il tema della risposta europea a queste sfide globali, identificando alcune priorità strategiche. La solidità dell’euro è il primo elemento cruciale: “Una moneta stabile è la base per ogni attività economica”. Inoltre, ha sottolineato la necessità di sviluppare forme di sostentamento energetico più economiche e sostenibili per ridurre i costi e rendere i prodotti europei più competitivi. “La pressione fiscale è una variabile fondamentale”, ha dichiarato Patuelli, spiegando come costi fiscali ed energetici elevati siano un ostacolo alla competitività. Ha anche evidenziato l’importanza di regole sociali uniformi per evitare il dumping sociale. “Dobbiamo essere più competitivi riducendo il debito pubblico, che rappresenta una palla al piede per molti Paesi europei, Italia in primis”. In merito all’imposizione di dazi commerciali, come quelli ipotizzati dagli Stati Uniti, Patuelli si è detto contrario a una risposta basata su controdazi, ritenendo che le sanzioni economiche spesso rafforzino il patriottismo di chi le subisce senza ottenere risultati significativi.
Concludendo il suo intervento, Patuelli ha ribadito l’importanza simbolica dell’avvicinamento di San Marino all’Unione Europea. “Questo processo rappresenta un segno di lungimiranza e intelligenza, che va oltre la dimensione demografica della Repubblica”.
L’integrazione di San Marino nell’Ue è vista come un passo verso un’Europa più coesa e competitiva, capace di affrontare le sfide globali con maggiore unità e determinazione. Con la fine del lungo dopoguerra e l’avvento di una nuova fase storica, le parole di Patuelli evidenziano l’urgenza per l’Europa di ridefinire le proprie strategie, promuovendo integrazione, competitività e sostenibilità come pilastri di un futuro comune.
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