Pop Art Revolution, a Rende il volo spericolato e geniale di Andy Warhol • Meraviglie di Calabria

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Dipinti, serigrafie, foto, opere realizzate nella sua Silver Factory. Sperimentazione continua, arte e celebrità a 360 gradi, icone del nostro tempo. È Andy Warhol, un marchio, colui che è riuscito a far diventare una zuppa in scatola opera da museo.

Ora è protagonista di “Andy Warhol – Pop Art Revolution”, una mostra dedicata alla collezione Rosini Gutman, curata da Gianfranco Rosini con Marilena Morabito. Organizzata da Mazinga Eventi Art Exhibition e patrocinata dal Comune di Rende, l’esposizione resterà aperta dal 25 gennaio al 13 aprile 2025 al Museo del Presente.

Una bella serie di opere, dagli anni ‘50 agli ultimi lavori prima della morte (1987). È “il Raffaello della società di massa americana”, secondo il critico d’arte Achille Bonito Oliva perché “ha valorizzato il quotidiano e l’ha reso definitivo e immortale”. Certamente, uno dei più grandi artisti del XX secolo. Forse, con Picasso, quello che lo ha maggiormente rivoluzionato.

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«Questa mostra racconta il viaggio in Italia e in Europa di Andy Warhol dal 1975 a quando è scomparso, purtroppo, per andare nell’Olimpo». A spiegare, è il collezionista Gianfranco Rosini. «È solo una parte della nostra collezione messa insieme dal 1975 fino a quandoAndy Warhol è venuto a mancare». Una mostra sull’artista, ma anche una mini-antologica che ripercorre la storia da collezionista di Rosini al fianco di Warhol, un lavoro lento e meticoloso, ma fatto anche di gesti di grande audacia. «Ho iniziato subito a lavorare con le grafiche perché naturalmente non potevo comprare subito i pezzi unici. Ho acquistato subito una cartella di Andy Warhol durante il suo viaggio in Italia per la mostra Ladies and Gentlemen e nel 1998 avevo messo insieme già 60-70 pezzi. Da lì in avanti la collezione si è espansa fino a oltre 300 opere. Adesso ne abbiamo circa 160 e abbiamo scelto queste che, secondo me, sono le migliori per raccontare la mia mini storia con Warhol. La mostra inizia con un disegno a Blotted Line del 1957, pre-pop, quindi ancora prima di quelli pop, fino al 1987-86 con Aretha Franklin e altre opere che fece quando già era famosissimo».

Ci sono le illustrazioni della serie “Wild Raspberries”, concepite nel 1954 per originali libri di cucina, quando Warhol, insieme all’amica e decoratrice Suzie Frankfurt diedero vita a questo bizzarro progetto, una specie di parodia dei libri di ricette francesi, tanto di moda in quegli anni negli Stati Uniti.

Poi la serie Campbell’s soup, la Dollar, le serigrafie con gli animali, le creazioni dedicate a figure iconiche dell’immaginario americano come Marilyn Monroe, Liz Taylor ed Elvis Presley e molto alto ancora.

Per rendere pienamente omaggio alla sua ecletticità, la mostra al Museo del Presente dedica ampio spazio ai tanti ambiti di applicazione dell’arte di Warhol, passando anche dalla sua produzione grafica, conosciuta anche per il design di abiti, ma soprattutto per le numerose copertine di dischi. Tra queste anche quella di un disco di Loredana Bertè del quale lei stessa ha raccontato «Per sei mesi gli ho fatto da cuoca – mi chiamavano “pasta queen” – e in cambio ottenni il video di Movie e la copertina di Made in Italy. Gratis».

La mostra al Museo del Presente ha già tante prenotazioni da parte di scuole, quindi si prevede una partecipazione massiccia di giovani. «Secondo me – dice soddisfatto ancora Rosini – sarà una mostra che piacerà moltissimo sia ai giovani che non hanno vissuto quel periodo, ma che però conoscono, sia agli adulti come me che l’hanno vissuto e vorrebbero riviverlo».

Ma cosa ci racconta ancora oggi Andy Warhol? «Andy ancora è presente perché i giovani ancora si ispirano a lui. Quindi sta ancora vivendo in virtuale. Diciamo che forse è ancora più contemporaneo rispetto a quello che fanno i giovani ora».

Warhol conobbe una rivoluzione digitale ancora agli albori, ma tanto gli servì per cominciare a ragionare in termini assolutamente diversi, quando capì che qualcosa poteva essere riproducibile all’infinito. «Lui è stato il testimonial del computer Amiga (Commodore International) e in più – prosegue il collezionista – è stato il primo che ha capito l’importanza della ripetizione, che già noi avevamo inventato con i maestri del Rinascimento, e ha creato una bottega, la sua Silver Factory. Inoltre ha capito che la serigrafia e la riproducibilità fotografica erano un mezzo per fare non un capolavoro, ma mille capolavori. È andato dritto per questa strada e ha avuto ragione. Possiamo considerare Andy come uno dei primi influencer della storia perché quello che faceva lui, poi lo volevano fare tutti. Qualsiasi cosa facesse – conclude Rosini – diventava famosa perché era contornato anche dai grandi del rock e di tutto il cinema, tutto quello che era il jet set».

Sdoppiamenti, ripetizioni all’infinito in una sorta di bulimia di realtà, disgiunzione di un’immagine pubblica, un’immagine privata e un’immagine dove l’intera società può proiettare la propria idealizzazione. L’artista dai capelli argentei in questa mostra fa compiere un viaggio, un volo radente, spericolato e geniale sui temi che fanno di lui la più emblematica icona del mutamento storico e culturale della seconda metà del Novecento.

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di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)





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