Rabbino Soldato sotto accusa: il cortocircuito morale del mai più

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Rabbino Soldato sotto accusa: il cortocircuito morale del mai più

Non è la prima volta che la Hind Rajab Foundation, con sede a Bruxelles, presenta una denuncia alla Corte Penale Internazionale contro un soldato israeliano. Sono circa 1.000 i soldati israeliani che ha identificato e presentato alla Corte Penale Internazionale (CPI), perseguendo casi legali in diversi paesi, tra cui Argentina, Belgio, Brasile, Cipro, Francia, Paesi Bassi, Sri Lanka, Thailandia e Regno Unito. All’inizio di gennaio aveva chiesto all’Italia di arrestare il generale Ghassan Alian, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi a Gaza (link caldo https://www.affaritaliani.it/esteri/israele-gaza-952195.html).

Questa volta, la ONG belga ha depositato una denuncia alla Corte Penale dell’Aja, con l’intento di perseguire Avraham Zarbiv, 52 anni, rabbino e soldato, capo dei corsi pre-militari nell’insediamento di Beit El e membro della corte religiosa di Tel Aviv. Zarbiv, in forza nella Brigata Givati, è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante l’operazione israeliana nella Striscia di Gaza. La denuncia si basa sulla “responsabilità penale del rabbino Avraham Zarbiv ai sensi dello Statuto di Roma”, come dichiarato dalla ONG, che ieri ha esortato la Corte Penale Internazionale ad arrestarlo “senza indugi”, sottolineando che le sue azioni non possono rimanere “incontestate”.

I suoi presunti crimini sono supportati dalle sue stesse dichiarazioni pubbliche, oltre che da prove video. “Ho distrutto in media 50 case a settimana”, ha dichiarato con orgoglio in un’intervista su Channel 14, pochi giorni fa. Durante la trasmissione, Zarbiv ha ammesso il suo ruolo nella distruzione di edifici civili di Gaza, tra cui case, scuole e ospedali, acclamato dal pubblico presente, che sembrava gioire come quando si fa il tifo per il proprio idolo del cuore.

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Ha anche dichiarato, con una certa punta di orgoglio, di aver incitato alla violenza e all’odio, sostenendo l’uccisione di civili palestinesi e la distruzione delle loro comunità. Zarbiv si è vantato di aver guidato un bulldozer D9, descrivendo nel dettaglio come ha deliberatamente demolito case e distrutto infrastrutture. Ha inoltre confermato il sistematico attacco della Brigata Givati alle aree civili, rendendo inabitabili intere zone. Ulteriori prove, presentate dalla ONG, includono filmati datati 7 febbraio 2024, che mostrano Zarbiv e la sua unità attaccare civili palestinesi disarmati a Khan Younis con granate a mano e fuoco vivo.

In un articolo pubblicato su News of Israel, Zarbiv ha descritto il suo ruolo nel conflitto, dichiarando di essere “impegnato nel rintracciare terroristi” e nel coordinare operazioni con carri armati, elicotteri e cecchini. Oltre ai compiti militari, Zarbiv ha anche affermato di aver fornito “supporto psicologico” ai suoi commilitoni, spesso stressati dalla “tensione nervosa e dalla nostalgia di casa”.

È difficile immaginare come parole di conforto possano alleviare le angosce di chi ha partecipato per 15 mesi a un genocidio che ha lasciato cicatrici profonde non solo nelle vittime palestinesi, ma anche nelle coscienze dei soldati. L’idea stessa rivela una preoccupante assenza di consapevolezza rispetto alla portata delle atrocità commesse. È il riflesso di una disumanizzazione totale del nemico, i palestinesi, ridotti a mere ombre.

Radicato nella fede, Zarbiv inoltre collega la guerra a una visione messianica: “Il rabbino Kook scrive che le guerre sono i messaggeri del Messia. Dobbiamo aiutarlo a venire”, ha affermato, suggerendo che ogni distruzione sia parte di un disegno divino.

Non sappiamo se l’ONG riuscirà ad arrestarlo. Certo è che è determinata a perseguire i crimini commessi dai soldati israeliani a Gaza. “Alla ricerca della giustizia” è il suo punto cardinale, e perseguire i soldati israeliani per crimini di guerra è il suo obiettivo. In questo senso, la Hind Rajab Foundation può essere vista come una versione contemporanea del Simon Wiesenthal Center – fondato dal più famoso cacciatore di nazisti -, ma con un significativo cambio di prospettiva: se il centro Wiesenthal ha dedicato la sua esistenza a identificare e perseguire i criminali nazisti, oggi la Hind Rajab Foundation fa lo stesso, ma i ricercati sono i soldati israeliani.

Un cortocircuito simbolico che travolge ogni apparente logica storica: i discendenti di chi, 75 anni fa, lottava per perseguire i criminali nazisti, sono oggi ricercati per crimini di guerra commessi contro i palestinesi. E lo stesso ‘mai più’ – invocato per decenni come un giuramento indiscutibile contro l’orrore nazista – oggi ci appare come un’ipocrisia crudele, un slogan vuoto che non ha saputo prevenire la perpetrazione di violenze sistematiche alle quali abbiamo assistito in questi ultimi 15 mesi.

 



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