Stai pensando di rinnovare il tuo appartamento o di partecipare a lavori condominiali nel 2025? C’è una buona notizia: il Bonus ristrutturazione continua ad essere una delle agevolazioni più convenienti per chi desidera investire nel miglioramento della propria casa.
Scopriamo il funzionamento del Bonus ristrutturazione in condominio, i lavori coperti e cosa fare se un condomino non vuole partecipare ai lavori.
Bonus ristrutturazione 2025: cos’è e come funziona
Il Bonus ristrutturazione rappresenta un’importante agevolazione fiscale che consente di recuperare parte delle spese sostenute per interventi di recupero edilizio e miglioramento energetico degli immobili attraverso una detrazione IRPEF.
Per tutto il 2025, è possibile usufruire di una detrazione del 50% su una spesa massima di 96.000 euro per unità immobiliare. Questo significa che si potrà recuperare fino a 48.000 euro attraverso la dichiarazione dei redditi.
Nel caso di interventi condominiali, il Bonus casa si estende anche ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre che agli interventi di restauro e risanamento conservativo, sia sulle parti comuni che sulle pertinenze dell’edificio.
È importante notare che nei prossimi anni sono previste significative modifiche all’agevolazione. La percentuale di detrazione subirà una progressiva riduzione: scenderà al 36% nel 2025, per poi diminuire ulteriormente al 30% nel periodo 2026-2027. Dal 2028 al 2033, oltre a mantenere l’aliquota al 30%, il massimale di spesa verrà dimezzato a 48.000 euro.
Un aspetto fondamentale da considerare per i lavori condominiali riguarda la tempistica della detrazione: fa fede esclusivamente la data del pagamento effettuato dall’amministratore di condominio, mentre non hanno rilevanza le date dei versamenti delle quote da parte dei singoli condomini in base ai millesimi di proprietà.
Bonus ristrutturazione 2025: i lavori ammessi
Il Bonus ristrutturazione copre diverse tipologie di interventi edilizi, ciascuna con caratteristiche specifiche.
- La manutenzione straordinaria comprende interventi più significativi rispetto alle semplici riparazioni. Ad esempio, è possibile usufruire del bonus per la sostituzione degli infissi con modifica dei materiali, l’installazione di nuovi impianti di climatizzazione o il rifacimento completo di scale e rampe. Sono inclusi anche gli interventi finalizzati al risparmio energetico e la realizzazione di servizi igienici, purché non modifichino la volumetria complessiva dell’edificio.
- Per quanto riguarda il restauro e risanamento conservativo, l’agevolazione si applica a lavori come l’adeguamento delle altezze dei solai mantenendo le volumetrie esistenti o l’apertura di nuove finestre per migliorare l’aerazione dei locali, con l’obiettivo di preservare l’immobile eliminando situazioni di degrado.
- La ristrutturazione edilizia rappresenta gli interventi più sostanziali, includendo lavori come la trasformazione di una soffitta in mansarda, la realizzazione di nuovi balconi o la modifica della facciata. In questa categoria rientra anche la demolizione con successiva ricostruzione dell’immobile.
- La manutenzione ordinaria è ammessa al bonus esclusivamente per interventi sulle parti comuni condominiali. In questo caso, la detrazione viene ripartita tra i condomini in base alle quote millesimali. Questi lavori includono, per esempio, la tinteggiatura delle pareti esterne o il rifacimento della pavimentazione dell’androne.
Il bonus copre anche interventi specifici come l’eliminazione delle barriere architettoniche, con l’installazione di ascensori e montacarichi, la bonifica dall’amianto e l’adozione di misure antisismiche. Sono inoltre agevolabili i lavori per il ripristino di immobili danneggiati da eventi calamitosi, a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza.
Bonus ristrutturazione: cosa succede se un condomino non è d’accordo?
In ambito condominiale, la partecipazione alle spese per i lavori di ristrutturazione segue regole ben precise basate sui millesimi di proprietà. Questi determinano sia la quota di spesa che ogni condomino deve sostenere, sia la porzione di detrazione fiscale di cui potrà beneficiare, salvo diverse disposizioni del regolamento condominiale.
Secondo il Codice Civile, precisamente l’articolo 1118, il singolo proprietario non può sottrarsi all’obbligo di contribuire alle spese necessarie per la conservazione e manutenzione delle parti comuni. Questo principio resta valido anche se il condomino dovesse decidere di modificare la destinazione d’uso del proprio appartamento.
Esiste tuttavia un’importante eccezione a questa regola: il caso delle innovazioni che presentano la caratteristica della “suscettibilità all’utilizzazione separata“. In queste situazioni, se un condomino ritiene che l’intervento sia eccessivamente costoso o non necessario, può legittimamente rifiutarsi di partecipare alle spese.
Un esempio classico è l’installazione di un ascensore in un condominio. Poiché si tratta di un’innovazione il cui utilizzo è facoltativo (essendo presenti le scale come alternativa), i condomini contrari possono decidere di non contribuire alle spese di installazione, manutenzione e conservazione. In questo caso, naturalmente, non potranno nemmeno usufruire della relativa detrazione fiscale per la loro quota.
È importante sottolineare che questa possibilità di “chiamarsi fuori” vale solo per specifiche tipologie di innovazioni e non si applica agli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria necessari per la conservazione dell’edificio, per i quali la partecipazione alle spese rimane obbligatoria per tutti i condomini.
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