Come ragiona un Gen Z, ovvero un ventenne di oggi? Come mai è così difficile inserire ragazzi di questa età nelle aziende? Per non parlare di quanto può risultare ostico integrarli in modo da promuovere la collaborazione con il personale di diverse generazioni. In questo articolo proviamo nuovamente ad indossare gli occhiali di un Gen Z continuando il nostro viaggio verso l’integrazione intergenerazionale, avviato già in un precedente articolo. Procederemo prendendo in analisi le tre seguenti domande:
- Cosa o chi è in grado di orientarne le scelte professionali?
- Chi o cosa li ispira?
- Qual è il modo di lavorare che preferiscono?
Invito il lettore a soffermarsi un minuto su questi quesiti. Sono domande che, se rivolte a se stessi, possono essere utili per individuare quali siano i nostri riferimenti e quali siano i valori che ci muovono, potenzialmente diversi dai Gen Z oggetto di questo articolo. Ora dedicheremo un paragrafo ad ogni domanda, concludendolo con uno spunto, a sua volta sotto forma di domanda.
Il mondo dei Gen Z è cloud
Bene, se alla prima domanda “Cosa o chi è in grado di orientare le mi scelte professionali?” hai risposto pensando ad una persona che conosci, molto probabilmente un Gen Z risponderebbe qualcosa come ItaliaCareerAdvice. Non quindi una persona, ma un subreddit. E se non sai di cosa sto parlando, questo probabilmente la dice lunga sulla distanza che separa la tua visione da quella di un ragazzo di oggi. Reddit è un social in cui ognuno partecipa, sotto pseudonimo non riconducibile a sé e dove le pagine non sono suddivise secondo la persona o l’impresa (come Facebook o Instagram) ma secondo l’argomento (il subreddit appunto), fornendo – in questo caso – consigli sulla carriera.
Un Gen Z è generalmente più predisposto ad accettare consigli da una persona contattata online, anche completamente sconosciuta, ma che ispira affidabilità per il tipo di risposta, per il suo storico di messaggi su un social e per l’impatto ed il riconoscimento che ha dal resto della community. Qualcosa che le generazioni più mature stentano a fare, in quanto meno alfabetizzate digitalmente quindi più facilmente oggetto di scam (fregature) e non sempre in grado di distinguere immagini reali da quelle create dall’IA, fake news da notizie vere, finendo così per diventare facili esche per bot e altre losche presenze digitali.
Oggigiorno parlare di social in certi ambienti e per certe categorie di persone sembra quasi essere un tabù perché “siamo troppo online”, troppo “influenzati da notifiche” e distrazioni varie. Forse però sarebbe il caso di indagare meglio l’attrattività di certi strumenti per le nuove generazioni.
Rifletti
Hai mai pensato a quanto potresti conoscere meglio un Gen Z chiedendogli quali sono i siti o i social che frequenta maggiormente?
Ci ispira ciò che ci somiglia
Quando noi “vecchi” citiamo i grandi personaggi che hanno influenzato la nostra vita, soprattutto quelli più noti a livello globale, potremmo rimanere costernati di fronte alle reazioni indifferenti da parte dei Gen Z. Può essere scioccante riconoscere come Adriano Olivetti, Nelson Mandela, Giovanni Falcone, esempi di dedizione e sacrificio, non siano poi così eterni come avremmo immaginato.
Per cercare ciò che ispira i Gen Z dovremmo andare, ancora una volta, in rete. Se le generazioni precedenti erano infatti spinte a interagire tra loro perché le informazioni massmediatiche erano limitate (pochi canali televisivi, poche stazioni radio), oggi il web ha creato un’ultra offerta e una notevole segmentazione, invitando a “surfare” tra esse.
Così com’è facile saltare da un canale Youtube ad un altro, da un social all’altro, è altrettanto facile passare da un’azienda all’altra. Se già i Millennial avevano aperto la strada al job hopping, ovvero al cambiare lavoro ogni tot anni in vista di un migliore posizione o di un miglior equilibrio tra vita privata e lavorativa, ben l’83% dei Gen Z si considera incline a tale pratica. Non tanto per una migliore remunerazione, quanto per una maggiore flessibilità e soprattutto per la crescita personale, prima ancora che professionale.
Per quanto si possa avere da ridire sui giovani d’oggi riguardo a temi come disciplina, fatica e impegno, il tema della crescita personale nelle loro vite è centrale e non sono disposti a lavorare per qualcuno che non ne tenga conto.
L’invito che facciamo a leader e manager è di cambiare paradigma: invece di esprimersi in termini di crescita all’interno dell’azienda o proporre maggiori benefit in cambio di fedeltà, occorre parlare ai giovani d’oggi di come la loro persona, e non solo il professionista, potrà evolvere grazie a quell’esperienza lavorativa.
Rifletti
In che modo come leader posso essere d’ispirazione per un Gen Z, tenendo conto delle sue esigenze e dei sui valori?
Più impegnati di ciò che sembra
Ci è capitato più volte di parlare con manager e imprenditori che restano basiti di fronte ai silenzi dei Gen Z, soprattutto durante i colloqui di lavoro. Il loro estrema riservatezza è imputabile al fatto che i Gen Z sono molto più attenti alla privacy rispetto alle generazioni precedente, anche rispetto ai vicini Millennial (30-45 anni).
La dove i Millennial sono cresciuti in famiglie con genitori Boomer (attuali 60-75 anni), che hanno scoperto internet nell’età matura, i Gen Z hanno generalmente genitori Gen X (attuali 45-60 anni), abituati a viaggiare in rete fin da ragazzi. I Gen Z sono stati quindi più attentamente seguiti dai genitori nella dimensione online, sottostando all’invito a non condividere troppo e – soprattutto sui social – a non lasciare traccia di elementi potenzialmente compromettenti.
Questa rinnovata cultura della riservatezza apre le porte alla comprensione di altri elementi significativi dei Gen Z, che in maniera apparentemente paradossale li avvicinano ai Boomer. Quest’ultimi, cresciuti con una costante percezione di scarsità, si sono rivelati competitivi e con uno spirito imprenditoriale più spiccato delle generazioni precedenti. Caratteristiche questa che, sotto una nuova forma, contraddistingue pure i giovani di oggi.
Apparentemente i Gen Z sono individualisti, ma solo con chi non è disposto a condividere i valori di inclusione e libertà. I Gen Z tra loro, infatti, hanno la capacità innata di collaborare e raggiungere obiettivi, mentre si oppongono fortemente a forme ai loro occhi retrograde di relazione (abuso di potere, bullismo, varie forme di manipolazione, etc) alle quali rispondo entrando in competizione o chiudendosi.
È frequente, inoltre, tra i Gen Z avere un “piano B” ovvero un secondo progetto da sviluppare in parallelo al proprio lavoro, di cui tendono a parlare poco. Se vi fate un giro su Kickstarter vi renderete conto di quanto sia popolato è quanto immediato sia lanciarsi in un progetto di successo.
Un altro aspetto da non trascurare è che i Gen Z sono nati e cresciuti con Google, hanno quindi estrema fiducia – a volte la presunzione – di poter raccogliere tutte le informazioni che servono loro e sviluppare rapidamente molte competenze in maniera autonoma.
Rifletti
Quali sono le ragioni e le caratteristiche che possono rendere un’azienda o un progetto attrattivo per un Gen Z?
In Passodue abbiamo da tempo colto l’importanza dell’integrazione delle nuove generazioni nel mondo del lavoro, dunque più che trarre delle conclusioni in questo articolo rimandiamo il lettore ai successivi approfondimenti sull’argomento. Facci sapere quali sono le tue esperienze, criticità e successi nel rapportarti con i Gen Z e se hai delle domande da porci così da poterle trattare prossimamente su questo blog. Lascia un commento o scrivi una mail
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