Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet si è raccontato ai microfoni del programma “La confessione“, nella puntata in onda su Rai3 lo scorso 25 gennaio. In questa occasione, oltre a parlare, come fa spesso, del rapporto tra figli e genitori, ha raccontato un aneddoto sulla sua esperienza personale a scuola.
A quanto pare a fungere come spartiacque nella sua vita è stato il suicidio del cantante Luigi Tenco, avvenuto nel 1967, quando Crepet aveva 15 anni ed era ancora uno studente. Quella volta a scuola la docente chiese a lui e alla classe di scrivere un tema sull’argomento.
Ecco le sue parole: “Quella volta, per la prima volta, scrissi una cosa senza riscriverla. Di solito io scrivevo bene e poi riscrivevo male, riempivo il foglio di errori. Evitavo di essere letto, lo detestavo. Quella volta invece non riscrissi nulla e mi lessero. Fu la mia prima opera letteraria”.
Il patriarcato non esiste? La risposta di Crepet
Poi Crepet ha commentato le parole del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, secondo cui il patriarcato in Italia non esiste più: “Il patriarcato esiste dagli anni in cui esistono le religioni (basta pensare alla formula ‘Nel nome del padre’) . Oggi in Italia non è più la stessa cosa, sarebbe brutto e poco riconoscente nei confronti delle donne che ci hanno dato divorzio e aborto”.
Ecco, poi, alcune battute sull’educazione: “Tirar fuori la cinghia dai pantaloni non mi è mai sembrata una cosa geniale, la Montessori non l’ha letta nessuno, così come Don Milani. Siamo scivolati sull’autorevolezza. La mia generazione ha contestato i genitori, ma non capisco perché siamo diventati servi dei nostri figli. C’è il figliarcato, sono loro che decidono”, ha concluso Crepet.
Patriarcato, le parole di Valditara
Ecco le parole incriminate del ministro Valditara: “Il fenomeno della violenza sulle donne si manifesta anche nella discriminazione. Consentire ad una donna di avere pari opportunità è fondamentale. Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto; ma certamente è un fenomeno finito con la fine della famiglia fondata sulla gerarchia. Ci sono invece residui di machismo, che portano a considerare la donna come un oggetto. Il maschilismo si manifesta in tanti modi, anche nel catcalling”.
“Se una volta il femminicidio era frutto di una concezione proprietaria di una donna, oggi sembra più il frutto di una grave immaturità narcisistica di un maschio che non sa sopportare i no. Si parte dalle scuole ma bisogna coinvolgere le famiglie, con relazioni improntate al rispetto, la società, i social, la pubblicità. Ci sono rischi nuovi, con pratiche che offendono la donna”.
“Abbiamo di fronte due strade – ha detto il ministro riferendosi alle soluzioni contro la violenza sulle donne -, una concreta, ispirata ai valori costituzionali e un’altra ideologica. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Massimo Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto 200 anni fa, ma certamente il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia, la famiglia fondata sull’eguaglianza. Ci sono invece residui di maschilismo, diciamo di machismo, che vanno combattuti. Non si può far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti dalla immigrazione illegale”.
“Abbiamo deciso di puntare sull’Educazione Civica, con il rispetto verso ogni persona. Chi non riconosce che dal rispetto di ogni persone si combatte anche la violenza contro le donne non ha capito che sono questi i fondamentali di una società civile, armonica, senza discriminazioni e senza violenza”.
“Alcuni dicono che l’Educazione Civica dura solo 33 ore: sbagliato. Le linee guida sull’Educazione Civica pongono come obiettivo di apprendimento proprio il rispetto, verso gli esseri umani e verso la donna. Questi obiettivi devono caratterizzare tutti i programmi scolastici, tutti gli studenti nel loro percorso dovranno perseguire e raggiungere”.
“Le scuole possono sviluppare discussioni che rendano protagonisti gli studenti, anche nella forma del peer tutoring. Poi dovremo verificare l’acquisizione di queste competenze. L’obiettivo è il rispetto, la parità di trattamento, per sradicare la violenza contro le donne dal nostro vivere civile”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link