È la settimana delle banche centrali: doppio appuntamento Fed e BCE

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Fari del mercato puntati questa settimana su FED e BCE: le due banche centrali si riuniranno per la prima volta nel nuovo anno, rispettivamente mercoledì 29 e giovedì 30 gennaio, per decidere in merito ai tassi di interesse. Cosa si aspettano gli analisti.

FED

Gli analisti sembrano tutti d’accordo: in questo inizio del nuovo anno, la FED resterà alla finestra, lasciando i tassi fermi all’interno della forchetta 4,25-4,5%. “Gli investitori, che ormai da tempo si aspettano una pausa nel ciclo del taglio dei tassi Fed, attenderanno in particolar modo la conferenza stampa del governatore Jerome Powell (mercoledì alle 20.30 italiane) per vedere se giungeranno indicazioni sulla possibile durata di tale pausa” si legge nel ‘Market Strategy’ settimanale di Mps.

A proposito di tassi Usa, Laurence Fink, ceo di BlackRock, pochi giorni fa, intervenendo al World Economic Forum a Davos a un panel sull’outlook dell’economia, ha spiegato:

“L’economia americana è tata molto forte nel quarto trimestre e quanto sento dai leader delle aziende e’ forte anche nel primo trimestre di questo anno. Quindi la Fed potrebbe pausare i tagli dei tassi per qualche mese e poi magari abbassare ancora un po’ il costo del denaro. Ma è anche possibile che a un certo punto, alla luce della forza dell’economia, li possano alzare”.

A proposito delle prospettive dei tassi Usa, Nicola Mai, economista e analista del credito sovrano di Pimco durante l’evento di pochi giorni fa sulle prospettive economiche per il 2025, ha spiegato che la politica dei dazi promessa da Donald Trump rischia di aumentare l’inflazione e di conseguenza “di indebolire i redditi reali delle famiglie e quindi i consumi”. Di conseguenza, “la Fed potrebbe rallentare con i tagli “nel breve periodo, ma poi procederà: il 4% è un tasso troppo altro come tasso di equilibrio’, dice ancora l’economista.

BCE

All’indomani della FED, ovvero giovedì 30 gennaio, toccherà alla BCE alzare il velo sui tassi. Le attese sono in questo caso per una ulteriore sforbiciata del costo del denaro di uno 0,25%, dal 3,15% al 2,9% a supporto di un’economia che al momento risulta enigmatica dal punto di vista dei dati macro.

Secondo Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, “contrariamente a quanto accaduto a dicembre, i preparativi per la riunione della Banca Centrale Europea della prossima settimana sono stati relativamente tranquilli, almeno in pubblico. Non ci sono state opinioni controverse sulle prossime mosse. Al contrario, sembra esserci un crescente consenso sulla necessita’ di ulteriori tagli dei tassi. I commenti odierni (22 gennaio) della Presidente Christine Lagarde sembrano suggerire che un taglio dei tassi di 25 pb sia scontato e che il ciclo di allentamento continuerà”. Questo perché, secondo l’esperto, l tasso d’interesse sui depositi, al 3%, è ancora restrittivo, “troppo per l’attuale stato di debolezza dell’economia dell’Eurozona”. “La recente impennata dei rendimenti obbligazionari ha inoltre peggiorato le condizioni finanziarie dell’area. Anche se alcuni sostengono che la politica monetaria può fare ben poco per risolvere i problemi strutturali, l’instabilità politica e l’incertezza presenti in molti Paesi costringeranno la BCE a continuare a fare il lavoro pesante”.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Un altro taglio dei tassi è messo in conto anche dagli esperti di DWS, che giustificano la mossa alla luce della debolezza economica in cui versa il Vecchio Continente.

“Dall’ultima riunione della BCE a dicembre, la situazione dei dati nell’eurozona non è cambiata in modo significativo. Gli indicatori economici continuano a segnalare una crescita piuttosto debole nei prossimi mesi. Come previsto, il tasso di inflazione ha continuato a salire alla fine del 2024. Allo stesso tempo, però, le proiezioni sull’inflazione mostrano una crescente fiducia che l’aumento del costo della vita si avvicinerà in modo sostenibile all’obiettivo di inflazione. A differenza della Federal Reserve statunitense, questo contesto consente alla BCE di ridurre ulteriormente il tasso sui depositi di 25 punti base, portandolo al 2,75%. Non ci aspettiamo cambiamenti nella comunicazione di politica monetaria: l’attenzione rimarrà sulla dipendenza dai dati, il che è logico dato l’elevato livello di incertezze politiche e commerciali. Ulteriori tagli ai tassi sono previsti. All’interno della BCE le opinioni restano divergenti su quanto possano scendere i tassi di politica monetaria. Tuttavia, consideriamo il raggiungimento di un livello di tasso neutrale come un importante obiettivo intermedio e ci aspettiamo che il tasso sui depositi scenda al 2,0% entro giugno 2025”.



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