Sabato 25 gennaio 2025 il quotidiano spagnolo El Pais ha pubblicato un articolo pieno di stupidaggini e racconti falsi su presunti abusi sessuali commessi da un prelato. Le accuse si riferivano a S.E.R. il Sig. Card. Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo appartenente alla Prelatura della Santa Croce e Opus Dei ed emerito di Lima. Il giornale ha ritirato fuori delle accuse che si sono già in passato state smentite.
Cipriani Thorne ha denunciato: «Nell’agosto 2018 sono stato informato che era arrivata una denuncia che non mi è stata consegnata. Successivamente, senza essere stato ascoltato, senza saperne di più e senza che fosse aperto un processo, il 18 dicembre 2019 il Nunzio Apostolico mi ha comunicato verbalmente che la Congregazione per la Dottrina della Fede mi aveva imposto una serie di sanzioni che limitavano il mio ministero sacerdotale e mi chiedevano di avere una residenza stabile fuori dal Perù».
Questo, purtroppo, è il modus agendi del Dicastero per la Dottrina della Fede ancor oggi e non si può continuare a tacere. Inserendo nel Dicastero delle persone come il gesuita Geisinger, il quale proietta sugli altri i propri desideri; Bertomeu Farnós, il quale ama gironzolare per l’Urbe e per il Vaticano con i ragazzini ben pettinati, salvo accusare tutti di intrattenere relazioni omoaffettive o di abusare di altri (forse guarda poco nelle sue mutande e troppo in quelle degli altri); sarà questo il sistema che porteremo avanti. E se facciamo luce nelle storie di queste persone – di cui ci sarebbero fiumi di inchiostro da sprecare – ci renderemmo conto che c’è solo una gran voglia di emergere, farsi notare anche a Santa Marta e ci sono passati di sofferenza che hanno fatto sviluppare vere e proprie manie nei confronti dei confratelli.
L’attuale prassi in merito ai delicta graviora – come tutte le norme nate per spinta mediatica – non tiene conto dei diritti dell’accusato e delle garanzie essenziali degli stati di diritto: l’accesso all’incarto processuale, il contraddittorio, la possibilità di difendersi, ecc… Oggi, peggio di molti ordinamenti, si applicano quelle che possono essere definite, in modo del tutto estranee al CJC, le “misure cautelari“. Ovvero quelle misure che vengono applicate ancor prima che il processo si celebri, quindi a coloro che sono “presunti innocenti”. Certo, in questi anni sono cambiati i nomi, i volti, le carte, ma si è tornati molto indietro e ciò che faceva il Sant’Uffizio nel 1549 è, in realtà, qualcosa che sarebbe molto più rispettoso dei diritti umani fondamentali di quanto sta accadendo ora. Può il Dicastero per la Dottrina della Fede, nato con lo scopo di mantenere e difendere l’integrità della fede trasformarsi in un luogo del genere?
La risposta del Cardinale
Il porporato, fedele servitore della Chiesa, non ci sta e risponde per le rime mandando anche un chiaro monito al Sant’Uffizio e al Papa. «Non è la prima volta che un cardinale viene accusato ingiustamente, con resoconti ricchi di dettagli scabrosi» denuncia. E non è la prima volta che presbiteri, vescovi e cardinali vengono fatti fuori – anche se anziani – ledendo il loro onore ed esponendoli alla pubblica gogna. Inutili, poi, le scuse quando emerge che le accuse erano false, giochi di vendette, giochi di potere, ecc… Factum infectum fieri nequit, dicevano i latini.
Il testo della risposta del cardinale in lingua italiana (segue l’originale in spagnolo).
Il medesimo giorno il porporato ha scritto in una lettera: «Alla luce delle accuse che oggi, 25 gennaio 2025, il quotidiano El Pais ha pubblicato su di me, vorrei chiarire che i fatti descritti sono completamente falsi. Non ho commesso alcun reato né ho abusato sessualmente di nessuno, né nel 1983, né prima, né dopo.
Le accuse si riferiscono a questioni presentate alla Santa Sede nel 2018, relative a fatti che sarebbero avvenuti nel 1983.
Nell’agosto 2018 sono stato informato che era arrivata una denuncia che non mi è stata consegnata. Successivamente, senza essere stato ascoltato, senza saperne di più e senza che fosse aperto un processo, il 18 dicembre 2019 il Nunzio Apostolico mi ha comunicato verbalmente che la Congregazione per la Dottrina della Fede mi aveva imposto una serie di sanzioni che limitavano il mio ministero sacerdotale e mi chiedevano di avere una residenza stabile fuori dal Perù.
Mi è stato anche chiesto di mantenere il silenzio, cosa che ho fatto finora.
Il 4 febbraio 2020 ho avuto un’udienza con Papa Francesco e il Santo Padre mi ha permesso di riprendere i miei compiti pastorali. Ciò è dimostrato dall’ampia attività pastorale che ho svolto in questi anni, predicando ritiri spirituali, amministrando sacramenti, ecc. Durante questi anni di lontananza da Lima, ho vissuto a Roma, dedicandomi al mio lavoro di
Cardinale membro del Dicastero per le Cause dei Santi, fino a quando, all’età di 80 anni, mi sono ritirato da ogni occupazione nella Curia romana e mi sono trasferito a Madrid.
È grave che vengano pubblicate in modo distorto informazioni che sembrano provenire da documentazione riservata dalla Santa Sede e di cui non sono nemmeno in possesso.
Purtroppo, non è la prima volta che un cardinale viene accusato ingiustamente, con resoconti ricchi di dettagli scabrosi.
Colgo l’occasione per esprimere il mio totale rifiuto e la mia repulsione nei confronti degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili, e ribadisco il mio impegno nella lotta della Chiesa per sradicare questa piaga, seguendo le indicazioni di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e la speciale guida di Papa Francesco, mettendo al centro le vittime.
Nonostante il dolore che tutto questo mi provoca, non porto rancore verso l’accusatore, prego per lui e per tutti coloro che hanno subito abusi da parte del clero cattolico, ma ribadisco la mia totale innocenza»
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