Jannik Sinner è la nuova immagine del campione in Italia – Outpump

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Quando lo scorso novembre Drefgold ha svelato la sua partecipazione a On The Radar con un post su Instagram, la prima cosa che hanno notato tutti, probabilmente, è stata la sua maglietta. Una t-shirt che aveva in sovrimpressione una serie di foto di Jannik Sinner inquadrate all’interno della scritta “Jannik Sipper”. Come avremmo capito da quel freestyle, il riferimento non era casuale. «Nuova la mia white tee/ Sipper come Jannik», dice tra le altre cose il rapper di Bologna in una strofa dove ripete più volte l’aka Jannik Sipper. La scelta di identificarsi col tennista altoatesino, però, non era dettata solo dalla volontà di giocare con l’assonanza sipper-Sinner

Quello di On The Radar è un format internazionale e Drefgold quindi aveva l’opportunità di approcciarsi a un pubblico più ampio del solito, che magari lo avrebbe visto per la prima volta, e per farlo doveva presentarsi con un’immagine d’impatto, che rendesse riconoscibile la sua musica tanto quanto il fatto di essere italiano: quale miglior personaggio, allora, di Jannik Sinner in questo momento storico?

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Chi lo avrebbe immaginato che l’italiano più rappresentativo al mondo, un giorno, sarebbe stato un tennista? Non più Berlusconi, un calciatore o Valentino Rossi, ma un ragazzo altoatesino che, a parte eccellere nel suo sport, non sembra poi molto interessato a farsi notare dal grande pubblico. A dispetto della sua riservatezza – o forse proprio grazie ad essa, visto il periodo – Jannik Sinner, però, è diventato un’icona e quanto fatto già gli basta per rimanere nel pantheon dello sport italiano e della sfera pop del nostro Paese. 

Prova ne sono i numerosi articoli in cui viene paragonato ai due monumenti degli sport individuali in Italia: Valentino Rossi e Alberto Tomba. “Sinner non è né Tomba né Valentino. Ma fa impazzire l’Italia lo stesso”, titola Gazzetta. “Jannik Sinner sulla scia di Tomba e Valentino”, ribatte Vanity Fair. E poi ancora tanti altri articoli sul web con lo stesso tono. Ovviamente, nessuno può fare a meno di notare la radicale distanza tra la pacatezza di Sinner e l’esuberanza geniale di Valentino o quella da B-Movie di Tomba.

Come mai, allora, nonostante un carattere tanto diverso il pubblico ha “adottato” Sinner e si è appropriato con amore del suo personaggio, fino a farlo diventare un punto di riferimento, proprio come con Rossi e Tomba? Non è solo una questione di vittorie, perché se si trattasse semplicemente di primeggiare nella propria disciplina allora anche altri atleti, primo fra tutti Pecco Bagnaia, meriterebbero oggi di essere considerati delle icone pop. 

Nell’ascesa di Sinner nell’immaginario degli italiani c’entra, probabilmente, la natura del tennis, lo sport epico per eccellenza. Non esiste disciplina in cui gli atleti somatizzino di più tutta la fatica necessaria per raggiungere la vittoria, quasi come eroi omerici. Solo il ciclismo riesce a trasmettere sensazioni simili – e infatti il dolore per la morte di Pantani è vivo ancora oggi. Se si parla di riferimenti culturali, poi, probabilmente nessuno sport più del tennis è riuscito ad ispirare cinema e letteratura: si pensi all’amore per Federer di un autore come David Forster Wallace o ad Open di Andrea Agassi, che rimane ancora oggi inarrivabile tra le autobiografie degli sportivi. O anche ad alcuni dei film più attesi degli ultimi anni come King Richard e Challengers.

L’Italia desiderava da tempo un fuoriclasse che ci mettesse sulla mappa di uno sport nobile come il tennis. Prima ancora dell’esplosione di Sinner, c’era già tutta la crescita del movimento (e forse anche la diffusione di uno sport come il padel, chiedo scusa se sto bestemmiando) a testimoniare la passione per le racchette. In Italia, come in tutto il resto del mondo, non c’era bisogno della nazionalità in comune per immedesimarsi in Federer o Nadal o per emozionarsi di fronte alle loro ultime partite. Nel momento in cui in quell’universo ha fatto irruzione un italiano, allora, è stato naturale innamorarsi di lui e trasformarlo in un feticcio, in un qualcosa di esclusivamente nostro, di nazionalpopolare.

Un nazionalpopolare che però non scade mai nella macchietta, nonostante qualsiasi brand di questa nazione provi ad accaparrarselo per degli spot e nonostante siano arrivate le imitazioni di Crozza e della Gialappa’s, un’investitura istituzionale quasi quanto la visita a Mattarella. I due si erano incontrati in occasione della vittoria dell’Italia in Coppa Davis insieme al resto della spedizione azzurra, ma dopo il trionfo di ieri agli Australian Open il tennista altoatesino ha detto ancora di non sapere se si presenterà al Quirinale per la celebrazione dell’annata d’oro del tennis italiano: un po’ come aveva fatto lo scorso anno con Sanremo, appunto.

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Di fronte a un Paese che tramite TV, social network e cerimonie più o meno solenni spesso trasforma ciò che tocca nella parodia di sé stesso, Sinner per ora riesce a rimanere genuino, misurato. Un perfetto alfiere del suo sport.

L’appeal del tennis, infatti, risiede anche nel suo retaggio nobiliare o alto-borghese, nel portamento dei suoi protagonisti, tradotto in quello stile old money di cui i venti-trentenni di oggi sono abbastanza innamorati. Quale miglior modello a cui aspirare, allora, di Jannik Sinner che entra in campo con i suoi borsoni di Gucci? O ancora, di Jannik Sinner che posa, sempre per Gucci, di cui è global brand ambassador, con un cardigan che sembra nato per stare sulle spalle di un fuoriclasse dal fascino discreto come lui?

Di fronte alla sguaiatezza dello star-system italiano, alla sua devozione per il trash, è normale farsi catturare non solo dalle vittorie di Sinner, ma anche dalla disinvoltura con cui riesce a rimanere lontano da certe derive della nostra cultura pop pur appartenendo ormai appieno a quel mondo. E questo forse rende ancora più apprezzabile Sinner, che di sovrastrutture ne ha pochissime o non sembra averne proprio. Soprattutto tra i più giovani, che abituati ad esprimersi con modalità e strumenti diversi da quelli con cui comunica chi ha l’egemonia del discorso pubblico in Italia, riescono a percepire più facilmente quanto siano affettati certi personaggi. Per fare un esempio, quando Sinner rifiuta di partecipare a Sanremo si capisce subito che non lo fa perché abbia la puzza sotto il naso o perché gli stiano antipatici Amadeus e Carlo Conti; semplicemente, ritiene che le priorità siano altre e che quello non sia il momento adatto. Senza dover elaborare oltre.

Tutto ciò ha reso globale l’apprezzamento per Sinner nel nostro Paese e gli ha permesso anche di azzittire chiunque volesse metterlo in discussione. Quando si è parlato del suo rifiuto a partecipare alla Coppa Davis 2023 con l’Italia, con prime pagine che brandivano con sdegno l’episodio come “Caso Nazionale”, la maggior parte del pubblico aveva capito quanto fosse strumentale quella polemica. Lo stesso sta accadendo in questi mesi in cui è finito nel mirino della WADA – e dei commenti velenosi di personaggi come Djoković e Kyrgios – per l’assunzione involontaria di microdosi di sostanze dopanti, una questione che sta diventando sempre più complessa per l’inadeguatezza dei criteri antidoping. È raro trovare figure amate in maniera così trasversale, soprattutto in un Paese capace di spaccarsi anche sulla questione più insignificante. Nemmeno Valentino Rossi al suo apice ha goduto di un sostegno così unanime (e, anzi, forse l’Italia è stato il Paese in cui il Dottore ha avuto più hater, soprattutto all’epoca dei problemi col fisco e del triennio in Ducati).

“Le stelle de tennis nella propria patria sono sempre un’attrazione di spicco, ma forse perché si tratta del primo italiano numero uno al mondo, magari per la sua inconfondibile chioma di capelli rossi: la popolarità di Sinner in Italia sembra appartenere a un altro ordine di grandezza”, ha scritto Matthew Futterman, uno degli autori di punta di The Athletic, in occasione delle ATP Finals di Torino lo scorso novembre. Il titolo del pezzo era emblematico: “Jannik Sinner è una stella del tennis. In Italia la sua popolarità trascende il suo sport”.

Il fatto che anche da fuori si siano accorti quanto il nostro amore per Jannik Sinner sia diverso da quello che si tributa di solito agli atleti di successo, è indicativo di come l’ascendente del tennista altoatesino, in Italia, vada ben oltre il suo primato nel ranking ATP o i tre slam vinti nel giro di un anno.

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