Bruxelles – Non è finito il tempo per “‘l’ultimo dittatore d’Europa”: Alexandr Lukashenko ha stravinto, con l’86,8 per cento dei voti, le elezioni in Bielorussia, assicurandosi il settimo mandato presidenziale. Le capitali europee, guidate dall’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, hanno respinto come una “farsa” la consultazione elettorale. “Le elezioni sono un palese affronto alla democrazia. Lukashenko non ha alcuna legittimità”, hanno affermato in un comunicato Kallas e la commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos.
Secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale di Minsk, l’affluenza alle urne è stata dell’85,7 per cento. Nessuno degli altri quattro candidati proveniva dall’opposizione: Oleg Gaidukevich (Partito Liberal-Democratico di Bielorussia), Alexander Khizhnyak (Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia) e Sergei Syrankov (Partito Comunista della Bielorussia) sostengono apertamente il regime, ed anche l’imprenditrice Hanna Kanapackaja, per quanto candidata indipendente, negli ultimi anni si è schierata più volte dalla parte di Lukashenko ed è considerata dall’opposizione alla stregua degli altri, un candidato di facciata.
La leader dell’opposizione in esilio, Sviatlana Tsikhanouskaya, ha incontrato ieri sera il capo della diplomazia Ue Kallas. Bruxelles continuerà a “sostenere e finanziare la società civile, le forze democratiche bielorusse in esilio e la cultura bielorussa”, le ha assicurato la leader Ue. “Le elezioni farsa in Bielorussia non sono state né libere né giuste. I cittadini bielorussi meritano di poter dire la loro su chi governa il loro Paese”, ha attaccato Kallas nella nota diffusa a margine della cena con Tsikhanouskaya, sottolineando “l’implacabile e senza precedenti repressione dei diritti umani, le restrizioni alla partecipazione politica e all’accesso ai media indipendenti in Bielorussia”, che hanno di fatto “privato il processo elettorale di qualsiasi legittimità”. La scorsa settimana l’Eurocamera, con una risoluzione adottata a larghissima maggioranza, aveva esortato la comunità internazionale a “non riconoscere l’esito delle elezioni”.
Secondo il centro per i diritti umani Viasna, con sede a Minsk, sarebbero attualmente oltre 1.200 i prigionieri politici in Bielorussia. Nel 2024, in vista delle elezioni, Lukashenko avrebbe ulteriormente stretto le maglie della repressione: il numero dei processi politici è aumentato del 50 per cento, con almeno 5.890 casi e i giornalisti attualmente in carcere sarebbero 45. “Esortiamo il regime a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i prigionieri politici”, prosegue la nota di Kallas e Kos. “Per questi motivi, oltre che per il coinvolgimento del regime bielorusso nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e negli attacchi ibridi contro i suoi vicini, l’Ue continuerà a imporre misure restrittive e mirate contro il regime”, hanno annunciato.
Le sanzioni europee, adottate progressivamente a partire dal 2021, sono state prorogate fino al 28 febbraio 2025. Colpiscono già 287 individui e 37 entità, responsabili di repressione e intimidazioni contro manifestanti pacifici, membri dell’opposizione e giornalisti nonché di irregolarità commesse nel processo elettorale, tortura di detenuti e di altre violazioni dei diritti umani. Nell’elenco c’è lo stesso Lukashenko, il figlio Viktor, consigliere per la sicurezza nazionale, alti funzionari del ministero dell’Interno, il procuratore generale e altri esponenti della magistratura, diversi imprenditori di spicco e imprese che sostengono il regime.
Parlando ai media internazionali dopo la conferma della vittoria, Lukashenko ha affermato di non avere “alcun rimpianto” per aver permesso al “fratello maggiore” Putin di usare il territorio bielorusso per invadere l’Ucraina. Al potere dal 1994, Lukashenko ha anche rifiutato di fare previsioni su sue future ricandidature, aggiungendo che “non sta per morire” e che non ha in mente un successore specifico. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha riferito che “il presidente Putin si e’ congratulato con Aleksander Lukashenko per la sua convincente vittoria alle elezioni”. Per Mosca si è trattato di “elezioni assolutamente legittime, ben organizzate e trasparenti”.
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