Lupara bianca, il collaboratore di giustizia confessa: “Feci sparire i corpi di Armiento, Libergolis e Simone”

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Francesco Notarangelo detto “Natale”, l’ultimo pentito della mafia garganica, è stato il protagonista indiscusso dell’udienza di oggi a Foggia nel processo “Omnia Nostra”. Rivelazioni sugli affari della criminalità organizzata e persino su alcune lupare bianche mai risolte dagli inquirenti. Alla sbarra c’è il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, attivo a Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste. “Natale” era elemento di spicco del gruppo mattinatese insieme al boss Francesco Scirpoli detto “Il lungo” (tuttora in cella), ai fratelli Antonio e Andrea Quitadamo (anche loro collaboratori di giustizia) e a Francesco Gentile detto “Passaguai”, ucciso il 21 marzo 2019.

A dibattimento 26 dei 45 imputati, tra questi il capo Matteo Lombardi, 54 anni detto “A’ Carpnese”, il figlio 33enne Michele “U’ Cumbarill”, Pietro La Torre, 42 anni alias “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziot”, il 51enne Mario Scarabino alias “Zio Mario”, lo stesso Scirpoli, 42 anni, al vertice dell’organizzazione con Lombardi, e il 52enne Leonardo D’Ercole, presunto riferimento del gruppo criminale nel “feudo” di Macchia, frazione di Monte Sant’Angelo.

Armiento, Libergolis e Simone; a destra, Notarangelo

Notarangelo ha riferito di essersi dedicato prevalentemente alla vendita di droga senza dipendere da nessuno, i proventi li avrebbe poi divisi con Antonio Quitadamo. Il pentito ha inoltre ricordato l’omicidio di Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, uno dei boss in ascesa di Vieste, rivale di Marco Raduano, quest’ultimo alleato ai Lombardi-Scirpoli ed oggi collaboratore di giustizia. L’assassinio di Perna, ucciso nel 2019, sarebbe stato deciso da Andrea Quitadamo.

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Conferme sul ruolo di Scirpoli e importanti informazioni su tre casi di lupara bianca: “Il mio gruppo di Mattinata si occupava di omicidi e rapine ed era capeggiato da Scirpoli. Io ho fatto alcune rapine e mi sono occupato dell’occultamento dei cadaveri di Francesco Libergolis alias “Faccia di pecora”, Francesco Simone e Francesco Armiento”. Indicazioni che potrebbero aprire uno squarcio sul velo di omertà attorno al destino di queste tre persone, Libergolis scomparso nel 2011, Simone nel 2009 e Armiento nel 2016. Su Libergolis, imparentato al clan rivale dei Montanari, ma estraneo alle dinamiche delinquenziali ed ucciso per errore, i fratelli Quitadamo avevano già fornito notizie di rilievo descrivendo le modalità cruente utilizzate per ammazzarlo.

“Mi occupavo di tutto ciò che riguardava i boschi – ha aggiunto “Natale” -: occultamento cadaveri, armi e macchine. Per quanto riguarda i terreni di Lauriola, gli animali vennero rubati da Scirpoli, lui rubava gli animali per prendersi i terreni”. Il pentito ha poi ammesso di aver favorito la latitanza di Pasquale Ricucci detto “Fic secc” (uno dei boss storici, ucciso nel 2019, ndr) e di aver conosciuto Pietro La Torre con il quale fece una rapina “su richiesta di Mario Luciano Romito“, quest’ultimo capoclan indiscusso fino alla sua uccisione nella strage di San Marco del 9 agosto 2017.

A sinistra, Francesco Notarangelo detto “Natale”; a destra, Matteo Lombardi, il figlio Michele e Francesco Scirpoli

Tutti gli imputati e le parti civili

A dibattimento (rito ordinario) 26 persone: Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Luigi Bottalico detto “Pazziarill”, Alessandro Coccia, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Emanuele Finaldi alias “Martufello”, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello detto “Spaccatidd”, Pietro La Torre alias “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziot”, Pasquale Lebiu, Catello Lista detto “Lino”, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Umberto Mucciante, Massimo Perdonò, Bruno Renzulli, Mario Scarabino, Francesco Scirpoli, Salvatore Talarico e Gaetano Vessio.

Procedimento a parte per Angelo Bonsanto e Gianluigi Troiano (pentito), accusati di aver preso parte all’omicidio di Omar Trotta in una bruschetteria di Vieste. Il sanseverese Bonsanto ritenuto dalla Dda uno degli esecutori materiali, il viestano Troiano in veste di basista.

Altre 19 persone tra cui l’ex boss Marco Raduano detto “Pallone”, scelsero il rito abbreviato e sono già state giudicate in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari.

Parte civile in “Omnia Nostra” i Comuni di Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Manfredonia, la Camera di Commercio di Foggia, la Fai nazionale e la Fai di Vieste. Tra i reati contestati associazione mafiosa, estorsioni, omicidi, tentati omicidi e il traffico di droga.

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