La procura di Milano ha chiesto di arrestare Stefano Boeri, Cino Zucchi e Pier Paolo Tamburelli. I tre architetti sono accusati di turbativa d’asta e rischiano di finire ai domiciliari. La Guardia di Finanza gli ha infatti notificato un avviso per rendere l’interrogatorio preventivo, fissato per il 4 febbraio davanti al gip Luigi Iannelli. Come prevede la riforma di Carlo Nordio, dunque, solo dopo l’interrogatorio degli indagati il giudice deciderà se arrestarli o meno in base alla sussistenza delle esigenze cautelari. La vicenda riguarda il concorso di progettazione internazionale per la realizzazione della nuova Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura: finanziata con 101 milioni del Pnrr, dovrebbe sorgere entro il 2026 nella zona di Porta Vittoria. Boeri e Zucchi sono anche indagati per “false dichiarazioni sull’identità o su qualità personali proprie o di altri”. Il gip ha anche negato il sequestro preventivo di oltre 5,2 milioni di euro sui conti delle persone sotto inchiesta e degli studi professionali coinvolti.
Procura: “Pericolo inquinamento probatorio” – Secondo i pm sussiste il “concreto pericolo” che i tre, se lasciati in libertà, “possano comunicare tra loro, precostituirsi un alibi sulla accertata loro presenza in un dato luogo in un dato giorno”. Ad esempio Boeri – secondo gli approfondimenti della Guardia di finanza – era presente “nei pressi dell’abitazione di Tamburelli la notte prima dell’aggiudicazione della gara”. Inoltre, la procura ritiene sussistente “un concreto pericolo di inquinamento probatorio da parte degli indagati che – se lasciati in libertà – potrebbero influenzare le future deposizioni degli altri componenti della commissione giudicatrice, del Rup (Responsabile unico procedimento, ndr) e degli altri dirigenti del Comune mediante condizionamenti o pressioni”. Nel provvedimento si evidenzia “la posizione di assoluto rilievo nel campo dell’architettura (mondo accademico e professionale) del presidente Boeri nonché, sebbene in minor misura – del commissario Zucchi, con quanto ne consegue in termini di contatti, potere, capacità e possibilità di condizionamento e di influenza”. Il gip, nel fissare gli interrogatori preventivi, non ha riconosciuto, in pratica, il pericolo di inquinamento probatorio e dovrà valutare, invece, quello di reiterazione del reato. Boeri si è detto “sorpreso e molto turbato” della notizia dell’inchiesta. “Attendo con fiducia l’incontro con il Giudice per le indagini preliminari, allo scopo di poter finalmente chiarire la mia posizione”, ha spiegato. La fondazione Beic, invece, si limita a prendere atto delle notizie diffuse dalla stampa e rinnova “la piena fiducia nell’operato della Commissione presieduta dall’Arch.Boeri, come anche nel lavoro della Magistratura, certi che l’evolversi dell’iter giudiziario chiarirà la trasparenza dell’operato della Commissione”.
Le mancate dichiarazioni – Questa mattina gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno perquisito lo studio di Tamburelli, 49 anni, ritenuto uno dei delfini di Boeri, con cui ha collaborato già alla rivista Domus fra il 2005 e il 2007, quando era diretta dal “padre” del Bosco Verticale. Le contestazioni dell’aggiunta Tiziana Siciliano e dei sostituti Paolo Filippini, Mauro Clerici e Giancarla Serafini riguardano l’incarico di Boeri e Zucchi all’interno della commissione che ha aggiudicato la gara per la nuova Beic. In pratica, i due architetti – docenti al Politecnico di Milano – non dichiararono di avere legami con alcuni dei partecipanti, poi scelti come vincitori. E invece secondo le norme avrebbero dovuto far sapere di essere colleghi e impegnati negli stessi “settori d’interesse scientifico e didattico” di Raffaele Lunati e Giancarlo Floridi, ricercatori nello stesso Dipartimento del Politecnico, ma anche componenti della cordata vincitrice con Onsitestudio come capofila. Per Lunati e Floridi la Procura ha chiesto di emettere un’interdittiva temporanea. Boeri è anche accusato di non aver dichiarato la “frequente collaborazione professionale” fra il suo studio e la Sce project, guidata da Manuela Fantini (che faceva pure parte della cordata vincitrice), documentata da 9 fatture per 117.728 euro emesse dalla Sce nei confronti di Stefano Boeri Architetti. Informazioni che avrebbero dovuto essere “tempestivamente comunicate” e le cui omissioni hanno rappresentato, secondo gli inquirenti che coordinano l’indagine del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, le “modalità fraudolente” con cui truccare il “regolare svolgimento della gara”.
Chi vinse la gara – Alla stazione appaltante – il Comune di Milano – sarebbe stato impedito di venire a “conoscenza” dei fatti e di conseguenza sostituire i “membri della commissione” o escludere “i partecipanti dalla gara con conseguente scorrimento della graduatoria”. La gara di progettazione del nuovo centro funzionale dell’intero sistema bibliotecario dell’area metropolitana milanese ha ricevuto 44 proposte progettuali e la commissione ne ha selezionate 5 tra quelle pervenute con un concorso in una sola fase. La gara è stata vinta da un raggruppamento formato dai progettisti di Onsitestudio (Angelo Raffaele Lunati – Capogruppo, Giancarlo Floridi), Baukuh (Pier Paolo Tamburelli, Andrea Zanderigo, Giacomo Summa), Francesca Benedetto (Yellow office), Luca Gallizioli (Onsitestudio), Manuela Fantini (SCE project), Marcello Cerea (Starching), Davide Masserini (Ab-normal), Antonio Danesi (Stain), dai consulenti Silvestre Mistretta, Giuseppe Zaffino (Greenwich), Fabrizio Pignoloni (Dot-dot-dot) e dalla collaboratrice Florencia Collo (Atmos lab).
Le carte dell’inchiesta- Oggi, secondo i pm, sono emerse “collusioni” e accordi preventivi “tra i partecipanti alla gara Lunati Angelo Raffaele, Floridi Giancarlo (Onsitestudio) e i Commissari Zucchi e Boeri, avvenute per l’intervento di Pier Paolo Tamburelli (socio Studio Baukhu), professionista coinvolto personalmente nella redazione del progetto vincitore del bando e con cui Lunati e Floridi mantenevano i contatti durante la procedura”. Nella richiesta della procura si legge che Tamburelli, “violando l’anonimato previsto dal Bando” della gara indetta dal Comune di Milano, “entrava ripetutamente in contatto con i Commissari Zucchi e Boeri durante l’iter di valutazione dei progetti in gara” nel 2022 “e nelle fasi immediatamente precedenti alla scelta del concorrente vincitore, così che i Commissari potessero individuare, valorizzare e sostenere il progetto presentato dal raggruppamento Onsitestudio-Baukuh-Sce più altri ai fini dell’aggiudicazione della gara, come effettivamente verificatosi”. Agli atti anche corrispondenza Whatsapp e Telegram scambiata tra il 6 e l’8 luglio 2022, “successivamente cancellata da Boeri”: aveva come “oggetto l’esito della gara”. All’indomani della proclamazione dei vincitori la notizia fece molto rumore e polemica fra gli architetti milanesi. Alcuni esponenti dell’ordine degli architetti hanno fatto richiesta di accesso agli atti della Commissione, presieduta da Boeri e composta anche da Jocelyn Helen Froimovich Hes, rappresentante dell’ordine degli architetti della Provincia di Milano, da Rosa Maiello e Cino Zucchi per il Comune di Milano, da Jhionny Pellicciotta per l’ordine degli Ingegneri. Erano stati nominati anche i due membri supplenti, Giampiero Bosoni (ordine degli architetti) e Alberto Sada (ordine degli ingegneri). La vicenda era stata raccontata sulle pagine del Fatto Quotidiano con un articolo a firma dell’architetto Emilio Battisti nell’agosto del 2022. I nomi degli indagati era tutti già emersi con le perquisizioni dell’ottobre 2023.
Le chat e la richiesta di sequestro per 5,2 milioni – Da quell’acquisizione di documenti di 15 mesi fa erano emersi nuovi elementi che hanno portato i pm a chiedere gli arresti. Come il messaggio inviato l’11 luglio 2022, pochi giorni dopo l’aggiudicazione della gara, da parte dal progettista Floridi all’architetto Zucchi: “Evviva!!! grazie!!!!“. Come si legge nell’atto dei pm, “Zucchi e Floridi “dal 13.06.2022 al 10.07.2022” sono “ben attenti a non scambiarsi alcun messaggio, fino all’11.07.2022, allorché Floridi invia” quel “messaggio di ringraziamento relativamente all’aggiudicazione del concorso Beic”. Agli atti anche la ricostruzione di un “incontro” a Milano tra Boeri e Tamburelli “la sera prima” dell’aggiudicazione, il 5 luglio 2022, del concorso alla cordata vincitrice. E ancora uno scambio di messaggi WhatsApp e di immagini, tra cui quella di un libro con all’interno un ventaglio di biglietti da 50 euro l’una o di un tycoon che ridendo maneggia diverse banconote, ritenuto “particolarmente significativo” dagli inquirenti. Lo scambio di tali messaggi – lontani da fare ipotizzare uno scambio di denaro – tra Zucchi e Tamburelli risale al 29 giugno 2022, lo stesso giorno dei lavori della commissione. Circostanza che per i pm testimonierebbe la “consapevolezza di entrambi gli interlocutori delle reciproche posizioni di concorrente e commissario” e alluderebbe “a ricchi guadagni di cui Tamburelli beneficerà” in seguito all’esito della gara internazionale. La procura aveva chiesto di sequestrare 5,2 milioni di euro tra le “le somme depositate sui conti-correnti bancari o depositi postali” degli indagati o degli studi professionali vincitori della gara. La cifra sarebbero i soldi già liquidati dei complessivi 8.621.800,64 euro che il “raggruppamento” di architetti “vincitore” otterrà attraverso quelle che gli inquirenti definiscono “collusioni” e condotte fraudolente”. In particolare oltre 476mila euro sono il “premio di progettazione”, 4,6 milioni per l’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva delle opere, 514mila euro per il coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione, 2,4 miloni per la direzione lavori e 990mila euro per il coordinamento sicurezza in fase di esecuzione.
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