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Reggio Emilia Tempi troppo lunghi per arrivare al verdetto, eccessivo ricorso alla prescrizione (con il 12% delle sentenze siamo primi in Regione) e soprattutto un Tribunale di Sorveglianza a rischio collasso. È il quadro che emerge dal report dell’anno giudiziario sulla salute della giustizia a Reggio Emilia. Nell’area emiliana e in particolare Reggio, si sa, «è marcata la presenza di una criminalità collegata alla ’ndrangheta di provenienza cutrese, ma anche di stampo camorristico (in particolare il clan dei Casalesi)». Ed è significativo che la nostra provincia venga citata per processi passati in giudicato istruiti dalla Dda di Bologna che vede il prima fila il pm di Aemilia Beatrice Ronchi: Grimilde, Perseverance, i delitti del 1992. Fra i processi di rilievo, anche quello per l’omicidio di Saman Abbas, che il prossimo 27 febbraio inizierà a carico della madre estradata dal Pakistan.
Venendo ai dati statistici nel periodo dall’1 luglio 2023 al 30 giugno 2024 il Tribunale di Reggio Emilia ha contato 183 procedimenti collegiali, 2.845 procedimenti davanti al giudice monocratico che la fa sempre più da padrone, 8 impugnazioni davanti al giudice di pace e 2.236 procedimenti di indagini preliminari. Meno di Modena, che è al secondo posto in Regione per volumi, ma più di Parma, per avere come punto di riferimento un territorio delle stesse proporzioni. La Procura di Reggio ha “macinato” fascicoli a ritmo elevato: sono stati 7.615 i procedimenti totali pendenti per notizie di reato contro noti, il che ci fa posizionare al terzo posto dopo Modena e Bologna, e 3.383 i casi nel registro delle attività dei pm. L’altra faccia della medaglia sono i 6.222 procedimenti contro ignoti – aumentati un po’ ovunque, occorre sottolinearlo – che ci fa guadagnare un poco lusinghiero primo posto seguiti da Modena e Parma. Siamo primi anche per il maggior numero di pendenze (1.907). L’Ufficio gip/gup, il primo ad essere direttamente in contatto con quello del pubblico ministero, denota una certa sofferenza: se la media dei rinvii a giudizio è del 6,3%, la forbice è ampia e va dal 10,5% di Modena ad appena il 3,6% di Reggio, dove invece si fa ampio ricorso ai decreti di giudizio immediato (l’11,4% da noi contro una media del 5,9%). Il peso delle ordinanze di restituzione atti al pm è elevata: 9,6% a Reggio su una media del 5,1%.
La durata media di un procedimento davanti al gip/gup è pari a 239 giorni (8 mesi): ma anche qui Reggio “sfora” a 349 giorni, pari a 11 mesi (peggio di noi solo Ravenna con un anno). Alta anche la durata delle sentenze di giudizio abbreviato: se la media è di 423 giorni, a Reggio si arriva fino ai 701 giorni. Se si aggiungono i tempi lunghi per le sentenze di patteggiamento (489 giorni contro una media di 225), dei decreti penali di condanna (538 giorni contro una media di 160) e delle ordinanze di restituzione atti al pm (402 giorni, la media è 248), si capisce perché «la sede più rapida è stata Forlì mentre la sede più critica è Reggio Emilia», dove peraltro i fascicoli ultratriennali (cioè aperti dal 2021) costituiscono il 24% del totale a Reggio su una media del 9%. La maglia nera sono le sentenze di prescrizione per non luogo a procedere: a Reggio sono addirittura il 40%, a Ferrara il 5%. Siamo sul podio per incidenza di prescrizioni sulle sentenze (12%). Per quanto riguarda l’Ufficio di Sorveglianza di Reggio Emilia, comprensivo dei circondari di Reggio, Parma e Piacenza, a fronte di una pendenza inizio periodo di 5.998 fascicoli ne sono arrivati altri 11.264, di cui definiti 12.569 e pendenti 4.517. Solo su Reggio, l’Ufficio di Sorveglianza ha definito 117 atti su 257: la metà. L’Ufficio dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – occuparsi di «una popolazione carceraria in crescita rispetto all’anno precedente»: 1.415 detenuti totali, ai quali occorre aggiungere gli internati nelle Rems, con la struttura di via Montessori che è full (30 internati) e che nel periodo interessato ha assorbito anche quelli di Bologna. Il paradosso è che le leggi «finalizzate a lenire il sovraffollamento carcerario» hanno comportato «un impegno nettamente superiore rispetto al passato, anche sotto il profilo dello studio e dell’istruzione del fascicolo, tanto da richiedere interventi urgenti per reperire nuove risorse materiali e umane». l © RIPRODUZIONE RISERVATA
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