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il caso
COSENZA Ignaro di quanto stesse accadendo, della bugia di un parto mai avvenuto e di una gravidanza inventata. All’esito dell’udienza di convalida, dopo l’interrogatorio svolto nel carcere di Cosenza dalla gip Claudia Pingitore, alla presenza del pm Antonio Bruno Tridico e dei difensori, gli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci, Aqua Moses è stato scarcerato. Il cittadino nigeriano di 43 anni era finito in carcere, insieme a sua moglie Rosa Vespa, perché ritenuto inizialmente responsabile del rapimento della piccola Sofia Cavoto: neonata portata via dalla coppia dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza lo scorso 21 gennaio. Il pm Antonio Bruno Tridico e la gip hanno ritenuto credibile la versione fornita dal legale dell’uomo, risultato totalmente estraneo all’accaduto. Rosa Vespa, invece, si è assunta la responsabilità dell’azione compiuta, sottolineando di «non aver fatto del male alla piccola» e dell’assenza di coinvolgimento «di terze persone».
Una tesi, quella della innocenza di Moses sorretta anche da alcuni messaggi whatsapp inviati da Rosa Vespa al marito e mostrati da Quarto Grado. «Amore mio, non ti fanno entrare – scrive Vespa – ma io sono tranquilla ora. Guarda Whatsapp che dopo ti mando la foto dell’amore nostro». Per rendere ancora più credibile il racconto, a Moses sarà inviato un sms da una presunta infermiera. «Sua moglie ha partorito, un bimbo di circa 3 kg. Tra poco la faccio chiamare». Quanto basta per costruire un castello poi franato al momento dell’irruzione degli uomini e delle donne della polizia di Cosenza, giunti nell’abitazione della coppia a Castrolibero per riportare Sofia nelle braccia della mamma e del papà. (f.b.)
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