Ritorna in auge la “sanità”: ancora incontri, commissioni e proposte: le idee del Partito Democratico

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ALGHERO – Come un fiume carsico, da svariati anni, il tema della sanità scompare e riappare, scompare e riappare. Salvo, ancora ad oggi, non esserci, almeno a quanto si apprende, degli oggettivi e radicali cambiamenti verso una crescita dei servizi e soprattutto dell’agognata struttura, o se si vuole “nuovo ospedale” (per cui è nato anche un comitato=, da affiancare all’attuale civile o da realizzare in qualsivoglia area.

Nuova Giunta Regionale e nuove istanze da registrare. Ed è così che riparte il “valzer” degli incontri con i vari territori e dunque le proposte di modifica allo stato attuale del comparto. Domani saranno auditi i rappresentanti locali da parte della commissione regionale presieduta dalla Fundoni che, proprio in questi giorni, insieme al collega Di Nolfo, ha effettuato un sovralluogo al Civile. Oggi è fissata la commissione presieduta da Christian Mulas che domani sarà presente, insieme al sindaco, a Cagliari.

Intanto sul tema arriva una sorta di “vademecum” da parte del Partito Democratico con destinatari i vertici della Regione.

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All’Assessore Regionale della Sanità
Alla Presidente della Commissione Sanità in Consiglio Regionale
Al Sindaco di Alghero

Il DL 40 in discussione in Commissione Sanità del Consiglio Regionale affronta, nell’ambito di una riorganizzazione complessiva, anche i rapporti fra AOU e Sistema Sanitario Regionale e tra Università e Regione. In particolare, per quanto riguarda gli ospedali di Alghero, propone il “rientro” dell’Ospedale Marino nella ASL di Sassari.

Premesso che la problematica che riguarda Alghero è soprattutto legata alla carenza di personale medico-specialistico e, in particolare, di anestesisti, cardiologi e pediatri, riteniamo vada superato l’effetto di concentramento di risorse umane nella AOU di Sassari, che ha portato al collasso della stessa AOU per eccesso di domanda sanitaria e all’indebolimento della capacità operativa degli ospedali territoriali, Alghero compreso.

Si sta osservando un crescente flusso migratorio dei pazienti dalla provincia di Sassari verso altre aziende sanitarie, specialmente per procedure complesse, come quelle interventistiche in campo cardiologico. Questo fenomeno, legato a una percepita maggiore qualità assistenziale in altre sedi, sottolinea la necessità di un modello sanitario più decentralizzato e olistico. È essenziale considerare il contesto socioeconomico e demografico del territorio. Una città come Alghero, che durante la stagione estiva raggiunge un numero di abitanti paragonabile a Sassari e serve un vasto bacino territoriale, non può continuare a essere trattata come un centro micro-satellite subordinato all’hub regionale.

L’AOU ha preso in carico l’Ospedale Marino dal 1° gennaio 2022. Tutti ricordiamo come, senza alcuna preventiva discussione con il territorio e senza alcun passaggio nel Consiglio Comunale di Alghero, con un blitz in Consiglio Regionale, nella scorsa legislatura a guida centrodestra, sia stato sancito il passaggio dell’Ospedale Marino di Alghero all’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari.

L’obiettivo era migliorare le attività integrate nel campo dell’ortopedia, della traumatologia e della riabilitazione. Ma il percorso per raggiungere tale obiettivo non è stato tracciato. Anzi, all’inizio di marzo 2022 sono state chiuse le sale operatorie e l’attività chirurgica è stata spostata presso il Civile, con un andirivieni di ortopedici e pazienti e l’impossibilità di intervenire su patologie che necessitavano di chirurgia protesica, chirurgia della mano e del piede, artroscopia del ginocchio e della spalla. Solo il 23 febbraio 2024 è stata riaperta una delle sale operatorie. Ciò ha comportato la ripresa dell’attività chirurgica di ortopedia all’Ospedale Marino, ma i lavori necessari nelle altre sale, ai fini della sicurezza, risultano sospesi. La stessa attività su un’unica sala è stata resa possibile solo grazie al ricorso a prestazioni aggiuntive o a contratti a gettone: inammissibile!

L’AOU, che pure dispone di oltre cento anestesisti su Sassari, non ha disposto il trasferimento sul Marino di Alghero di nessuno di questi medici, agendo solo su interventi tampone e a tempo, come quelli relativi ai contratti aggiuntivi. Anzi, ha disposto – sulla base di un accordo con la ASL e con modifica in questo senso dell’atto aziendale – che il responsabile dell’unica struttura di Anestesia presente ad Alghero, all’Ospedale Civile, fosse una Universitaria: altro fatto fortemente discutibile. Ci risulta che diversi anestesisti abbiano fatto domanda di trasferimento e che ci siano in atto anche almeno quattro assenze di dirigenti medici per malattia!

Lo diciamo chiaramente: non serve solo il passaggio da un’azienda sanitaria all’altra, ma un progetto vero e condiviso sulla sanità algherese e sulla rimodulazione del modello assistenziale, che consentirebbe al centro hub di Sassari di concentrarsi sulle patologie di alta complessità, come neurochirurgia e cardiochirurgia, delegando una quota di procedure comuni, seppure anche complesse ma ormai routinarie, ai presidi territoriali, come quello di Alghero. Questa riorganizzazione migliorerebbe l’efficienza complessiva del sistema, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’accesso alle cure.

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Un progetto che tenga conto delle risorse umane da assegnare:

Quante andranno ad Alghero ad espletamento del concorso per anestesisti?
È stato valutato, relativamente al possibile rientro della ASL nella gestione dell’Ospedale Marino, la disponibilità della Regione e della ASL ad assegnare il personale necessario per il funzionamento e il potenziamento, quali infermieri, strumentisti, medici ortopedici e anestesisti?
Quanti cardiologi verranno assegnati per sanare la vergognosa assenza di specialisti tutti i giorni dalle ore 20 in poi e nei giorni festivi?
E quanti pediatri? Posto che anche loro sono assenti dalle 20 in poi e nei giorni festivi e che tale lacuna, indirettamente, ha comportato la chiusura del punto nascita su Alghero.
Quando verrà aperta la terapia intensiva, posto che è stata finalmente accreditata, ma non si può aprire senza anestesisti dedicati né si può pensare di fare affidamento solo sugli specializzandi?
Non solo.

La struttura complessa di Urologia ha, da atto aziendale, 5 posti letto: negli ultimi anni c’è stato un incremento considerevole dei ricoveri e delle giornate di degenza per ottimizzazione dell’utilizzo dei posti letto. Contestualmente, c’è stato un calo importante degli interventi in day surgery, in quanto non disponibili le sale dell’Ospedale Marino (dove venivano eseguiti tali interventi) per cessione alla AOU. La richiesta di pazienti affetti da patologia urologica è aumentata, probabilmente per una inversione del flusso verso Alghero, legata sia alla buona pratica clinica sia all’aumento delle liste d’attesa presso la AOU di Sassari. È indispensabile aumentare i posti letto ad almeno 12, previsti per una struttura complessa e come prevedono i lavori di ristrutturazione, anche perché fino al 2019 i posti letto in urologia, non disponibili ma accreditati in Regione, erano 15

È necessario potenziare il servizio di Endoscopia Chirurgica che, nonostante le lunghe liste di attesa, essendo l’unico servizio all’interno della ASL, è stato inspiegabilmente depotenziato. Attualmente opera in locali inadeguati e fuori norma, nonostante siano stati da tempo disponibili i locali appositamente ristrutturati al terzo piano dell’Ospedale Civile.
Attualmente, nella Chirurgia Generale dell’Ospedale Civile risultano in servizio solo due medici: il direttore della struttura e un altro chirurgo strutturato. Da qualche anno è stato creato il servizio Week Surgery con un dirigente di struttura semplice, un altro medico strutturato e altri tre medici a contratto. Per una migliore funzionalità del servizio, è indispensabile la riorganizzazione della Chirurgia Generale del presidio di Alghero.
È prioritario assegnare adeguato personale al Centro di Salute Mentale, nonché riattivare il Centro Diurno, già operativo in passato e con buoni esiti assistenziali, trattandosi di pazienti estremamente fragili che necessitano di cure e attenzioni continuative.
È necessaria la trasformazione di alcuni servizi ambulatoriali in unità operative integrate ospedale–territorio, come il Presidio di Pneumologia, avente come obiettivo la gestione più completa e multidisciplinare dei pazienti, sia ricoverati che ambulatoriali. Questo approccio consentirebbe una maggiore presa in carico del paziente nei percorsi diagnostico-terapeutici, attuabili a breve-medio termine, in post-dimissione ospedaliera, in fase di instabilità clinica o per diagnostica invasiva. Si ridurrebbe così il flusso verso il Pronto Soccorso di pazienti con malattie polmonari croniche e di coloro che necessitano di procedure diagnostiche invasive con breve periodo di osservazione.
È urgente dotare la Riabilitazione dell’Ospedale Marino di medici strutturati, poiché quelli attualmente in organico non possono assicurare la copertura dei turni. Con la presenza stabile di anestesisti, e quindi con maggiore copertura rianimatoria, la struttura potrebbe servire pazienti con un grado maggiore di complessità, soprattutto se affiancata dalla presenza o dalla pronta disponibilità di un cardiologo.
È indispensabile aprire un reparto di lungodegenza, per destinare il sovraffollato reparto di Medicina solo agli acuti.
È necessario garantire la piena funzionalità al reparto di Dialisi.
È fondamentale rafforzare la Medicina del Territorio, anche per creare un filtro per il Pronto Soccorso.
È urgente ripensare l’assistenza sanitaria in ambito cardiologico, redistribuendo risorse e competenze in modo equilibrato.
Inoltre, una volta riforniti i presidi territoriali di personale e competenze adeguate, presenti nella maggior parte dei casi ma limitati a causa della carenza di dirigenti medici, sarà possibile distribuirvi anche gli specializzandi in maniera razionale. Questo cambiamento non solo migliorerebbe l’efficienza dei servizi sul territorio, ma porterebbe un valore aggiunto alla formazione stessa. Gli specializzandi, attualmente concentrati in gran numero su un unico centro come Sassari, sono spesso costretti a emigrare verso centri della penisola per completare la propria formazione, con il risultato che molti di loro non fanno più ritorno in Sardegna. Tale dinamica contribuisce ulteriormente all’impoverimento del tessuto sociale sardo.

Una distribuzione razionale degli specializzandi tra i diversi presidi territoriali, integrati e ben funzionanti, garantirebbe loro una formazione completa e variegata, aumentando le probabilità di una loro permanenza nell’isola e rafforzando il sistema sanitario locale. La redistribuzione degli specializzandi, quindi, non deve essere vista come una semplice esigenza organizzativa, ma come una strategia strutturale per garantire una formazione sanitaria più diffusa, efficace e sostenibile. È necessario adottare criteri rigorosi, ma oggettivi e verificabili, per selezionare i presidi territoriali destinati alla formazione, valorizzandoli come parte integrante di un sistema sanitario policentrico e resiliente. Solo attraverso una pianificazione accurata e lungimirante sarà possibile invertire il trend migratorio dei giovani professionisti e trasformare i presidi territoriali in risorse formative e assistenziali di eccellenza.

Capitolo a parte, ma altrettanto urgente, riguarda l’edilizia ospedaliera. Reiteriamo la richiesta della costruzione del Nuovo Ospedale da realizzare nel territorio di Alghero (come previsto dal Piano Regionale dei Servizi Sanitari 2006-2008), con l’aggiornamento dello studio di fattibilità predisposto dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari con sede in Alghero. Nel frattempo, è indispensabile richiedere l’ampliamento dell’Ospedale Civile, con un nuovo blocco operatorio e la creazione di nuovi spazi da destinare a diverse specialità, che assicurino il DEA di primo livello”.

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