Era il 2015 quando Inside Out si concludeva con Riley, una ragazzina di 12 anni, che accettava la propria tristezza, riuscendo a condividere i suoi sentimenti con i genitori. Nella sua mente, Gioia riconosceva finalmente l’importanza delle altre emozioni, in particolare Tristezza. Tuttavia, proprio quando tutto sembrava essersi stabilizzato, un misterioso pulsante rosso con la scritta “pubertà” faceva la sua comparsa, lasciando tutti con una domanda: cosa potrebbe accadere di peggio? Dopo nove anni, nel 2024, la risposta arriva con Inside Out 2, uno dei sequel più attesi dello scorso anno.
Sono andata a vedere il film con mia madre. Nonostante i miei … tot anni :)- , condividere un film Disney con lei mi regala una connessione speciale con la mia infanzia, come se il tempo rallentasse per la durata della pellicola. E quale film migliore per questo viaggio emozionale se non Inside Out 2? Il sequel, come il suo predecessore, riesce a parlare a un pubblico trasversale: i più piccoli possono intuire cosa li attenderà nella crescita, gli adolescenti si riconoscono nei conflitti interiori, mentre gli adulti ripensano al proprio passato con nuove consapevolezze. Le emozioni si susseguono in un’altalena di risate e lacrime, offrendo un’esperienza che ricorda una seduta terapeutica.
Nel quartier generale della mente di Riley ritroviamo le emozioni primarie: Gioia, Rabbia, Paura, Disgusto e Tristezza. Ma dopo una notte di lavori sulla plancia, un gruppo di nuove emozioni fa il suo ingresso: Invidia, Imbarazzo, Ennui e soprattutto Ansia. Quest’ultima emerge come una sorta di guida per il nuovo gruppo, un po’ come Gioia lo è stato per il nucleo originale. Nel frattempo, Riley ha appena compiuto 13 anni e si prepara a iniziare il liceo. La sua vita è piena di sfide ed eccitazione: il camp sportivo con le migliori amiche, la competizione per entrare nella squadra di hockey e i grandi cambiamenti tipici dell’età.
Tuttavia, il film sfida l’idea che questi cambiamenti siano soltanto entusiasmanti. Ansia, infatti, si pone come specchio di Riley stessa: è l’ultima arrivata, desiderosa di dimostrare il proprio valore e trovare il suo posto tra le altre emozioni. Questo desiderio, condivisibile e spesso universale, porta a riflettere su temi come il confronto con gli altri e la ricerca di approvazione. Ansia è raffigurata come un personaggio complesso, non semplicemente negativo. I più piccoli potrebbero percepirla come antipatica, ma gli adulti vedranno in lei una rappresentazione autentica di meccanismi psicologici comuni.
Attraverso le nuove emozioni – Invidia, Imbarazzo ed Ennui – il film esplora ulteriormente la complessità della mente adolescenziale. Invidia rappresenta il desiderio di appartenenza e ammirazione, Imbarazzo incarna la paura del giudizio, mentre Ennui, con il suo sarcasmo e spleen, diventa un riflesso della noia e del bisogno di silenzio. Queste emozioni contribuiscono a creare un quadro vivido di come l’adolescenza possa essere una fase tumultuosa, ma anche piena di potenziale.
Il concetto centrale di Inside Out 2 è il “Senso di sé”, un luogo poetico nella mente di Riley, rappresentato come un giardino zen dove i ricordi si intrecciano in un nodo unico e luminoso. Gioia, da sempre pilastro del processo decisionale di Riley, cerca di mantenere questo equilibrio positivo. Tuttavia, l’arrivo di Ansia sconvolge il delicato sistema. Ansia, con la sua natura protettiva ma impetuosa, tenta di rendere il Senso di sé più forte e resistente, anche se ciò implica mettere in discussione l’influenza delle emozioni primarie. Questo cambiamento conduce a un conflitto interiore, rappresentato in modo straordinariamente visivo e narrativo, culminando in un momento di crisi che si manifesta con un attacco di panico.
La rappresentazione dell’ansia nel film è estremamente realistica e potente, offrendo uno sguardo profondo su come possa influenzare una giovane mente. La crisi di Riley diventa un punto di svolta: le emozioni primarie si trovano a intraprendere un viaggio per comprendere il loro nuovo ruolo, riflettendo anche su quanto siano cresciute insieme a lei. Questo percorso interiore, per Riley e le sue emozioni, diventa una metafora perfetta dell’adolescenza: un periodo di trasformazione, pieno di sfide, ma anche di opportunità di crescita.
Nonostante alcune critiche secondo cui il film semplificherebbe processi psicologici complessi, Inside Out 2 brilla per la sua capacità di comunicare emozioni universali. Come spettatrice, mi sono sentita capita e sostenuta, riconoscendo pezzi del mio passato nelle esperienze di Riley. Se questo film fosse uscito quando ero un’adolescente, forse avrei trovato le parole per descrivere meglio i miei sentimenti, incluso il mio primo attacco di panico.
Inside Out 2 non pretende di essere un trattato di psicologia, ma offre una rappresentazione accessibile e commovente delle dinamiche emotive. Con i suoi colori vivaci, dialoghi brillanti e momenti di riflessione, è una pellicola che merita di essere vissuta. E un consiglio: non alzatevi prima della fine dei titoli di coda. C’è sempre qualcosa che resta in sospeso. 🙂
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