di Giorgia Andrei | Ogni anno la Camera di commercio di Torino e Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, pubblicano l’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità. L’indagine si basa su un universo di 2.135 imprese con sede legale in Italia: produttori di parti e componenti, integratori di sistemi e fornitori di moduli che, con gli Engineering & Design, rappresentano il nucleo consolidato della ricerca. Commentando l’ultima edizione dell’Osservatorio, presentata a fine ottobre, Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino, ha detto: “Seppure i dati del 2023 siano ancora positivi, l’indagine descrive una filiera pessimista, preoccupata per l’instabilità del quadro economico e per l’incertezza sui volumi produttivi e fortemente condizionata dalle strategie delle case produttrici. Sebbene la maggioranza delle imprese realizzi prodotti destinati a qualunque tipo di veicolo, indipendentemente dall’alimentazione, la temuta scadenza europea del 2035 impone un cambiamento del modello di business al 34% delle imprese, tra mantenimento della produzione per paesi extra-UE, virata verso l’elettrico, o addirittura, uscita dal settore auto. In questo contesto di incertezza, gli investimenti in R&S sono stabili, si registra un leggero calo delle imprese esportatrici e dei piani di sviluppo di nuovi powertrain, mentre è diffusa l’adozione di azioni in ambito Esg”.
Anche Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti di Anfia, ha parlato di tempi difficili in arrivo: “La crisi della domanda di autoveicoli in Europa e in Italia, l’aumento dei costi di produzione e il rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità stanno creando le premesse per un possibile peggioramento di scenario riguardo all’impatto della transizione industriale sull’occupazione. Secondo un recente studio di Clepa, l’associazione europea della componentistica automotive, dal 2020 ad oggi le perdite nette di posti di lavoro nel settore in Europa hanno superato i livelli dell’era Covid-19, essendo pari a 56mila unità, mentre nel primo semestre 2024 sono stati annunciati tagli per ulteriori 32mila posti di lavoro, superando i 29mila del secondo semestre 2020. La componentistica è sotto pressione anche in Italia, dove l’impatto del perdurante calo dei volumi di veicoli prodotti rende urgente attuare misure di politica industriale per la competitività delle imprese”.
La domanda di autoveicoli nel nostro Paese ha chiuso il 2023 a 1,8 milioni, segnando un +19,1% rispetto al 2022. A confronto con il 2019, però, si registra un calo del 18,1%: il mercato ha visto un calo di circa 400mila veicoli. Per il 2024 la stima Anfia rimane su volumi stabili, indicando uno 0,5% in meno rispetto al 2023. Ha chiuso invece con una crescita a doppia cifra (+10,6%) la produzione domestica di autoveicoli, che ha raggiunto le 880.000 unità. Per il 2024, però, anche questo dato è atteso in calo: gli autoveicoli prodotti dovrebbero essere poco più di 600mila.
I Paesi emergenti trainano il mercato
Nel 2023 l’economia globale ha subito un rallentamento, ma la dinamica è stata eterogenea: mentre gli Stati Uniti hanno mostrato dinamismo e le economie emergenti resilienza, l’Eurozona ha rallentato in modo più marcato.
Le politiche monetarie restrittive adottate dalle banche centrali per contrastare l’inflazione hanno contribuito alla decelerazione, mentre l’inflazione globale si è ridotta rispetto ai picchi del 2022. Nel 2023 rispetto al 2022 la domanda mondiale di autoveicoli si è attestata a quasi 93 milioni di unità, +11,9%, con volumi che superano quelli del 2019 (erano oltre 92 milioni). L’andamento delle vendite mondiali è stato fortemente influenzato dalle crescite registrate in Europa (+18,7% in EU27, Efta e Regno Unito), in Nord America (+13,4%) e nell’area Asia-Pacific (+10,2%), sebbene gli equilibri rispetto al pre-pandemia siano cambiati notevolmente. Per il 2023, i volumi per Europa, Stati Uniti e Giappone sono stati in calo (rispettivamente -17,9%, -8,5% e -8%) e a spingere il mercato sono state le economie emergenti, con in testa Cina e India (+16,7% e +33,1%). Nel 2024 la domanda mondiale potrebbe superare i 94 milioni di autoveicoli (+2% sul 2023). Sul fronte produttivo, nel 2023 si è registrato un +10,3% a livello globale, una crescita che ha interessato tutte le aree, ma con una quota di mercato dei Paesi storicamente più legati all’industria automotive che si è ridotta a favore dei Paesi emergenti. Sempre a livello mondiale, nel 2024 la produzione dovrebbe invece mantenersi stabile, con volumi poco più alti rispetto al 2023, circa 94,2 milioni di unità (+0,6%), ma con un ulteriore spostamento delle dinamiche produttive verso l’Asia.
I trend tecnologici
Quali sono le spinte tecnologiche più forti nella filiera? In generale le imprese sono orientate verso la componentistica di prodotti e/o servizi destinati a ogni tipo di veicolo, indipendentemente dall’alimentazione.
Il 30,1% invece è orientato verso la produzione di componenti che caratterizzano i motori a combustione interna. Inizia, tuttavia, ad essere rilevante il numero di componentisti specializzati in parti per veicolo elettrico e infrastrutture di ricarica (il 16,4%), così come si possono identificare quelli attivi nella produzione di hardware/software per i veicoli connessi e autonomi (il 6,6%) e, in generale, nei servizi per la mobilità (il 2,7%), nonché quelli che presidiano i sistemi di alimentazione a fuel cell (il 5,5%). Sui sistemi ad alimentazione a Gpl/metano operano invece il 6,8% delle imprese.
Se nella precedente edizione dell’Osservatorio, nel complesso, si era stabilizzata la partecipazione della filiera della componentistica a progetti di sviluppo di nuovi powertrain, nel triennio 2021-2023 la spinta verso tali progetti rallenta: per i powertrain ibridi ha riguardato il 26,7% delle imprese (erano il 30,0% nel triennio 2020-2022), e per quelli elettrici il 23,6%, circa cinque punti percentuali in meno rispetto al triennio in esame nella scorsa rilevazione. Resta invece pressocché stazionaria la quota di imprese che ha preso parte a progetti di riduzione delle emissioni sul motore a combustione interna, attraverso nuovi materiali e alleggerimento del peso dei veicoli (il 24,1%).
Risultati e previsioni
Nel 2023 le imprese che compongono l’universo della componentistica automotive italiana hanno impiegato nel settore circa 170mila addetti e generato un fatturato stimato pari a 58,8 miliardi di euro.
Seppure il 2023 mostri ancora una crescita del giro d’affari del +3,1% sul 2022, essa si presenta più contenuta rispetto all’anno precedente, nettamente inferiore a quanto registrato nel 2021 e, comunque, non riferibile a tutti i segmenti della filiera. Se da un lato cresce il fatturato per gli E&D (+14,3%), per i sistemisti e modulisti (+9,3%) e per l’insieme degli specialisti (al cui interno spicca il risultato dei fornitori legati al motorsport con il +11,7%), dall’altro è la subfornitura a evidenziare una certa sofferenza che riguarda sia i subfornitori tout court (-11,3), sia quelli delle lavorazioni (-5,4%). E anche sul fronte occupazionale l’andamento non è omogeneo: gli E&D e gli specialisti del motorsport hanno registrato i migliori risultati (+21,3% e +10,1%), mentre i sistemisti e modulisti si caratterizzano per essere il segmento con il numero di addetti in diminuzione (-8,5%). È noto che la componentistica automotive italiana stia attraversando delle difficoltà: c’è preoccupazione per l’indebolimento dell’industria europea del settore e per la riduzione della domanda, in uno scenario reso instabile dalle tensioni geopolitiche internazionali e dalla necessità di stare al passo con quanto imposto dalla transizione tecnologica ed energetica. Interrogate sulle previsioni per il 2024, le imprese si sono espresse con una visione marcatamente pessimistica, parlando del 2024 come di un anno di arretramento per tutti i vari indicatori economici, a partire dal fatturato che vede appena il 23% degli operatori dichiarare una crescita e il 55% una diminuzione. La maggiore debolezza viene avvertita soprattutto per gli ordinativi interni (previsioni di contrazione per il 57% delle imprese e saldo tra attese di aumento e riduzione del -40%), ma anche sui mercati esteri, per i quali il 50% degli operatori stima una riduzione degli ordinativi. Per un’impresa su tre, inoltre, è prevista una contrazione dell’occupazione. Tutto ciò influenza, ovviamente, i piani di sviluppo delle imprese, in larga misura influenzati dall’instabilità del quadro economico europeo e dalle strategie delle case automobilistiche del Vecchio Continente. Gli operatori guardano con attenzione anche al cambiamento delle politiche commerciali internazionali, sempre più orientate al protezionismo, e all’ingresso delle Case automobilistiche cinesi in Europa, con la possibile realizzazione di stabilimenti. E proprio della Cina, il presidente di Anfia Roberto Vavassori, ha detto: “È grande, molto grande, si muove con destrezza e rapidità nonostante la mole impressionante e ha il chiaro obiettivo di medio termine di ottenere la leadership di mercato a livello globale, non solo nel proprio, che è il più grande al mondo, ma soprattutto nei mercati maturi e in quelli in via di sviluppo ed espansione. E si ripromette di farlo non solo in virtù dei fattori di costo di produzione, ma anche giocando sul piano della tecnologia a tutto campo, inclusa quella del software, oltre che dell’elettrificazione”. Vavassori ha ricordato come in Cina nel 2000 venissero prodotti 2 milioni di veicoli, quasi tutti da joint-venture con partner occidentali, mentre oggi siamo a poco meno di 30 milioni, in gran parte prodotti da case locali. A queste ultime, tra l’altro, ha detto ancora Vavassori “molti costruttori occidentali fanno la corte per stringere accordi o di tecnologia o di produzione, soprattutto per i powertrain elettrici o per software per Adas e infotainment”.
Altri timori delle imprese sono connessi alla riduzione della domanda, all’incertezza dei volumi produttivi e alla difficoltà nel farsi riconoscere aumenti dei costi di produzione da parte degli Oem. “Come abbiamo avuto modo di vedere in questi ultimi mesi tra crollo del mercato, annunci di chiusure di stabilimenti e tagli occupazionali, adozione di misure protezionistiche e cambi ai vertici delle case automobilistiche, le dinamiche e le evoluzioni globali del settore automotive sono ormai velocissime. Non possiamo più permetterci di aspettare, dobbiamo ritrovare la strada”, ha aggiunto Vavassori. Una strada che, occorre esserne consapevoli, sarà sicuramente in salita.
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