YEMEN, conflitto ed eliminazioni mirate. La leadership Houthi è nel mirino: aspetti relativi alla sua protezione

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Nell’articolo vengono evidenziate le criticità è i punti di forza della sicurezza della leadership dell’organizzazione terroristica yemenita sostenuta dall’Iran, questo nei termini della protezione assicurata ai suoi elementi apicali. In particolare, a essere sottoposte ad analisi sono state le modalità attraverso le quali queste figure chiave farebbero ricorso allo scopo di sottrarsi ai raid che Israele ha recentemente minacciato di sferrare in rappresaglia qualora il territorio o gli interessi dello Stato ebraico divenissero nuovamente oggetto di attacchi lanciati dalla formazione yemenita proxi di Teheran.

IN PREVISIONE DEI RAID ISRAELIANI SULLO YEMEN

I ricercatori che in ambito internazionale si sono occupati della specifica tematica sarebbero pervenuti alle conclusioni che l’organizzazione degli Houthi, in via preventiva, abbia approntato un rafforzato sistema di sicurezza nei confronti dei possibili attacchi israeliani, una minaccia in termini operativi dalla lunga distanza, che tuttavia si ritiene aumenti nel prossimo futuro. Fino a oggi, dallo scorso mese di luglio si registrano cinque raid aerei effettuati dall’aviazione militare dello Stato ebraico a queste distanze da proprio territorio, a venire colpite sono state le infrastrutture degli Houthi e altri obiettivi a loro riconducibili nello Yemen. Si è trattato di una ritorsione al lancio di centinaia di droni armati e missili da parte degli Houthi, attacchi che avevano avuto luogo nel quadro della guerra per procura combattuta per conto dell’Iran.

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MONITI DI WASHINGTON E GERUSALEMME

L’amministrazione statunitense presieduta da Joe Biden aveva inserito l’organizzazione degli Houthi nell’elenco di quelle terroristiche, poiché aveva utilizzato i missili ricevuti da Teheran per attaccare le navi che facevano rotta nel Mar Rosso. Successivamente, il neoeletto Donald Trump ha emanato un ordine presidenziale mirante al depotenziamento ulteriore di questa organizzazione terroristica. Infine, a seguito dell’ultimo attacco israeliano sullo Yemen (10 gennaio 2025) il ministro della Difesa dello Stato ebraico, Israel Katz, aveva fatto diffondere una videoregistrazione diretta alla leadership houthi, nella quale li ammoniva affermando che Israele gli avrebbe «dato la caccia», ribadendo la volontà espressa il mese precedente di voler «decapitare» il vertice yemenita. Abdul Malek al-Houthi, elemento apicale dell’organizzazione, aveva replicato anch’egli mediante un messaggio videoregistrato, una sorta di sfida, poiché la sua milizia avrebbe «monitorato» il cessate il fuoco nel frattempo entrato in vigore nella striscia di Gaza, «intensificando il conflitto» con Israele qualora avesse violato l’accordo con Hamas.

IL PRUDENTE ABDUL MALEK

In questo caso, l’aspetto importante da considerare non è la retorica di circostanza della quale ha fatto esercizio il leader sciita yemenita, infatti, si sottolinea come questi sia una personalità schiva che nel passato raramente aveva rilasciato dichiarazioni, neppure videoregistrate e da località sconosciute. Mohammed al-Basha (giornalista yemenita oggi negli Stati Uniti d’America, a capo della società di consulenza Basha Report, specializzata in valutazioni dei rischi in Medio Oriente e Nord Africa, ripreso da Lipin nel suo articolo per VOA) sostiene di non aver rilevato nello Yemen eventi pubblici che abbiano visto la presenza degli al-Houthi fin dal 2015, cioè da quando la coalizione a guida saudita avviò le operazioni militari per scacciare gli Houthi dalla capitale Sanaa, che la milizia aveva conquistato l’anno precedente. Sia Albasha che altri ricercatori ritengono che al-Houthi e altri elementi di spicco della sua milizia si nascondano da anni tra le montagne della provincia di Saada, nello Yemen nordoccidentale, luogo di origine del suo clan.

LIVELLO DI SICUREZZA DELLA LEADERSHIP HOUTHI

Ad avviso dei citati ricercatori le minacce israeliane non avrebbero dunque mutato  di molto i comportamenti della leadership houthi, essi avrebbero affinato le loro attenzioni alla sicurezza da quando le forze armate saudite ed emiratine li avevano attaccati. Infatti, sono rare le occasioni nelle quali al-Houthi ha rilasciato personalmente interviste alla stampa oppure incontrato rappresentanti dell’Onu o altri visitatori stranieri. Secondo Ely Karmon (ricercatore israeliano presso la Reichman University) i leader Houthi hanno rafforzato le proprie precauzioni indotti degli ultimi sviluppi della situazione determinati dagli attacchi israeliani e americani allo Yemen e da quelli israeliani contro i leader di Hamas ed Hezbollah in altre parti della regione. Sottolinea Karmon che «dieci giorni dopo il primo attacco aereo israeliano allo Yemen, il 20 luglio 2024, a Teheran è stata celebrata la cerimonia di giuramento del nuovo presidente, Massoud Pezeshkian, ma al-Houthi, che degli iraniani è tra i più stretti alleati, non vi ha preso parte. A differenza del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, recatosi invece nella capitale della Repubblica Islamica, dove ha poi trovato la morte per mano israeliana poche ore dopo il termine dell’evento». Secondo April Longley Alley (altra ricercatrice citata da Lipin nel suo articolo) è probabile che gli Houthi riducano al minimo, quando non escludano del tutto, l’impiego di apparecchiature per le comunicazioni in zone situate nella prossimità del loro leader supremo.

INQUIETANTI PRECEDENTI

Al riguardo va ricordato come in precedenza l’intelligence israeliana avesse fatto ampio ricorso ai dispositivi per le telecomunicazioni allo scopo di portare a termine le eliminazioni mirate di elementi di vertice e quadri intermedi di Hezbollah (settembre 2024), dapprima facendo esplodere migliaia di cercapersone, quindi centinaia di walkie talkie imbottiti di esplosivi. Alcuni giorni dopo questi attacchi, Israele ha eliminato la guida di Hezbollah, Hassan Nasrallah, colpendo il suo rifugio a sud di Beirut con un attacco aereo. Si tratta di precedenti dall’evidente significato, che non  può non avere indotto gli Houthi a rafforzare ulteriormente il livello di sicurezza della loro leadership. Oltre alla loro roccaforte di Saada, la leadership politica houthi (autorità non riconosciuta a livello internazionale) è insediata nella capitale, dove ha sede il Consiglio politico supremo. Il primo ministro (Ahmed Ghaleb Nasser al-Rahawi, capo del Consiglio politico supremo) e i membri del governo, inclusi i portavoce, appaiono regolarmente in pubblico a Sanaa, però solitamente in contesti caratterizzati dalla presenza di folla, un aspetto indice del ricorso a “scudi umani indiretti” nel caso si trovassero colpiti da un attacco aereo.

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IL «GAP» DELL’INTELLIGENCE ISRAELIANA

Tuttavia, se a una drastica riduzione delle telecomunicazioni fa premio un incremento del generale livello di prevenzione nei confronti delle eliminazioni mirate, essa dovrebbe comunque comportare alcuni svantaggi sul piano operativo e tattico, poiché nella conduzione delle attività militari, per la leadership houthi la trasmissione da luoghi remoti dei messaggi tra Saada e Sanaa si renderà maggiormente complicata e lenta, soprattutto se la disconnessione verrà protratta per periodi di tempo prolungati. Certamente, per l’intelligence e i militari israeliani eliminare i leader degli Houthi sarà più complicato rispetto a quelli di Hezbollah e degli altri gruppi proxy iraniani attivi in zone più vicine ai confini dello Stato ebraico, dato che lo Yemen dista oltre duemila chilometri di distanza da esso. Una distanza che richiede ai velivoli da combattimento israeliani diverse ore di volo per il raggiungimento dei loro obiettivi, rispetto ai pochi minuti necessari per raggiungere il Libano, la Siria o l’Iraq settentrionale. Inoltre, l’intelligence israeliana nello Yemen non dispone del medesimo complesso di fonti (Humint) sulle quali ha invece fatto affidamento in Libano e nei Territori palestinesi. Ora lo Yemen non costituisce più una minaccia a bassa intensità, «dunque – come conclude il professor Ely Karmon, interpellato da Lipin per la sua analisi – se nei prossimi mesi il cessate il fuoco a Gaza reggerà e gli Houthi si asterranno dal lanciare altri vettori contro Israele, ci si aspetta che a Tel Aviv ci si concentri sull’enorme gap dell’intelligence sullo Yemen, per colmarlo. Per farlo potrebbe ricorrere a droni a lungo raggio, satelliti, fonti umane, condividendo altresì informazioni gli Usa e i suoi partner regionali».



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