Elezioni Anm, la destra di Magistratura indipendente arriva prima e punta alla presidenza. Ma la sinistra (divisa) ha più voti

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La corrente conservatrice di Magistratura indipendente (Mi) conquista la maggioranza relativa alle elezioni dell’Associazione nazionale magistrati. È l’esito – ampiamente previsto – dei tre giorni di votazione online per il rinnovo del Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” di 36 seggi dell’organismo di rappresentanza delle toghe. Il gruppo di centrodestra, il più vicino al governo in carica, è arrivato in testa con 2.065 voti, il 30,3%, quasi quattrocento in più dell’ultima tornata elettorale nel 2020: acquisirà quindi il diritto di proporre il nome del nuovo presidente, che dovrà essere eletto dal direttivo e sostituirà Giuseppe Santalucia, esponente dei progressisti di Area, arrivato a fine mandato. In pole position per la carica c’è Giuseppe Tango, giudice del lavoro a Palermo e presidente della giunta siciliana dell’Anm: 43 anni, cattolico, era uno dei candidati considerati più forti e ha raccolto il maggior numero di preferenze della lista, ben 688. Dietro di lui, con 652, il procuratore di Messina Antonio D’Amato, napoletano ed ex membro del Consiglio superiore della magistratura.

Alle spalle di Mi, però, la sinistra giudiziaria fa il botto: le due liste progressiste ottengono insieme 2.884 voti, il 42,5%, mancando il primo posto soltanto per essersi presentate divise. In particolare, il “correntone” di Area porta a casa 1.803 voti, un bottino identico (18 voti in più) a quello di quattro anni fa, quando però comprendeva lo storico gruppo di Magistratura democratica (Md), il più importante tra i suoi soggetti fondatori. Nel 2021, infatti, l’ala più radicale di Area ha ridato autonomia politica a Md, che stavolta ha presentato una lista separata e ha ottenuto 1.081 voti. Balzo in avanti anche dei “moderati” di UniCost, che passano da 1.212 a 1.560 voti, mentre calano gli “anti-correnti” di Articolo 101, da 651 a 304. Rispetto al 2020 non si è presentata la lista di Autonomia&indipendenza, il gruppo conservatore-legalitario fondato da Piercamillo Davigo, che aveva ottenuto 749 voti, non tutti trasferiti a Magistratura indipendente. A votare sono stati in tutto 6.857 iscritti all’associazione, l’81%, 758 in più di quattro anni fa.

Il nuovo “parlamentino”, quindi, sarà così composto: 11 seggi a Mi (+1), nove ad Area (-2), otto a UniCost (+1), sei a Md e due ad Articolo 101 (-2). In Area i più votati sono i due membri ricandidati del Comitato direttivo uscente: Rocco Maruotti, pm a Rieti (514 preferenze) e Paola Cervo, giudice di Sorveglianza a Napoli (464). Eletti anche Emilia Conforti, giudice del Tribunale di Roma, Antonio Diella, giudice del Tribunale di Foggia, Ida Teresi, pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Chiara Valori, gip a Milano, Gianna Manca, giudice del Tribunale di Brindisi, Andrea Vacca, pm a Cagliari e presidente dell’Anm Sardegna, e Domenico Pellegrini, giudice civile a Genova. Per Md invece in cima alla lista c’è Sergio Rossetti, giudice civile a Milano, con 268 voti, seguito da Stefano Celli, pm a Rimini e membro uscente, con 251. Passa, in terza posizione, anche Marco Patarnello, pm in Cassazione finito nel mirino del centrodestra per una mail privata in cui definiva “pericolosa” la premier Giorgia Meloni. Gli altri eletti sono Rachele Monfredi, giudice a Palermo, Leonardo Lesti, pm a Milano (entrambi candidati indipendenti, cioè non iscritti a Md) e Giulia Locati, giudice del Tribunale di Torino.

Il primo compito dell’assemblea, nella seduta dell’8 febbraio, sarà eleggere il nuovo presidente, il segretario e il resto della Giunta esecutiva, composta da dieci membri: anche per i prossimi quattro anni il governo dell’associazione dovrebbe essere unitario, cioè appoggiato da tutte le maggiori correnti. Molto dipenderà però dal nome che verrà proposto da Magistratura indipendente per la presidenza: Tango è ritenuto il più adatto a far convergere su di sé i vari orientamenti politici, in quanto più giovane e meno legato alla stagione di Cosimo Ferri, ex leader della corrente, pesantemente coinvolto nello scandalo Palamara.



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