Laura Corrotti (Fratelli d’Italia) a Fanpage.it sulla legge di semplificazione urbanistica in approvazione nel Lazio: “La politica deve fare delle scelte. Parliamo di sale abbandonate, non solo a Roma ma in tutta la regione, spesso chiuse da anni, inutilizzate e, in alcuni casi, occupate abusivamente. È nostro dovere restituirle ai cittadini: un cinema chiuso da dieci anni, ricordo a qualcuno, non è più un polo culturale”.
La Commissione Urbanistica della Regione Lazio ha approvato la proposta di legge sulla ‘Semplificazione Urbanistica’. “Con questa riforma abbiamo voluto dare ordine all’urbanistica del Lazio, caratterizzata per anni da leggi stratificate nel tempo. Abbiamo affrontato le difficoltà che territori, ordini professionali e amministratori incontravano nell’orientarsi tra le norme”, ha spiegato a Fanpage.it la presidente della Commissione, la consigliera Laura Corrotti, Fratelli d’Italia.
Su cosa siete intervenuti?
Ad esempio, siamo intervenuti sulla rigenerazione urbana: mi piace sottolineare che, quando facevo parte del Comitato per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi e la valutazione delle politiche regionali del Lazio, avevamo studiato la legge del 2017 su questo tema. Ci eravamo resi conto che, così com’era stata approvata, non aveva prodotto gli effetti desiderati. Per questo, nella nuova legge abbiamo introdotto norme che ne semplificassero l’applicabilità. Sono molto soddisfatta del lavoro svolto, in collaborazione con l’assessorato, i membri della commissione e soprattutto con tutti i soggetti intervenuti nelle audizioni: ordini professionali, grandi organizzazioni e altri. È stato un lavoro di squadra lungo mesi, che ci dà grande motivo di orgoglio.
Uno dei provvedimenti più contestati è quello che riguarda il cambio di destinazione d’uso dei sottotetti, che possono diventare b&b…
Per quanto riguarda i sottotetti, abbiamo semplicemente recepito il provvedimento nazionale “salvacasa”, allargando le tempistiche. L’obiettivo è dare nuova vita a edifici già esistenti, rispondendo alle esigenze abitative delle città. Questo non è un provvedimento a fini turistici, ma destinato soprattutto a scopi abitativi.
Un’altra norma criticata dalle opposizioni è quella che riguarda le zone agricole, dove stabili agricoli possono essere facilmente trasformati in mega ville con piscine per eventi e matrimoni. Come risponde?
Sulle zone agricole, la rigenerazione urbana passa esattamente dal riutilizzo di edifici in disuso. La nostra priorità è evitare il consumo di suolo: vogliamo recuperare immobili abbandonati, degradati o occupati abusivamente, trasformandoli in spazi utili per le comunità. Questo è proprio il senso della rigenerazione urbana: trovare immobili in disuso e simboli di degrado per il territorio e riutilizzarli in qualcosa di più utile per la comunità.
Sul tema dell’housing sociale, quali sono le novità?
Sul tema dell’housing sociale, ci siamo concentrati sulla cosiddetta “fascia grigia”, composta da giovani coppie e altre categorie che non riescono ad accedere né all’edilizia popolare né al mercato privato. A loro abbiamo cercato di dare una risposta concreta, e io ho puntato soprattutto sugli under 35, che hanno maggiore necessità in questo momento. Il mio emendamento va proprio in questa direzione: consentire a queste persone di accedere a una casa a prezzi calmierati, per costruirsi una vita e un futuro. Essendo io stessa ancora parte di quella fascia d’età, ho voluto agevolare per quanto possibile i miei coetanei.
Un altro punto controverso è quello delle sale cinematografiche abbandonate di Roma e del Lazio. Nella Capitale ce ne sono oltre 40. Diventeranno tutte centri commerciali?
Sulle sale cinematografiche, l’opposizione sostiene che la nostra legge ne comprometta lo scopo sociale e culturale. Ma io credo che la politica debba fare delle scelte. Parliamo di sale abbandonate, non solo a Roma ma in tutta la regione, spesso chiuse da anni, inutilizzate e, in alcuni casi, occupate abusivamente. È nostro dovere restituirle ai cittadini: un cinema chiuso da dieci anni, ricordo a qualcuno, non è più un polo culturale. Con questa proposta garantiamo una premialità ai proprietari che vorranno inserire piccole sale o spazi culturali all’interno delle nuove destinazioni d’uso. L’obiettivo è dare nuova vita a spazi altrimenti destinati al degrado, mantenendo una parte della funzione originaria.
Un esempio è quello dell’ex cinema Metropolitan di via del Corso. Lei ha presentato un’ordine del giorno definito ‘Salva Metropolitan’… Trasformarlo in attività commerciale equivale a salvarlo?
Non capisco gli attacchi, come quelli della Cgil, che dovrebbe preoccuparsi di tutelare i lavoratori. Recuperare spazi abbandonati significa creare nuove opportunità, anche occupazionali, attraverso attività commerciali, turistiche e culturali. Nel caso specifico dell’ex cinema Metropolitan, stiamo parlando di uno stabile dismesso da quindici anni. La proprietà aveva già proposto di destinare una piccola parte dell’edificio a cinema, abbinandola ad attività commerciali. Noi riteniamo che sia più importante restituire alla comunità uno spazio rinnovato e funzionale piuttosto che lasciarlo chiuso, come forse preferirebbe l’opposizione. “Salva Metropolitan” significa proprio questo: salvare lo stabile per restituirlo alla collettività, garantendo in parte anche una continuità con la funzione originaria di cinema. Su questo, il progetto portato avanti da Virginia Raggi – e poi bloccato dalla giunta Zingaretti – era probabilmente una delle pochissime iniziative dell’ex sindaca su cui aveva ragione.
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