Il Milan si schiera con Conceiçao: è la scelta corretta

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Logico che il club stia con l’allenatore: l’alternativa sarebbe l’anarchia. Il concerto di Lazza era evitabile: Maradona e Ronaldinho facevano serata ma avevano tutto un altro livello




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Sergio Conceiçao è entrato nello spogliatoio del Milan senza snaturarsi. Ha tenuto fede alla fama di duro, di persona che detesta i compromessi. La Supercoppa in Arabia ha mascherato i problemi per qualche giorno, molti hanno pensato che il vento nuovo avesse spazzato via le abitudini insane, ma le vittorie sanno essere ingannevoli. Tre settimane dopo, sono riaffiorate le questioni irrisolte della gestione Fonseca: la discontinuità indolente di Theo Hernandez e Rafa Leao, domenica sostituiti all’intervallo; il malumore di Calabria, capitano dimezzato, quasi soldato semplice; la mancanza di un’identità, di un’idea di gioco definita. Conceiçao, come Fonseca, ha scelto la linea della fermezza, però a differenza del collega e connazionale è più immediato e diretto, disposto allo scontro pubblico, in favore di telecamere, come dimostra la lite con Calabria in coda alla partita contro il Parma. Difficile ritornare indietro da un diverbio del genere, eliminarne tutte le scorie: se non li avessero separati, i due sarebbero arrivati alle mani. Come più o meno dice Ibrahimovic, è meglio che le tensioni deflagrino: se covano e restano latenti, corrodono. Crediamo però che il tempo di Calabria al Milan stia per scadere, anche perché la società ha fatto sapere con chiarezza di essere dalla parte di Conceiçao. Scelta logica e condivisibile, pena l’anarchia.

il gruppo resiste

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Allo stato attuale, l’orizzonte di Conceiçao è ristretto. L’ex Porto ha firmato fino al giugno 2026, però il Milan si è riservato il diritto unilaterale di rescissione alla fine di questa stagione. Il club deciderà in base ai risultati e alle prospettive. Nell’attesa, la società ha il dovere di difendere la figura e il lavoro di Conceiçao. Che non è in balia delle onde di uno spogliatoio molto mosso, altrimenti il Milan, contro il Parma, non avrebbe ribaltato il risultato negli ultimi dieci minuti. La squadra avrebbe potuto consegnarsi alla sconfitta e inguaiare il suo allenatore. Non l’ha fatto, ha lottato fino allo stremo, e questo significa che una buona parte del gruppo riconosce l’autorità di chi siede in panchina. Conceiçao ha davanti a sé quattro mesi difficili, ma non impossibili, può diventare il domatore di cui Milanello ha bisogno assoluto. 

leao non è dinho

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Calabria a parte, Hernandez e Leao restano i casi più delicati, al punto che è giusto chiedersi se non sia opportuno cederli per ricavarne risorse. Qualcosa si è rotto e sarà difficile rimettere insieme i cocci. Hernandez pensa forse a un grande club, ma deve fare attenzione, perché una striscia di prestazioni sbagliate può velare le glorie del passato. Leao deve smetterla di interpretare il calcio come se fosse Ronaldinho, ma senza avere la luminosità tecnica e la capacità di rovesciare ogni partita che Ronaldinho possedeva. Il fatto che scriva canzoni non è di per sé un ostacolo, a patto che il rendimento in gara sia costante. Ruud Gullit cantava nei Revelation Time, un gruppo reggae, e nessuno obiettava nulla, perché Gullit in campo spaccava le montagne, sempre. Il tratto distintivo di Leao è l’intermittenza. 

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lazza e maradona

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E lo stesso vale per la partecipazione al concerto di Lazza, presunta causa della quasi rissa tra Calabria e Conceiçao. Non si fa nottata il venerdì, quando si gioca la domenica a mezzogiorno: non è professionale. Calabria, Theo Hernandez, Camarda e Loftus-Cheek lo hanno fatto, con l’inglese unico giustificabile perché infortunato e indisponibile. Non che in passato situazioni simili non si verificassero, gli archivi sono piene di notti bianche di calciatori. La linea rossa è il rendimento. Diego Maradona, il più grande di tutti, ne combinava di ogni genere, ma era Maradona. Ronaldo il Fenomeno idem. Nel Lazza-gate, i livelli sono inferiori. E di molto, anzi moltissimo.





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