CREMONA – Rubano in prevalenza nei supermercati e nei centri commerciali, ma anche monopattini e biciclette talvolta «in pertinenze di abitazione» o, «in qualche caso con destrezza». Rapinano i coetanei e i giovani per strada. Fanno gola telefonini, indumenti e piccole somme di denaro. Le lesioni «sono conseguenza di aggressioni e ritorsioni tra ragazzi». Sul fronte dello spaccio, si tratta, soprattutto, di cessioni di hashish e marijuana, «raramente di altre tipologie di sostanze».
E, ancora, «si registra anche un certo numeri di procedimenti iscritti per violenze sessuali aggravate quasi sempre dalla minore età» della vittima, ma «in molti casi si tratta di ipotesi attenuate ed è comunque significativo il numero delle archiviazioni». Furti, rapine, lesioni, spaccio sono i reati commessi dai minori. «Reati comuni o di entità contenuta» che «non giustificano la rappresentazione di una criminalità grave, dilagante e fuori controllo nel distretto». Lo afferma Giuliana Tondina, procuratrice capo dei Minori a Brescia (competente anche per Cremona) nella relazione stilata per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario.
Giuliana Tondina
L’AGGRESSIVITÀ
La procuratrice constata «comunque l’aumento dell’aggressività manifestata dai ragazzi, spesso con reazioni spropositate alle ritenute provocazioni, con carente senso del limite e delle conseguenze delle proprie azioni e con una maggiore facilità di passaggio all’atto».
IL GRUPPO
Un altro aspetto evidenziato nella relazione, «è la dimensione gruppale, presente soprattutto nei reati a base violenta, essenzialmente manifestata in rapine e lesioni, ma anche nelle scorribande all’interno dei supermercati, spesso concluse con l’appropriazione di alimenti voluttuari per il valore di pochi euro, ma condotte con modalità che generano l’esasperazione e talora la paura degli esercenti».
L’ANALISI DEL FENOMENO
«Il fenomeno rilevato si collega ad una generale malessere delle generazioni adolescenziali e pre-adolescenziali, dalle cause complesse e indipendenti dal livello e dalle modalità della repressione penale dei comportamenti». Così, se «l’intervento penale è certamente necessario ed eliminabile», tuttavia la procuratrice Tondina «è del convincimento che sia fallace ritenere che attraverso inasprimenti di pene, aumento di sottoporre a carcerazione, preclusioni all’accesso ai percorsi di recupero e risocializzazione si possa ottenere la riduzione dei reati commessi dai minorenni e della loro gravità». L’alternativa? «La mitigazione del fenomeno può, a suo giudizio aversi soltanto attraverso interventi sulle cause e, dunque, attraverso una approfondita analisi e conoscenza dei profili psicologici, sociologici, antropologici, sociali ed economici da cui il fenomeno si alimenta».
LA PREVENZIONE
«Solo attraverso cospicui, stabili e ragionati interventi preventivi su quei piani può favorirsi l’uscita dalla povertà dei nuclei familiari, la maturazione personale e l’integrazione sociale dei ragazzi, il buon inserimento scolastico e professionale, lo sviluppo anche culturale, il livello di benessere e soddisfazione individuale e il senso di realizzazione individuale».
I DATI
Solo nel penale, nel periodo preso in esame (luglio 2023-giugno 2024) sono state iscritte 1.756 notizie di reato contro noti (negli anni precedenti, a ritroso, 1.487, 1.466, 1.167, 1.221, 1.199 nell’annualità 2018/2019) e 183 contro ignoti (negli anni precedenti, a ritroso, 190, 168, 110). I procedimenti penali definiti contro noti sono stati 1.675 (negli anni precedenti, a ritroso, 1,283, 1.096 e 903). Ci sono poi i flussi civili.
LA CARENZA DI PERSONALE
Il personale amministrativo è risicato, l’organico dei magistrati «è insufficiente», le dotazioni materiali e informatiche «sono carenti». «Per garantire alla collettività un servizio decoroso», l’Ufficio «può contare solo sull’impegno dei magistrati e del poco personale amministrativo e di polizia giudiziaria presente».
IL MONITO
«In mancanza di un deciso rafforzamento della struttura, con mezzi adeguati e personale formato e stabile, ritiene pertanto inevitabile un ulteriore peggioramento del quadro».
Cristina Maggia
MAGGIA: «DEVIANZA TRA ALCOL E DROGA, ADULTI ASSENTI»
Dal 2018, Cristina Maggia è presidente del Tribunale per i minorenni ed è presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la famiglia. Un Tribunale, quello per i minorenni, «che merita grande attenzione in ragione del suo operare in un ambito denso di fragilità umane, difficoltà sociali, dipendenza da sostanze e connotato da scarsa se non nulla integrazione sociale», annota la presidente della Corte d’appello, Giovanna Di Rosa, nella relazione dell’Anno Giudiziario 2025.
«Purtroppo, si è registrata la tendenza del ricorso al crimine nell’abuso di sostanze stupefacenti e di alcool in assenza di controllo degli agiti e in contesti in cui spesso al devianza è frutto di un vero e proprio stile di vita, che lo Stato può combattere, investendo per il superamento del disagio e anche con efficaci interventi di prevenzione demandati, appunto, a questo importante ufficio giudiziario. Si ricorda, infatti, che il Tribunale per i minori «pone attenzione alle varie problematiche dei giovani che costituiranno le future generazioni. L’assenza di adulti di riferimento spesso determina la ricerca di surrogati affettivi e di riferimento all’interno di gruppi di coetanei ed anche connazionali, in assenza di formazione al controllo dell’impulsività e nella necessità di interventi di prevenzione mediante il necessario ricorso a interventi sociali ed assistenziali, da implementare».
Sono lievemente diminuiti i casi di sospensione del procedimento con messa alla prova del minore imputato e gli esiti positivi. Mentre «si è rivelato significativo l’istituto della mediazione penale, teso alla responsabilizzazione e alla presa di coscienza dei comportamenti del minore, che ha avuto un esplicito riconoscimento normativo con la riforma del processo penale». Mancano mediatori. «L’organico ridotto dei mediatori disponibili — osserva la presidente Di Rosa – è ancora una criticità nota, diffusa anche altrove, che ha determinato la restituzione o sospensione di alcuni procedimento».
Misure cautelari. «L’aumento, se pure non consistente, delle misure cautelari disposte in attesa di giudizio, induce la preoccupante tendenza della crescita del disagio minorile nella direzione della devianza».
Nel civile (anno giudiziario 2023-2024), la presidente Maggia ha segnalato una drastica riduzione del numero delle disponibilità all’adozione nazionale presentata dalle coppie potenziali, passate da 380 a 194 (-50%). E ha Ha subito una riduzione maggiore il numero delle domande di idoneità all’adozione internazionale passate da 88 a 35. Mentre sono aumentati i ricorsi avanzati dal pubblico ministero per al dichiarazione di adottabilità. passati da 79 a 89 e sono incrementate le sentenze di dichiarazione dello stato di abbandono: complessivamente 40).
Giovanna Di Rosa
SORVEGLIANZA, DI ROSA: «SERVONO RISORSE»
Il magistrato di Sorveglianza è una figura di cui poco si conosce e si parla in Italia. Lavoro complesso e delicato: comincia quando un detenuto inizia il suo percorso di espiazione della pena. Lo sa bene la presidente della Corte d’appello, Giovanna Di Rosa. Già presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, gran parte della sua carriera l’ha dedicata al settore dell’esecuzione penale.
Nella relazione stesa in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, la presidente evidenzia come la funzione giudiziaria della Sorveglianza assolva «il decisivo compito di dare al sistema penale il senso costituzionalmente orientato secondo l’articolo 27, comma 3, della Costituzione: all’esito di ogni processo che si conclude con una condanna è irrogata una pena da eseguire con senso di umanità e con il fine della rieducazione, per restituire alla società persone diverse, che abbiano interiorizzato il valore della legalità. La magistratura di Sorveglianza è impegnata nella realizzazione di tale ambizioso progetto».
Nonostante la carenza di risorse. «Bisogna prestare massima attenzione alle sue esigenze di risorse, onde consentirne il migliore funzionamento possibile». Perché «ogni giorno di ritardo nella risposta, determina un giorno in più di carcere per una persona che merita di essere restituita al territorio o un giorno di ritardo in più per l’esecuzione di una decisione restrittiva, ove il condannato sia socialmente pericoloso».
Quindi, «la fornitura delle dotazioni necessarie è l’imprescindibile passaggio per realizzare il progetto di coniugare il diritto all’esecuzione penale, nel rispetto del principio costituzionale di rieducazione e di umanità della pena, rispondendo così anche alle esigenze di sicurezza sociale della collettività». La presidente dà atto «dell’alacre lavoro svolto dal Tribunale di Sorveglianza che pur in aumento delle sopravvenienze (16.489) ha registrato un tasso di definizione del 112%, tanto più apprezzabile» a fronte della carenza di risorse.
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