115 anni di Calcio Padova: tra gloria, sfide e passione eterna. Il 29 gennaio 2025, il biancoscudo festeggia 115 anni di storia. Una storia fatta di momenti indimenticabili, ferite aperte e un amore che travolge. Dal 29 gennaio 1910 ai fasti di Nereo Rocco e del leggendario terzo posto in Serie A del 1958, dagli anni ruggenti al Silvio Appiani, fino ai giorni nostri: il Padova è uno dei simboli di una città e della sua anima.
Dall’Appiani all’Euganeo: il cuore che batte per il biancoscudo
Il 29 gennaio 1910, in una Padova elegante e vivace, nasce il Calcio Padova grazie a due figure di spicco: il barone Giorgio Treves de’ Bonfili, primo presidente e anima del club, e il marchese Giuseppe Corradi come suo vice. Radici aristocratiche per una squadra che ha saputo portare il cuore biancoscudato nel mondo del calcio. Treves de’ Bonfili, allora venticinquenne con un passato da atleta e fondatore di società sportive, non si limita a essere presidente: guida il Padova anche sul campo, nel ruolo di centrocampista. La divisa iniziale? Metà bianca e metà rossa, con maniche lunghe e colletto a camicia, omaggio ai colori della città. Tuttavia, negli anni, la maglia evolve: bianco e nero, poi biancorossa con lo scudo sul petto dal 1921, tranne una breve parentesi nera imposta dal regime fascista negli anni ’30. Nel 1924 ecco sorgere lo stadio Silvio Appiani, attaccante biancoscudato caduto sul fronte nel 1915, e inaugurato con una vittoria schiacciante (6-1) contro l’Andrea Doria. Lo stadio Silvio Appiani non era e non è solo un campo da gioco, ma un luogo dell’anima, incastonato nel verde di Santa Croce e capace di offrire una vista mozzafiato sulle cupole di Santa Giustina. Il teatro che ha visto i panzer di Rocco negli anni 50′ far tremare l’intera Italia con giocatori del calibro di Nicolè, Rosa, Blason, Stacchini, Pin, il capitano Scagnellato, i compianti Kurt Hamrin e Sergio Brighenti. Un luogo dove il calcio spesso è stato liturgia, religione pagana, passione, emozione, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato al 29 maggio 1994, ultimo match del Padova nella sua “vera casa”. Dallo stesso anno, invece, la “casa”, se si può dire, è l’Euganeo, teatro di stagioni tormentate e appassionanti.
Dalla caduta alla rinascita
Dagli anni del ritorno in A nel biennio 1994-1996 al buio della retrocessione in C2 nel 1999, dal paradiso all’inferno, ancora senza ritorno. Anni di sofferenze e risalite, di delusioni e imprese. Giocatori iconici come Nanu Galderisi, Damiano Longhi, Franco Gabrieli, Carmine Nunziata, Claudio Ottoni, Maurizio Coppola, uomini capaci di trascinare in massima serie il Padova e salvarlo, almeno per una stagione, prima della difficile seconda parte di anni ’90. Un buio pesto difficile da cui è difficile uscire sino al maggio 2001, con il ritorno in C1 grazie mister Varrella e una squadra con elemeni del calibro di “Cavallo Pazzo” Centofanti, il “Sindaco” Bergamo in mezzo al campo, la fantasia di Ferronato e il trio delle meraviglie Pietranera, Gasparetto e Baglieri. E come non ricordare la cavalcata in B del 20009 con Totò Di Nardo uomo copertina nei playoff, il dramma di Novara nel 2011, il fallimento del 2014, e poi la risalita dalla D fino alla B. Prima con Parlato e poi con Bisoli. L’inferno della C da oramai sette stagioni, tra playoff da mancati protagonisti e finali perse in maniera atroce e beffarda, come l’Alessandria nel 2021, il Palermo nel 2022, fino alle delusioni recenti contro Virtus Verona e il terribile derby perso lo scorso anno contro il Vicenza, tra episodi arbitrali controversi, vedi l’eliminazione contro gli uomini di Gigi Fresco nel 2023, e quella da non pervenuti nel 2024 contro i Vecchi boys lo scorso maggio.
Il presente: una stagione da protagonisti
Oggi, il Padova domina il girone A della Serie C con 62 punti: 19 vittorie, 5 pareggi e l’orgoglio di essere l’unica squadra imbattuta tra i professionisti in Italia. Nonostante un lieve rallentamento, coinciso con due pari all’Euganeo nelle ultime tre gare di questo inizio 2025, la squadra di Andreoletti continua a far sognare. Anche senza tifosi al seguito in casa e con sold out ripetuti lontani da Padova, come quello di sabato al Gavagnin-Nocini contro la Virtus Verona. L’aperta protesta per il mancato completamento dei lavori della Curva Sud dell’Euganeo e il poco feeling con il ds Mirabelli è storia nota. La speranza è sempre quella che tra le due parti si arrivi ad una tregua, un patto per spingere ancora di più i ragazzi di Andreoletti anche tra le mura amiche. Chissà se si arriverà a questo entro i prossimi mesi…
Una fede che non si spegne mai
In fondo, seguire il Padova è un atto di amore incondizionato, un’altalena tra gloria e sofferenza, soddisfazioni e lacrime. Padova trampolino di lancio di tantissimi talenti dal settore giovanile come Del Piero, Pippo Maniero o De Franceschi, solo per citarne i più celebri, per non tacere degli altri valorizzati provienienti da altre realtà come Albertini o El Shaarawy. Nostalgia e orgoglio, collante identitario di un’intera provincia.
In questo 115° compleanno, il Calcio Padova si dimostra una fede che resiste al tempo, alle gioie, alle esultanze, alle delusioni. Come tutti i grandi amori. Perché il calcio a Padova non è solo sport, è storia, cultura, vita. E allora auguri Calcio Padova! Con la speranza di tornare a festeggiare qualcosa di ancora più bello nel mese di aprile!
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