Arresti per ‘ndrangheta in quattro regioni d’Italia

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Un duro colpo alla ‘ndrangheta è stato inferto con un’operazione condotta dai Carabinieri, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Il blitz ha portato agli arresti per ‘ndrangheta nei confronti di 44 persone, tra cui esponenti politici locali, con accuse che vanno dall’associazione mafiosa al traffico di armi e droga. L’inchiesta rivela ancora una volta i legami tra criminalità organizzata e politica, evidenziando il radicamento delle cosche nel territorio.

Arresti per ‘ndrangheta: 44 persone sotto accusa tra Calabria, Lazio, Piemonte e Lombardia

Un’operazione di vasta portata, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, ha portato all’arresto di 44 persone coinvolte in attività legate alla ‘ndrangheta. L’intervento di arresti per ‘ndragheta – dunque associazione mafiosa -, condotto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro e dal ROS, ha interessato diverse regioni italiane, tra cui Calabria, Lazio, Piemonte e Lombardia.

Le accuse e i provvedimenti restrittivi

L’indagine ha portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di 44 indagati, di cui 15 sono stati condotti in carcere e 29 posti agli arresti domiciliari. Tra le accuse mosse dalla magistratura figurano l’associazione di tipo mafioso, traffico di armi, reati legati agli stupefacenti, scambio elettorale politico mafioso e numerosi reati contro la persona e il patrimonio aggravati dalle finalità mafiose.

In particolare modo, le accuse nei confronti degli indagati sono quelli di “gravi indizi in ordine ai delitti, tra cui associazione di tipo ‘ndranghetistico, procurata inosservanza di pena, traffico di armi e plurimi reati contro la persona e il patrimonio, aggravati dalle finalità mafiose”.

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Il coinvolgimento degli amministratori locali

Tra gli arrestati vi sono anche rappresentanti delle istituzioni locali. Destinatari delle misure cautelari risultano essere il sindaco del Comune di Badolato, nel catanzarese, Giuseppe Nicola Parretta, il suo vice Ernesto Maria Menniti e il presidente del Consiglio comunale Maicol Paparo. I tre amministratori sono stati posti agli arresti domiciliari.

Nell’inchiesta sono coinvolti anche due assessori dello stesso comune, segnale preoccupante del radicamento della criminalità organizzata nelle istituzioni locali. Oltre alla costa jonica però, l’inchiesta si sarebbe spinta anche sulle coste laziali, arrivando fino al Nord.

Nel gruppo degli arrestati, appare anche il cognome Vitale, di degna nota proprio perché responsabile del suo clan di riferimento: in particolare, nel capo di imputazione ci sarebbe anche l’accusa di “infiltrazione del clan negli appalti pubblici”.

Il passato del comune di Badolato e le elezioni amministrative

Badolato ha una storia di infiltrazioni mafiose che risale al 2007, anno in cui il Comune fu sciolto per mafia. Curiosamente, alle ultime elezioni il sindaco Parretta e il suo vice Menniti erano rivali politici, presentando due liste separate per evitare il rischio di non raggiungere il quorum.

Parretta, leader della lista “Vivi Badolato”, vinse con un risultato schiacciante del 94,1%, mentre Menniti, candidato con “Uniti per Badolato”, ottenne il 7,9%. La mancata partecipazione di altre forze politiche, come Sinistra e Partito Democratico, ha lasciato campo libero a un’elezione con pochi contendenti.

Un duro colpo alla criminalità organizzata

L’operazione di arresti per ‘ndrangheta rappresenta un’importante azione di contrasto alle cosche e alla criminalità organizzata tutta, un corpo dinamico e diramato che da decenni opera non solo in Calabria ma su tutto il territorio nazionale e internazionale.

La rete di connivenze tra mafia e politica, evidenziata dagli arresti di amministratori locali, conferma la necessità di un costante monitoraggio delle istituzioni per evitare che la criminalità organizzata possa infiltrarsi nei meccanismi democratici. Come in molti altri precedenti casi, anche questa infiltrazione mafiosa ha avuto l’obiettivo, secondo le indagini, di controllare gli affari del Comune dall’interno, attraverso le decisioni nelle riunioni.

Le indagini proseguiranno per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per approfondire i legami tra gli indagati e la rete mafiosa operante nelle diverse regioni coinvolte.

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