DeepSeek, l’azienda cinese spaventa i mercati di tutto il mondo: chi rischia di perdere tutto

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L’intelligenza artificiale cinese mette in crisi i mercati occidentali e manda ko tutti i principali titoli europei e americani legati al settore. Nvidia, il colosso dei microchip, poco dopo l’avvio delle contrattazioni a Wall Street, ha bruciato oltre 500 miliardi di dollari di valore di mercato e durante la seduta è arrivata a perdere fino al 18%. Se dovesse continuare così, Nvidia registrerebbe il maggior calo percentuale dal marzo 2020 e la maggior perdita in termini di capitalizzazione della sua storia. A scatenare il panico sui mercati è stato il rilascio da parte di DeepSeek, una start up cinese, di alcuni modelli di intelligenza artificiale in grado di superare i migliori sviluppati dalle società statunitensi, nonostante siano costruiti a un costo inferiore e con chip meno potenti. Un’ondata di vendite si è dunque abbattuta sui titoli del settore tecnologico e sui listini americani come il Nasdaq, che è arrivato a cedere il 3,55%. Anche Meta (-1,38%), Microsoft (-3,40%) e Alph

L’intelligenza artificiale cinese mette in crisi i mercati occidentali e manda ko tutti i principali titoli europei e americani legati al settore. Nvidia, il colosso dei microchip, poco dopo l’avvio delle contrattazioni a Wall Street, ha bruciato oltre 500 miliardi di dollari di valore di mercato e durante la seduta è arrivata a perdere fino al 18%. Se dovesse continuare così, Nvidia registrerebbe il maggior calo percentuale dal marzo 2020 e la maggior perdita in termini di capitalizzazione della sua storia. A scatenare il panico sui mercati è stato il rilascio da parte di DeepSeek, una start up cinese, di alcuni modelli di intelligenza artificiale in grado di superare i migliori sviluppati dalle società statunitensi, nonostante siano costruiti a un costo inferiore e con chip meno potenti.

Un’ondata di vendite si è dunque abbattuta sui titoli del settore tecnologico e sui listini americani come il Nasdaq, che è arrivato a cedere il 3,55%. Anche Meta (-1,38%), Microsoft (-3,40%) e Alphabet (-3%), società madre di Google, hanno registrato dei cali significativi. A Piazza Affari è Prysmian, esposta sul comparto dell’elettrificazione, a pagare di più le turbolenze nel settore: il titolo è il peggiore del listino e ha accusato un calo dell’8,7%, al pari di Schneider Electric (-9,48%) a Parigi e di Siemens Energy (-20,4%) a Francoforte. A inquietare i mercati statunitensi, come detto, non sono tanto le prestazioni dell’assistente virtuale sviluppato da DeepSeek, simili a quelle offerte dai rivali ChatGpt di OpenAi, quanto il fatto che la società cinese abbia raggiunto un tale risultato senza aver accesso ai più sofisticati microchip per l’intelligenza artificiale di Nvidia. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti infatti hanno introdotto restrizioni all’export di alta tecnologia in Cina che impediscono a DeepSeek di utilizzare unità di elaborazione grafica come l’H100, progettato specificamente per applicazioni di intelligenza artificiale e usato per l’addestramento di assistenti virtuali dalla stessa OpenAi, da Microsoft, Google e Amazon.

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DeepSeek ha fatto sapere invece di aver sviluppato il proprio chatbot su un processore H800, versione depotenziata dell’H100 progettata ad hoc per il mercato cinese, per un costo inferiore ai 6 milioni di dollari. Insomma, il fatto che il modello di DeepSeek abbia raggiunto livelli di prestazione simili a quelli di ChatGpt con microchip “depotenziati” mette in discussione le enormi cifre spese negli ultimi anni dai colossi tecnologici statunitensi per lo sviluppo di processori grafici per l’intelligenza artificiale. Un interrogativo scuote la Silicon Valley: se una startup cinese con risorse limitate può raggiungere questi risultati, cosa succederà quando avrà accesso a tecnologie ancora più avanzate? E ancora: tutti i miliardi investiti in aziende come OpenAI, Anthropic e le altre del settore dell’intelligenza artificiale sono stati ben spesi? L’industria dell’intelligenza artificiale ha spinto gli investitori a scommettere sulla crescita esponenziale della domanda di chip e infrastrutture, ma DeepSeek ora sembrerebbe dimostrare che è possibile sviluppare modelli avanzati con costi molto inferiori. Ma cos’è DeepSeek? E di cosa si occupa? DeepSeek è una startup cinese con sede a Hangzhou, fondata nel 2023. La società è nata all’interno del fondo di investimento High-Flyer, noto per l’uso avanzato dell’intelligenza artificiale nei mercati finanziari. Il fondatore, Liang Wenfeng, è un ex studente della Zhejiang University. Il modello di punta dell’azienda, DeepSeek-V3, è stato rilasciato a gennaio 2024 ed è rapidamente diventato uno dei più avanzati nel settore open-source (il cui codice può essere copiato e usato gratuitamente da tutti) con prestazioni paragonabili a quelle dei modelli chiusi delle Big Tech americane.

Nonostante il successo, molti hanno puntato il dito contro i problemi di DeepSeek. Come tutti i modelli di intelligenza artificiale sviluppati in Cina, è soggetto a una stringente censura da parte del governo. Anche la politica sulla privacy desta preoccupazioni. La piattaforma raccoglie infatti dati come indirizzo email, username, password, cronologia chat, dispositivo e indirizzo Ip. Questi dati possono essere condivisi con partner commerciali, aziende affiliate e persino con il governo cinese, vista la stretta regolamentazione imposta da Pechino alle aziende tecnologiche. DeepSeek rappresenta una sfida non solo per la supremazia tecnologica degli Stati Uniti, ma anche per il modello di sviluppo dell’intelligenza artificiale. Le aziende americane come OpenAI e Google hanno da tempo abbracciato un modello “chiuso”, o “proprietario”, poco trasparente e legato a brevetti. La startup cinese ha invece abbracciato l’open-source, rendendo i suoi algoritmi accessibili a tutti. Intanto ieri DeepSeek ha annunciato di aver subito un attacco informatico e di aver dovuto limitare temporaneamente le registrazioni sulla propria piattaforma, diventata nelle ultime ore la più scaricata sull’App Store di Apple negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato, il disservizio è stato il più lungo degli ultimi 90 giorni.

 

 



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