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A Narni (Tr) al Cinema Monicelli, venerdì 31 c’è Kalavrìa, il docufilm di Cristina Mantis che racconta la Calabria e non solo. Ulisse, il protagonista, è un viaggiatore che ricorda le peregrinazioni di tanti migranti. “Volevo rendere un omaggio alla migrazione – ha detto la regista – le migrazioni sono state il motivo dello scambio, e tutti noi siamo quello che siamo grazie alle migrazioni”.
Venerdì 31 gennaio, alle ore 21, al Cinema Monicelli di Narni, in provincia di Terni, va in scena Kalavrìa, il docufilm di Cristina Mantis, che racconta la Calabria in un modo insolito e singolare.
Un docufilm dedicato alla Calabria, ma non solo, dedicato al sud del mondo.
Il protagonista è Ulisse, un viaggiatore, che ricorda molto le peregrinazioni di tanti migranti
Ai microfoni di Teleambiente è intervenuta la regista del docufilm Cristina Mantis.
“Io – ha detto la regista Cristina Mantis – volevo fare una contro narrazione di una terra, a mio avviso, meravigliosa, piena di segreti, e andare un po’ nella dimensione invisibile di cui poco si parla. Basta parlare soltanto, nel caso della Calabria, di criminalità o del fatto che è l’ultima regione d’Europa”.
“È una regione di grande storia – ha ricordato Cristina Mantis – che ha dato i natali alla Magna Grecia, e avevo voglia di fare questo viaggio con un protagonista che fosse credibile, che appartenesse in qualche modo all’immaginario di quella terra. Dopo che lo storico tedesco Armin Wolf, ha scoperto che l’ultima tappa di Ulisse, prima di arrivare ad Itaca, è stata la Calabria, ho capito che era possibile parlare dell’aspetto culturale, dell’aspetto della storia”.
“Ho fatto in modo che questo Ulisse, che è un po’ l’emblema dei profughi di ogni tempo, dei superstiti di ogni tempo – ha spiegato la regista a Teleambiente – si trovasse su questa spiaggia calabrese, quasi subito dal suo risveglio, dal suo approdo, a sentirsi un po’ a casa. Poi, vagando per questa Calabria inedita, inesplorata, una Calabria più che altro arcaica, da cui affiora il mito, la storia, lui piano piano si sente accolto e ritrova un senso di sé”.
Il perché di questa storia
“Io – ha raccontato Cristina Mantis – vengo da una storia di documentari sulla migrazione, in particolare ho fatto ‘Redemption Song’, nel 2015, che vinse poi il riconoscimento ‘Rai Cinema’, è un documentario che ha veramente girato il mondo, trattando quella che è la migrazione, sia dal punto di vista dei paesi di partenza, che dei paesi di arrivo”.
“Anche in quel caso – ha ribadito Mantis – c’era un protagonista maschile che non ha avuto il diritto di viaggiare, è arrivato e si è trovato in condizioni penose in Italia, però poi non aveva nemmeno un altro po’ quello di ritornare, perché aveva difficoltà con i documenti. C’era la voglia di raccontare il fatto che siamo tutti figli di questo mondo, abbiamo tutti gli stessi diritti”.
“L’idea – ha aggiunto la regista – è nata proprio da una consapevolezza che da sempre sono esistite le migrazioni e le migrazioni sono state il motivo dello scambio e tutti noi popoli, siamo quello che siamo, grazie alle migrazioni. Volevo rendere un omaggio alla migrazione e non farla vedere solo con un problema di polizia”.
Kalavria, con la V e con la K iniziale
“Questo – ha sottolineato Cristina Mantis sempre a Telemabiente – è un omaggio alla Magna Grecia, perché comunque in Calabria c’è una dimensione grecanica molto forte. Ci sono moltissimi greci di Calabria che sono ostinati a mantenere le loro tradizioni, parlano il grecanico. Soprattutto, volevo far capire che la Grecia è stata la madre di noi tutti a livello culturale, ma se la Grecia è stata ‘Magna’ in Calabria, è perché ha trovato dei semi buoni, cioè ha trovato degli esseri che erano già in avanti”.
“Da noi – ha raccontato Cristina Mantis – le donne erano considerate alla pari, non c’erano schiavi e non c’era l’amore per la guerra, perché c’era la voglia di godersi la vita, ed inoltre c’era anche una spiritualità forte, c’erano dei poeti, c’era Pitagora”.
“Noi siamo quei semi là – ha precisato Mantis – noi dobbiamo ricordarci chi siamo. Il documentario vuole parlare all’oggi, riferendosi a un passato che dobbiamo recuperare perché noi dobbiamo recuperare il nostro respiro autentico che qualcuno forse vuole farci dimenticare”.
“Vi aspetto il 31 gennaio alle ore 21 al cinema Mario Monicelli di Narni (Tr)”, ha concluso la regista.
La regista, insieme alla produzione e parte del cast sarà a Narni per questa prima visione in Umbria di Kalavrìa.
Premi
‘Kalavrìa’ nel 2024 al Napoli Film Festival ha vinto il premio come miglior film del concorso Nuovo Cinema Italia, aggiudicandosi il Vesuvio Award della 25a edizione diretta da Mario Violini e organizzata da WooW e l’Istituto Francese
La motivazione del premio: “Un film poetico ed evocativo che attraverso il mito riesce a raccontare la complessità e il dolore della nostra contemporaneità. Mostrando in maniera inedita una regione bellissima, il cuore della Magna Grecia, umiliata prima dalla criminalità e dalla cecità della politica, poi anche dal pregiudizio e dall’abbandono”.
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