Rifornivano Viterbo con la droga dal nord e riempivano di botte i debitori

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Quasi due anni di indagine per stroncare un giro di spaccio di droga a Viterbo. Da giugno 2023 a oggi i carabinieri, nell’ambito dell’operazione Athena 2023, hanno arrestato 22 persone e ne hanno denunciate altre dieci. All’alba di ieri, 27 gennaio, la chiusura dell’indagine con l’esecuzione delle ultime cinque misure cautelari. “Abbiamo arrestato il vertice”, sottolineano il comandante provinciale Massimo Friano, della compagnia di Viterbo Felice Bucalo e del Norm Angelo Fazzi. “Si tratta – specifica Friano – del livello intermedio tra i grandi canali di rifornimento nazionali e i pusher locali”.

In questi due anni i militari hanno ricostruito circa trecento cessioni di stupefacenti, sequestrato due chili di cocaina, 440 grammi di marijuana, settanta grammi di hashish e diverse dosi di ketamina e anfetamina. “Ogni volta che siamo intervenuti – evidenzia Friano – abbiamo sequestrato quantitativi importanti”. Sei le persone segnalate alla prefettura come assuntrici.

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Le ultime 5 ordinanze

Quattro gli arresti. In carcere i due uomini ritenuti al vertice: un 33enne albanese, già detenuto nel carcere di Velletri, e un 35enne rumeno che, invece, si trovava ai domiciliari. Ai domiciliari è finita una coppia del centro storico: lui un 42enne romano e lei una 45enne viterbese. Obbligo di dimora a Viterbo, infine, per la moglie del 35enne rumeno: una 26enne palermitana. L’operazione della sezione operativa del Norm di Viterbo, supportata dai carabinieri della stazione del capoluogo e dell’antidroga di Roma, ha portato all’arresto “dei soggetti che rivestivano un ruolo centrale nel traffico di cocaina in città e in altre aree della Tuscia, disarticolando così una pericolosa rete criminale”. Il comandante provinciale Friano le descrive come “persone di particolare pericolosità sociale, in certi casi. Continuavano a spacciare seppur già ai domiciliari, minacciavano e mettevano in atto estorsioni nei confronti dei pusher, che veniva anche aggrediti affinché pagassero i quantitativi di droga che gli erano stati consegnati”.

Le ultime cinque ordinanze emesse dal Gip, sono state notificate il collaborazione con il nucleo cinofili di Santa Maria di Galeria e il raggruppamento aeromobili di Pratica di Mare. Contestualmente sono state eseguite anche delle perquisizione, pure nel carcere di Velletri, e trovate altre piccole quantità di droga.

Gli arresti e i sequestri precedenti

Già un mese fa, nella notte del 28 dicembre, i carabinieri avevano arrestato sette persone e perquisito 59 abitazioni tra Viterbo e altri comuni della provincia, più una nel carcere di Velletri. Nonostante gli arresti, anche degli acquirenti, pure fermati e videoregistrati, “gli indagati non hanno avuto sentore dell’attività investigativa”, riporta Friano. La droga sequestrata durante le indagini è stata analizzata in laboratorio: “Presentava un elevato livello di principio attivo – sottolinea il comandante del Norm Fazzi -. Quando poi finiva in mano ai pusher che la tagliavano, la percentuale di purezza precipitava, diventando più pericolosa”.

Tra i sequestri quello di circa 200 grammi di cocaina, per un valore di 10mila euro. La cessione a un 45enne di San Martino al Cimino sarebbe avvenuta all’interno dell’abitazione del 33enne albanese, nel quartiere Murialdo. I militari hanno arrestato sia l’acquirente che l’inquilino e sequestrato pure materiali ritenuti utili al taglio e al confezionamento della droga e una consistente somma di denaro in contanti. In due case in via Ottusa, in centro, due dominicani sono stati arrestati: il primo, 41 anni, aveva nascosto oltre cento dosi di cocaina nel tubetto del dentifricio, mentre il secondo, 44 anni, è stato trovato con 700 grammi, sempre di cocaina, pronti per essere suddivisi in centinaia di dosi, per un valore di 70mila euro. “Dai due dominicani, che erano soliti spacciare in centro, i pusher si rifornivano quando non trovavano la droga disponibile dagli arrestati di oggi”, dice Friano. Il tutto è stato raccolto dai carabinieri in circa 2mila pagine di informativa e mille verbali di trascrizione delle intercettazioni.

Erano anche violenti

Durante l’operazione, tra il 2022 e il 2024, sono emersi anche episodi di violenza ai danni dei consumatori, minacce, estorsioni, evasioni dai domiciliari, violazioni di domicilio e dei sigilli e, in un caso, di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. Il 33enne albanese arrestato nelle scorse ore, pur trovandosi già in carcere, avrebbe continuato a dirigere lo smercio di droga, contando sull’appoggio di correi all’esterno e sulla disponibilità di cellulari e schede sim che gli erano stati fatti arrivare nel penitenziario, tramite lanci dalle mura perimetrali o l’impiego di droni. Dalla cella avrebbe incitato a rintracciare i debitori già riforniti di stupefacenti per estorcergli i crediti vantati tramite percosse, minacce dirette o telefoniche e costringendo, in un caso, una delle persone offese a rifugiarsi nel bingo fino all’intervento di una pattuglia dell’Arma. Per tutto questo il 33enne è stato trasferito da Mammagialla a Velletri.

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Il ruolo del 35enne rumeno

Inizialmente le indagini si concentrano sull’abitazione nel quartiere Palazzina del 35enne rumeno, già noto alle forze dell’ordine e che si trovava ai domiciliari sempre per droga. Tramite appostamenti e osservazioni, intercettazioni ambientali e riprese video, i carabinieri hanno ricostruito che la casa era snodo di una fitta attività di compravendita di cocaina: punto di arrivo della sostanza stupefacente e di rifornimento per molti spacciatori e consumatori della provincia. L’attività sarebbe stata gestita dall’uomo e dalla moglie, una 26enne palermitana. Per gli investigatori, “la rete criminale ruotava attorno al 35enne che organizzava altre trasferte finalizzate all’approvvigionamento di cocaina da vendere a Viterbo”.

Il ruolo del 33enne albanese

È poi stata attenzionata l’abitazione del 33enne albanese al Murialdo. Anche questa sarebbe stata conosciuta come luogo di compravendita della droga, che poteva essere movimentata da e verso l’altra casa alla Palazzina, in alcuni casi tramite gli acquirenti stessi intimoriti dagli indagati. Punto di riferimento di una rete di pusher, nonostante si trovasse già ai domiciliari per precedenti specifici, il 33enne sarebbe stato capace di far arrivare la droga in città dal nord Italia, principalmente dalla Lombardia (Legnano) e dall’Emilia Romagna (Riccione), intrattenendo relazioni con vari fornitori.

Il ruolo della coppia arrestata e la trasferta

Il 42enne romano e la 45enne viterbese entrano “in scena” in occasione della trasferta a Legnano, episodio che il comandante provinciale Friano definisce come “punto di svolta nelle indagini”. Il 42enne e il 45enne vivono nel centro storico di Viterbo, in via San Bonaventura, dove ora si trovano ai domiciliari. Anche la loro abitazione sarebbe stata usata come le case alla Palazzina e al Murialdo degli altri indagati, ossia come base di spaccio, che alla bisogna si sarebbe esteso anche a viale Trento e via Garbini. Riforniti e supportati dai correi (come emerso dai loro cellulari, da foto e dalle dichiarazioni degli acquirenti), sarebbero stati attivi nella vendita di cocaina, hashish, eroina, marijuana, medicinali antidepressivi e narcotizzanti tra il capoluogo e Tuscania.

Per la trasferta in Lombardia la coppia avrebbe preso circa 17mila euro in contanti nascosti in una busta per l’acquisto della droga, un’auto e altre banconote per le spese del viaggio. Il tutto “a fronte di un compenso in denaro e della promessa di fornire ulteriori contatti nella malavita locale”. Il viaggio verso Legnano, avvenuto in una notte del dicembre 2023, termina però al casello autostradale di Orte, quando la loro auto, monitorata già da ore dai carabinieri, viene fermata da militari in borghese. All’interno, nascosto nel portabagagli, quasi un chilo di cocaina.



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