“Banca del Fucino e Cassa di Risparmio. Opportunità o rischio?”

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Adesso che l’accordo di cessione della Cassa di Risparmio di Orvieto alla Banca del Fucino è stato firmato, cerchiamo di capire veramente i rischi, ma anche le opportunità di tale accordo. E superiamo la montagna di chiacchiere che negli ultimi giorni hanno riempito giornali e web, oscillanti tra ‘la banca era già persa’ a ‘questa è la fine’. Chiacchiere finalizzate solamente a giustificare politicamente l’incapacità, di destra e di sinistra, presente e passata di gestire situazioni come questa dove non si può comandare, ma si può e si deve avere la capacità di incidere e governare. Ma anche di realtà, come la Fondazione, che pur avendo un ruolo istituzionale rimangono assenti nella definizione degli accordi. O almeno silenti. 

Cerchiamo invece di capire quali sono le opportunità che tale accordo ci offre e cosa fare per coglierle. Valutiamo l’accordo alla luce di quei criteri che abbiamo sempre indicato come fondamentali per la vendita: la difesa della professionalità e dei posti di lavoro, il mantenimento del ruolo di vicinanza territoriale per l’accesso al credito di aziende e privati e infine, la difesa degli interessi e capacità di erogazione della Fondazione Cassa di Risparmio. 

Se guardiamo ai primi due criteri, posti di lavoro e vicinanza territoriale, la Banca del Fucino sembra essere la scelta migliore tra le tre candidature finali. Al di là delle promesse, la Banca del Fucino, fondata nel 1923, ricapitalizzata tra il 2018 e il ‘20, è una banca del territorio, presente e radicata nelle regioni di centro-sud (Lazio, Abruzzi, Marche e Sicilia) e che quindi può aggiungere la Cassa di Risparmio di Orvieto come tassello fondamentale per allargare la sua sfera di attività in Umbria. Insomma, ci sono le premesse per un buon matrimonio. E questo sembra essere confermato dal buon prezzo di acquisto pagato che, se da un lato dimostra la solidità dei conti della CRO, dall’altro evidenzia l’interesse strategico che questa rappresenta per la Banca del Fucino. 

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Come ogni buon matrimonio, alle dichiarazioni devono seguire i fatti da parte di entrambi. E su questo giocherà un ruolo cruciale la capacità professionale della CRO di continuare a crescere e prosperare, e della Banca del Fucino nel dare alla CRO anche nuovi prodotti e strumenti di crescita.

Esiste anche un’ulteriore opportunità per Orvieto nel matrimonio con la Banca del Fucino: il ruolo importante che questa banca gioca nel sostenere finanziariamente attività sociali e culturali. Sono molteplici gli impegni su questo fronte ed elencati nella sua attività ESG (Environment, Social, Governance) che vanno dalla stagione di Musica su Roma, al Festival Internazionale di Mezza Estate di Tagliacozzo alle sponsorizzazioni sportive di squadre ed eventi fino al restauro di opere d’arte come la tela “Visitazione” a L’Aquila. Di nuovo, un’opportunità da cogliere!

Rimane un ultimo punto aperto e dolente. Quale sarà il destino della Fondazione CRO con il suo 15%? Su questo tutto tace. Ma alcune domande dovrebbero avere risposta: la Fondazione ha deciso o ha subito l’acquisto dell’ 85% della CRO da parte della Banca del Fucino? Voleva vendere la sua quota o no? Sa se la nuova proprietà maggioritaria cambierà la politica e finalmente distribuirà i suoi dividendi? Avendo perso con il suo 15% la possibilità di incidere direttamente in Consiglio sulle scelte, potrà almeno contare sui dividendi e aumentare la sua attuale scarsa capacità di finanziamento?

Per concludere rispondo qui ad una lecita domanda che molti cittadini mi rivolgono spesso: tu parli e scrivi, ma se fossi il Sindaco che faresti? Per iniziare, farei due cose: primo, chiederei ai vertici di CRO e della Banca del Fucino di venire in audizione pubblica al Consiglio per poter dare il benvenuto e sapere direttamente da loro quali sono i piani e le intenzioni. Sarebbe un modo per potersi conoscere ed iniziare ad instaurare un rapporto con la città. Secondo, chiamerei il Presidente della Fondazione CRO per avere una sua visione e piano di cosa aspettarci per il futuro.

Ma siccome non sono il Sindaco, farò l’unica cosa che posso fare: chiedere in Consiglio che questi due incontri vengano programmati. 

Roberta Palazzetti,
capogruppo Proposta Civica Orvieto





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