Beko, apertura dell’azienda a rivalutare il piano industriale: Urso chiede investimenti triplicati (Foto/video)

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ROMA – Presidio dei lavoratori anche di Fabriano davanti al Mimit dove oggi pomeriggio si è svolto un nuovo tavolo di confronto con la mediazione del ministro che ha sollecitato al gruppo «un ‘Piano Italia’ con almeno 300 milioni di euro di investimenti». Fim, Fiom, Ullm, Uglm: «La disponibilità a iniziare un confronto senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa». Nella capitale anche il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: «E’ positivo ma non bisogna abbassare la guardia»



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Un ‘Piano Italia’ con almeno 300 milioni di euro di investimenti, continuità produttiva di tutti gli stabilimenti e salvaguardia dei livelli occupazionali. Queste le richieste che il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha rivolto ai vertici di Beko Europe durante il tavolo di oggi pomeriggio relativo all’azienda, presieduto dal ministro, con il sottosegretario alle crisi di impresa, Fausta Bergamotto, alla presenza dei rappresentanti del ministero dell’Economia e delle Finanze, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Regioni Marche, Toscana e Lombardia, degli Enti locali dove hanno sede gli impianti produttivi, dell’azienda e delle organizzazioni sindacali.

Il ministro Urso oggi al tavolo del Mimit con Beko e le parti sociali

«Chiediamo un vero Piano Italia che preveda almeno 300 milioni di investimenti per innovare i prodotti e modernizzare gli impianti presenti sul territorio nazionale – ha evidenziato il ministro – Solo grazie all’uso avveduto della Golden Power è stato possibile scongiurare quanto già accaduto in Polonia, dove due stabilimenti sono stati chiusi con conseguenti 1.800 licenziamenti, o nel Regno Unito. Se non l’avessimo fatto, oggi non saremmo riuniti a questo tavolo per trovare una soluzione sostenibile, mentre gli stabilimenti continuano a produrre con i medesimi livelli di forza lavoro. Ora ci aspettiamo un piano industriale e occupazionale serio e assertivo”, ha aggiunto.

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L’azienda ha aperto a valutare la revisione del proprio piano industriale e di investire 300 milioni di euro in Italia e in questo momento possono tirare un sospiro di sollievo i lavoratori degli stabilimenti di Fabriano e Comunanza in attesa di ridiscutere il nuovo piano industriale, considerato che sarà bloccato l’avvio delle procedure di chiusure e licenziamenti. Lavoratori che oggi erano in sciopero e hanno raggiunto Roma per protestare in presidio davanti alla sede del ministero. Il Mimit, dal canto suo, a fronte di questo impegno, valuterà gli strumenti necessari per accompagnare lo sviluppo e il rilancio delle attività, come il ricorso ad accordi di innovazione, contratti di sviluppo o agevolazioni previste dal Piano Transizione 5.0 per l’efficientamento energetico.

I lavoratori della Beko di Fabriano in presidio davanti al Mimit

Nel corso della riunione, è stata inoltre affrontata la tematica relativa allo stabilimento di Siena ed evidenziata la criticità riguardante il canone di affitto applicato dalla società proprietaria dello stabilimento, giudicato non conforme e molto al di sopra dei valori medi di mercato. Un ostacolo cruciale che rappresenta un serio impedimento alla definizione di una soluzione sostenibile per il futuro del sito. «Per questo – ha aggiunto Urso – è necessario rimuovere rapidamente questa criticità. Credo che sia possibile farlo nell’ambito di un lavoro di squadra con Regione e Comune che deve iniziare subito. Questa è la precondizione sulla quale costruire il rilancio produttivo dello stabilimento e le necessarie garanzie occupazionali. Con questo obiettivo, chiediamo a Beko che nel suo piano industriale vi siano garanzie che consentano alle parti interessate tutto il tempo necessario per gestire e portare a risoluzione il problema; un arco temporale di almeno 3 anni, durante il quale Beko dovrà garantire a Siena lavoro e attività produttiva».

A conclusione del tavolo, il ministro ha evidenziato come inizieranno ora tre settimane di confronto nel merito con le parti interessate, per individuare le migliori soluzioni da portare al prossimo Tavolo di aggiornamento che verrà convocato entro il mese di febbraio.« Abbiamo necessità di approfondire i temi emersi nella riunione: investimenti, occupazione e agibilità del sito produttivo di Siena – ha aggiunto Urso -. Nei prossimi giorni, convocheremo un incontro tra la proprietà, Mimit e Invitalia, per analizzare gli aspetti relativi agli incentivi e ai sostegni necessari a supportare gli investimenti annunciati da Beko, che mi auguro possano essere supportati anche dalle Regioni interessate. Avvieremo, inoltre, il dialogo con le rappresentanze sindacali e il ministero del Lavoro per affrontare le questioni legate alla salvaguardia dei livelli occupazionali per noi assolutamente centrale. Nel contempo, con la Regione Toscana e il Comune di Siena, ci impegniamo a definire una soluzione per lo stabilimento della città, puntando a creare le migliori condizioni per il subentro di un nuovo investitore dopo dicembre 2027».

Soddisfatte anche le sigle sindacali. «La disponibilità di Beko a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa. Tuttavia le disponibilità aziendali sono ancora estremamente generiche. – scrivono nella nota unitaria le segreterie di Fim, Fiom, Ullm, Uglm  – Beko ha parlato di un piano di investimenti più cospicuo pari a 300 milioni di euro, ha fatto intravedere la possibilità di non chiudere Comunanza e di prevedere un percorso di tre anni per Siena, dove comunque ribadisce la volontà di cessare la produzione. Grazie alla lotta dei lavoratori, Governo e istituzioni locali hanno offerto il loro sostegno a supportare gli investimenti e ad acquistare l’immobile di Siena, garantendone la destinazione industriale. Rivendichiamo che tutte queste prese di posizione si traducano in proposte concrete già nel prossimo incontro previsto per il 10 febbraio. Finché non sarà garantita la continuità produttiva e occupazionale per tutti i 4.400 lavoratori italiani, continua non solo il confronto ma anche la lotta».

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Il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, ritiene che l’incontro sia stato positivo ma invita a «non abbassare la guardia».«E’ stato un incontro importante perché, dopo il tavolo del 10 dicembre che non lasciava presagire bene rispetto alle posizioni dell’azienda, oggi abbiamo registrato una disponibilità a ridiscutere un nuovo piano industriale e a bloccare l’avvio di quelle procedure annunciate in precedenza che tanto creavano preoccupazione nei nostri territori sia per lo stabilimento di Comunanza che per Fabriano» dice Francesco Acquaroli che oggi pomeriggio ha preso parte al vertice presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza Beko Europe. Alla riunione, presieduta dal Ministro Adolfo Urso, hanno partecipato tra gli altri l’assessore al Lavoro Stefano Aguzzi e allo sviluppo economico Andrea Maria Antonini, il sottosegretario al Mef Lucia Albano, il commissario straordinario alla Ricostruzione Guido Castelli, rappresentanti delle altre Regioni coinvolte, dell’azienda, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali, a partire dai sindaci di Comunanza e Fabriano. Al centro dell’incontro, la necessità di individuare soluzioni per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Comunanza, evitare il drastico ridimensionamento dei livelli impiegatizi di Fabriano e rilanciare l’intero distretto industriale.

«Sicuramente – ha proseguito Acquaroli – ancora tanto c’è da fare e da discutere perché il percorso sarà lungo, ma siamo positivi di fronte alla disponibilità del Governo, che ringraziamo, a supportare e sostenere questa fase di rilancio economico di questo settore strategico intervenendo anche in sede europea per far comprendere la necessità di non delocalizzare questi siti produttivi, tanto più in un settore che per rappresenta l’eccellenza manifatturiera nazionale e marchigiana come in questo caso. È stata anche rinnovata la disponibilità delle istituzioni regionali a collaborare con tutti gli strumenti a nostra disposizione per tutelare tutti i lavoratori. Vogliamo essere fiduciosi ma non abbassiamo la guardia: ci rivedremo tra la fine di febbraio e i primi di marzo per valutare quali sono le reali disponibilità che l’azienda metterà in campo» ha concluso.

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