da Lucci agli esponenti delle cosche calabresi

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MILANO «Dopo 15 anni di carriera ero pronto ad affrontare il mio primo Sanremo. Ringrazio Carlo Conti per avermi voluto ma preferisco fare un passo indietro e non partecipare». Attraverso un messaggio affidato ad Instagram, il rapper Emis Killa – all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli (classe ’89) – ha annunciato il ritiro dall’edizione 2025 del Festival di Sanremo. Il suo nome, infatti, è stato iscritto nel registro degli indagati: l’ipotesi accusatoria è di associazione a delinquere, in riferimento alla maxinchiesta “Doppia Curva” della Dda di Milano che, lo scorso settembre, aveva portato all’arresto di 19 persone. Tutti soggetti legati alla Nord e alla Sud di Milano e Inter, in rapporti più o meno stretti con soggetti calabresi e legati alla ‘ndrangheta.

Già a settembre il nome del rapper era saltato fuori a margine dell’inchiesta. Quella stessa mattina, infatti, gli agenti della Squadra mobile di Milano avevano bussato alla porta del rapper, a Bernareggio, dove nel corso della perquisizione hanno sequestrato 40mila euro e anche sette coltelli e tirapugni. Emis Killa, infatti, è un nome ricorrente tra le centinaia di pagine dell’inchiesta della Distrettuale antimafia milanese, soprattutto per via dei legami con alcuni dei soggetti arrestati e in qualche modo legati alla ‘ndrangheta calabrese. Tra questi soprattutto Luca Lucci, storico capo ultrà della Curva Sud del Milan. Dalle carte, ad esempio, era saltata fuori la presenza del rapper di Vimercate a casa di Lucci in occasione delle festività natalizie del 2022. Emis Killa è immortalato, infatti, in una foto insieme ad alcuni pregiudicati: c’è Lucci, ma anche Alex Hagag Islam, Fabiano Capuzzo e Rosario Calabria. Quest’ultimo, ad esempio, secondo l’accusa «è un personaggio vicino a Domenico Papalia (cl. ’83)», figlio di Antonio, e «ritenuto l’attuale vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta». Incontro durante il quale – come documentato dalla Dda – alcuni dei presenti avrebbero discusso anche della possibilità di gestire, in maniera ovviamente remunerativa, i parcheggi dello stadio “San Siro” di Milano,

Luca Lucci, raggiunto dalla misura cautelare sia in Doppia Curva che nell’inchiesta legata al narcotraffico, risulta gli inquirenti della Dda milanese quale socio maggioritario (con l’80% delle quote) della società a responsabilità limitata “ITALIANINK S.R.L”, con sede legale a Brugherio, dove si svolgono attività dedite rispettivamente al servizio di parrucchiere e tatuaggi e di bar e ristorazione senza cucina contesto in cui, secondo l’accusa, «Lucci perfeziona quotidianamente incontri d’interesse investigativo». Ed è a proposito di questa società che salta fuori ancora il nome del rapper Emis Killa. In una intercettazione risalente all’estate del 2023 – è il 15 luglio – il capo ultrà del Milan discute con la moglie, la mamma, gli zii, a cena, di un possibile e prossimo suo arresto, sospettando di essere indagato per associazione. E poi parla di una catena di negozi dei quali avrebbe venduto il marchio “Italian Ink” in franchising, citando proprio Emis Killa che, a suo dire, stava per aprire un negozio a Monza.

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A tal proposito, gli inquirenti della Dda di Milano avrebbero documentato la presenza di un altro soggetto, Alfonso Cuturello, coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Adelphi”, in occasione dell’inaugurazione della nuova attività “Italian Ink” – risalente al 24 settembre 2023 – «correlabile a Fabiano Capuzzo ed Emis Killa». Cuturello, classe 1988, è infatti il figlio di Roberto Cuturello, nipote di Romana Mancuso, Giovanni Rizzo e di Peppe ‘Mbrogghia Mancuso, ed è quindi considerato dagli inquirenti appartenente all’ambiente ‘ndranghetista dei Mancuso. Il classe ’88, inoltre, è nipote di Salvatore Cuturello e Domenico Campisi, ucciso in un agguato di stampo mafioso a Nicotera il 17 giugno del 2011Il suo nome è tra i 70 imputati nel processo nato dalla maxinchiesta “Adelphi”il blitz della Dda di Catanzaro che avrebbe svelato – oltre 10 anni fa – le rotte del narcotraffico tra il Sudamerica e il territorio di Vibo Valentia, lungo l’asse che dai clan calabresi portava ai cartelli e ai narcos della Colombia e del Venezuela. Dalla Dda di Catanzaro viene indicato quale «pluripregiudicato, già sottoposto alla sorveglianza speciale (all’epoca ndr), gravato da reiterati precedenti in materia di stupefacenti, figlio del noto Roberto». Nell’inchiesta viene sottolineato anche «il suo rapporto relazionale-delinquenziale con gli elementi di vertice del gruppo criminale di Piscopio, ovvero con Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo».  

Le frequentazioni del rapper del mondo ultrà e di soggetti pregiudicati e legati agli ambienti della criminalità organizzata risulterebbero, secondo l’accusa, anche nel bar “ItalianDrInk”, evidenziando «la frequentazione di Lucci, oltre che di tutti i delinquenti aderenti alla Curva Sud, anche di altri personaggi noti alle cronache giudiziarie». È il 1° aprile del 2023 quando gli inquirenti avrebbero documentato un suo incontro con il pregiudicato Francesco Terlizzi, già arrestato nel settembre del 2022 per il reato di associazione a delinquere nell’inchiesta incentrata sull’associazione mafiosa guidata da esponenti della nota “famiglia Flachi”, egemone nella “Comasina” e nel comune di Bruzzano, al termine della quale lo stesso Terlizzi ha patteggiato la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione. In quell’occasione, dunque, gli inquirenti documentano il suo arrivo mentre nel bar erano già presenti Fabiano Capuzzo, Daniele Cataldo, Rosario Calabria e, appunto, Emiliano Rudolf Giambelli. (g.curcio@corrierecal.it)

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