Industriali liguri al governo: “Subito i presidenti dei porti”

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Affidiamo al più presto i porti della Liguria ai presidenti. Giovanni Mondini, alla guida di Confindustria Liguria, individua la blue economy, che gravita attorno ai porti, come il settore trainante della regione. Proprio per questo diventa fondamentale ripristinare le funzioni di vertice delle autorità di sistema. Il leader degli imprenditori liguri mostra poi ottimismo per l’ultimo via libera alle Zls-zone logistiche semplificate che rappresentano una «grande opportunità» per chi intende intraprendere in Liguria. Certo, tutto dovrebbe essere coordinato con sistemi di trasporto e di logistica efficienti. «Ma da questo punto di vista, nel concreto, rispetto a due-tre anni non è successo niente».

Presidente, che anno sarà questo 2025 per l’industria ligure?

«Se si escludono plastica, gomma e tessile, il sentiment dell’industria ligure si mostra positivo per cantieristica navale e chimico-farmaceutica e stabile per impiantistica, alimentare e automazione. La preoccupazione per chi esporta resta, ma si confermano positivi i dati sull’occupazione, che nel 2024 ha corso parecchio, ma che prosegue».

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Qual è la novità più interessante su cui si potrà puntare?

«Le zls-zone logistiche semplificate, di cui si parla poco, ma che ormai ha quasi concluso il suo iter, con l’imminente pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Questo per quanto riguarda Genova, perché per Spezia si deve ancora attendere. Genova, comunque, significa Vado Ligure e i retroporti del’Alessandrino, quindi uno spazio ampio».

Ci saranno vantaggi concreti?

«Sicuramente si facilitano gli insediamenti delle aziende. Non c’è il credito d’imposta, nonostante i nostri deputati liguri ci abbiamo provato con gli emendamenti, ma già la semplificazione amministrativa è importante».

Con la Regione Liguria il dialogo prosegue?

«Sì, l’interlocuzione con la Regione è ben avviata, con 1,1 miliardi di fondi europei disponibili, fra Fesr e Fse. Investimenti che dobbiamo mettere a terra, cogliendo nel miglior modo possibile anche un ragionamento di filiera con le riprese del Nord Ovest». Se dovesse indicare una priorità?

«La priorità è fare di più per l’industria. Ne abbiamo discusso con i presidenti delle territoriali. Se la nostra industria migliore è la blue economy che gravita attorno al porto urge la nomina dei presidenti delle autorità di sistemi del Mar Ligure Occidentale, con Genova e Savona, e Orientale, con La Spezia (unita a Marina di Carrara n.d.r.). Invece abbiamo le authority commissariate».

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«La gestione in Liguria è di spessore, ma è la natura in sé, commissariale, che deve concludersi dando ai porti presidenze stabili».

E sulla manifattura?

«Sono fiducioso su Piaggio Aero a Baykar, stiamo a vedere. Sull’ex Ilva preferisco attendere le prossime mosse».

Il punto di riferimento per Cornigliano resta l’accordo di programma?

«Secondo me l’accordo di programma non è più attuale. Non lo dico perché non credo a quel documento che porta anche la firma di Confindustria, ma perché quando venne firmato, 20 anni, le persone erano 2.300 e oggi sono mille. Quindi sarebbe opportuno ragionare meno per slogan e vedere che cosa succede a Taranto, prima di tirare le somme».

Genova ha un futuro siderurgico?

«Io ci credo e per questo chiedo investimenti. Se così non sarà, e lo vedremo presto, allora saremo chiamati a decisioni importanti che potrebbero anche farci riflettere su un cambio di destinazione d’uso su ampie porzioni».

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Sarà l’anno dalle grandi opere?

«Lo diciamo tutti gli anni, io ho smesso da un po’ di dirlo, però. Rispetto a due-tre anni fa cosa è cambiato? Niente. Le criticità alla viabilità e agli spostamenti sono le stesse, la situazione rischia quotidianamente di esplodere. E ora avremo lavori attorno al casello di Busalla che creeranno grandi difficoltà, mentre la situazione sulla A26 non si sblocca. Ora sembra che qualcosa si muova sul tunnel della Fontanabuona, ma che ne è della Gronda? E del Terzo Valico? Nessuno dice più date, non è un bel segnale, ci fa perdere credibilità. Chi vuole venire a investire chiede certezze, ha bisogno di date e tempi certi».

Meglio non fare errori sulle date.

«Sì, il silenzio è meglio, evita brutte figure rispetto alle dichiarazioni roboanti di un tempo. Ma così facendo mettiamo in difficoltà le imprese e anche il turismo».



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