Pil eurozona stagnante, SOS a Bce prima del taglio dei tassi

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Il PIL della zona euro ha registrato una crescita zero nel quarto trimestre del 2024, deludendo le stime che indicavano una modesta espansione (+0,1%). L’economia della regione continua a segnalare un preoccupante rallentamento, alimentando la prospettiva di tagli dei tassi da parte della Bce. L’istituto di Francoforte si riunisce oggi, all’indomani della Fed, e va verso un allentamento di 25 punti base.

Pil eurozona invariato nel 4Q, sotto le attese

L’economia dell’eurozona è rimasta inaspettatamente stagnante alla fine del 2024, frenata dall’instabilità politica in Germania e Francia, che hanno deteriorato il sentiment di aziende e consumatori.

Il Pil del periodo ottobre-dicembre è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, secondo i dati di Eurostat, mentre le stime degli analisti si attendevano una crescita dello 0,1%. Nell’intero 2024, il Pil dell’eurozona è aumentato dello 0,7%.

Contrazione per Germania e Francia, Italia stagnante

A livello geografico, il Pil ha subito una contrazione dello 0,2% in Germania e dello 0,1% in Francia. Italia e Austria hanno registrato una crescita nulla, mentre la Spagna un +0,6%.

Per quanto riguarda l’Italia, l’Istat sottolinea che la stima sul Pil “riflette una flessione sia del comparto primario sia dei servizi, mentre il settore industriale ha registrato, nel complesso dei tre mesi, una ripresa. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta”. Il tasso di espansione del 2024, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è pari allo 0,5%.

La Germania ha chiuso con un trimestre negativo per il terzo anno di fila, confermando una contrazione dello 0,2% sia nel 4Q sia nel 2024 complessivo, la seconda decrescita annua in consecutiva dopo quella del 2023.

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Sale urgenza tagli tassi Bce

I dati sulla crescita alzano dunque un grido d’allarme per la Bce, chiamata a tagliare i tassi per revitalizzare un’economia sempre più debole dopo oltre due anni di costi di finanziamento elevati. I responsabili di politica monetaria, compresi quelli più restrittivi (“hawkish”), sono piuttosto fiduciosi in una discesa dell’inflazione verso il target del 2%, che dovrebbe consentire di abbassare i tassi più volte nel corso di quest’anno.

L’Eurotower abbasserà il tasso sui depositi di 25 punti base nella riunione odierna, portandolo al 2,75%, ma il focus è già proiettato alle decisioni successive, a partire da quella di marzo. Riflettori puntati sulla conferenza stampa di Christine Lagarde, che potrebbe fornire aggiornamenti sulle previsioni di raggiungimento del tasso neutrale, il livello che non stimola né frena l’economia. Questo dovrebbe attestarsi intorno al 2%, secondo la maggior parte dei funzionari, anche se il “falco” Isabel Schnabel ha parlato di valore compreso fra il 2 e il 3%.

Bce potrebbe tagliare fino all’1,75%

Per ING, la Bce potrebbe andare “leggermente oltre” e spingersi con i tagli fino all’1,75%. Ieri, sottolineano gli analisti, la Commissione europea ha presentato una “bussola della competitività” che ricalca il manuale di Draghi per rilanciare l’Europa, ma “la grande domanda rimane quanto successo potrà avere nell’attuazione”.

Per il momento, prosegue ING, “l’economia sembra essere in crisi e non ci aspettiamo che ne esca quest’inverno. Le prime indicazioni per il primo trimestre segnalano che l’economia oscillerà ancora un po’ intorno alla stagnazione. Nel corso di quest’anno, ci aspettiamo che la domanda interna stimoli di nuovo una certa crescita economica.”

Salgono aspettative mercati su tagli tassi

Come ribadito da Carlo Bodo, Responsabile Obbligazionario Ersel Asset Management SGR, “le proiezioni di dicembre avevano mostrato che l’inflazione avrebbe raggiunto il 2% nel corso del 2025 e quindi vi è una chiara argomentazione a favore dell’attuazione dei tagli. Il mercato prezza poco più di tre tagli nel corso del 2025 in questo momento, uno a gennaio, uno ad aprile e poi dovremmo arrivare al terzo già nell’estate, per avere mano libera eventualmente di compierne altri nella seconda parte dell’anno, sia se la crescita europea dovesse dimostrarsi meno brillante delle attese, sia se la Fed dovesse incrementare la propria politica espansiva oltre le attese attuali del mercato.”

Dopo i dati odierni, le aspettative del mercato sui tagli si sono ulteriormente rafforzate, scontando quasi completamente quattro interventi entro la fine dell’anno, per un allentamento complessivo di 100 punti base. Il quarto taglio è atteso con una probabilità intorno all’80%.

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