Tra i primi ordini esecutivi formati dal presidente Donald Trump c’è quello di sviluppare uno scudo di difesa missilistica “interna” di nuova generazione, fatto che segna un cambiamento nella strategia di difesa degli Stati Uniti, che se finora era concentrata sulle minacce provenienti da nazioni canaglia come la Corea del Nord e l’Iran piuttosto che da avversari come la Cina o la Russia, ora vuole essere preparata anche a un attacco condotto in prossimità del suo territorio. L’ordine, intitolato “Iron Dome For America” prende spunto da quello israeliano (che utilizza anche effettori statunitensi), ma dovrebbe poter neutralizzare anche missili ipersonici e da crociera. Tra le novità la ricerca di soluzioni per creare intercettori spaziali, un concetto che è stato scartato più volte nella storia recente a causa delle sfide tecnologiche e degli elevati costi associati allo sviluppo di tali armi, ma di vecchia ideazione, per la precisione sostenuto per la prima volta dall’amministrazione Reagan. La questione, sul piano tecnico, è questa: i missili da crociera per attacchi terrestri possono essere lanciati dall’aria, da terra o dal mare e, poiché volano a bassa quota spinti da un motore interno, è difficile per i radar rilevarli.
Per questo i militari potrebbero avere solo un paio di minuti per rispondere al fuoco, correndo comunque il rischio che a colpire siano salve di missili lanciate da diverse direzioni. I missili balistici, invece, possono essere rilevati molto prima poiché arrivano da quote maggiori e ciò consente di sfruttare il tempo per tracciarli, decidere e agire. La prima conseguenza dell’ordine esecutivo di Trump comporta che il Segretario alla Difesa debba presentare un progetto di architettura del nuovo sistema, delinearne i requisiti e sviluppare un piano di implementazione entro sessanta giorni dalla firma. Tom Karako, esperto di difesa missilistica presso il Center for Strategic and International Studies, intervistato dalla testata Defense News, ha dichiarato: “La base di un Iron Dome per l’America deve essere la difesa aerea e missilistica da crociera, e poi da lì si procede verso l’alto. Quelle sono le lacune a cui siamo più vulnerabili, che dobbiamo colmare e su cui dobbiamo lavorare con più urgenza. Non si tratta solo di poter intercettare ordigni ipersonici di fascia alta o missili balistici intercontinentali, ma tutte queste cose insieme con il medesimo sistema”.
L’idea non è quindi nuova, durante il primo mandato di Trump il Pentagono aveva lavorato per elaborare un piano di difesa del territorio degli Stati Uniti dai missili da crociera, e da quanto emerso fino a oggi i tecnici stavano definendo i requisiti di progettazione mentre il Dipartimento della Difesa stava formulando la sua richiesta di bilancio entro l’anno fiscale2024. Tuttavia, il lavoro aveva perso slancio a favore di altre priorità derivanti dalla necessità di aggiornare programmi esistenti. Attualmente la missilistica nazionale degli Stati Uniti è costituita dal Ground-based Midcourse Defense System, sistema sviluppato per contrastare gli attacchi missilistici balistici intercontinentali diretti agli Stati Uniti continentali dalla Corea del Nord e dall’Iran. Esso è costituito da intercettori basati a terra in Alaska e in California. Inoltre, l’architettura difensiva comprende alcuni radar posizionati in luoghi come Clear, in Alaska, e nel Pacifico. E presto dovrebbe aggiungersi a tutto questo anche una costellazione di satelliti per rilevamento. Ora il nuovo scudo di Trump prevederà di poter sparare dallo spazio dopo che una rete di sensori orbitanti per il
tracciamento ipersonico e balistico abbia scoperto l’attacco. Con l’abbattimento che avverrebbe prima della fase finale di discesa di questi ordigni.
Decidere di posizionare intercettori nello spazio è sempre stata una questione controversa per diverse ragioni: oltre alla fattibilità tecnologica, la probabilità di elevati costi di sviluppo e l’idea che potrebbe innescare una corsa agli armamenti nello spazio aveva prevalso. Del resto, una batteria di missili in orbita non può certo essere manutenuta facilmente come una postazione terrestre o navale, e i missili non hanno una vita operativa sufficientemente lunga per poter essere schierati in orbita e poi “dimenticati” dandoli per efficienti. Inoltre esistono minacce contro le quali gli intercettori spaziali sono inutili, come i missili da crociera che volano rasoterra fuori dal raggio di un intercettore spaziale. Ma è certo che le implicazioni di che cosa significhi realmente trattare lo spazio come un dominio di guerra stanno appena iniziando a manifestarsi e presto torneranno al centro delle discussioni diplomatiche tra le grandi potenze.
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