Ue, l’energia solare sorpassa il carbone

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Il sole vince sul carbone, il vento continua a superare il gas. Nel mix energetico europeo, per la prima volta il solare fotovoltaico ha prodotto più elettricità (11%) del carbone (10%), mentre i campi eolici per il secondo anno consecutivo hanno generato più elettricità (17%) delle centrali a gas (16%). La produzione da solare fotovoltaico nel 2024 è cresciuta del 21,7% rispetto al 2023, mentre la produzione dell’eolico ha segnato solo un più 1,5%. Di conseguenza, è diminuito l’utilizzo delle fonti fossili: carbone meno 15,7% rispetto al 2023, gas meno 5,6%. La somma delle rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico, biomasse, e in misura residuale, geotermico, maree e onde) ha raggiunto la quota del 47,4% doppiando il nucleare (23,7%) e allungando la distanza dalle fonti fossili (28,9%). Dopo alcuni anni di calo, la domanda di elettricità nell’Ue ha ripreso a crescere dell’1,2%.

I DATI SONO CONTENUTI NELL’ «EUROPEAN Electricity Review 2024», uno studio del centro studi inglese Ember che ogni anno analizza i dati relativi alla produzione e alla domanda di elettricità in tutti i Paesi dell’UE-27 per valutare l’impatto delle politiche del Green Deal europeo sulla transizione energetica, processo in cui la produzione di energia elettrica rappresenta soltanto il 20% dei consumi totali di energia.

PER QUANTO RIGUARDA L’ITALIA, nel mix energetico le rinnovabili rappresentano il 49% grazie alla ripresa dell’idroelettrico e alla forte crescita di potenza del fotovoltaico (+ 5,4 GW di nuove installazioni al 31 ottobre 2024), che arriva a contare per il 14%, quota però inferiore a quella di altri paesi mediterranei come Grecia (22%) e Spagna (21%).

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IN CALO IL CARBONE, AL MINIMO STORICO con il 2%, e, per il terzo anno consecutivo, anche l’utilizzo di gas nella produzione di elettricità, che però rappresenta sempre una quota molto maggiore (44%) rispetto alla media europea (16%), tra le più alte in Europa. Si spiegano così le batoste delle bollette non solo del gas ma anche della luce. «L’Italia rimane molto dipendente dal gas fossile per la produzione di elettricità, rendendo le famiglie e le imprese più vulnerabili alle impennate nei prezzi del gas rispetto ad altri Paesi dell’UE – ha commentato una delle autrici dell’Electricity Review, Beatrice Petrovich, analista senior di Ember – Mantenere la crescita dell’eolico e del solare aiuterà a proteggere i consumatori italiani dagli shock dei prezzi sul mercato globale del gas».

IL FARDELLO DEL GAS È IL RISULTATO DI UNA CERTA «MIOPIA nella politica energetica italiana – spiega Michele Governatori, responsabile relazioni esterne Energia di Ecco, think tank italiano su clima ed energia – che ha portato ad alcuni gravi errori: di fronte alla crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina l’Italia ha reagito affannandosi a trovare altro gas invece che attrezzarsi per emanciparsi da questa fonte fossile. Questa corsa al Gnl e al metano ha fatto sì che Snam decidesse di investire nella nuova rete di trasporto di gas Linea adriatica, giustamente accantonata 7/8 anni fa ma ora in costruzione, per un costo di 2,5 miliardi che andranno in tariffa, se non nelle tasse, per approntare una macchina di importazione di Gnl che già ora sembra sovradimensionata e che renderà più costose le tariffe domani». Analisi condivisa da un altro report uscito il 27 gennaio di Ieefa (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) che sottolinea come il declino del consumo di gas in Italia sollevi interrogativi sugli investimenti nelle infrastrutture.

LA CORSA AL GAS HA CONDIZIONATO ANCHE LE SCELTE del capacity market (il meccanismo con cui Terna dal 2019 remunera i soggetti che mettono a disposizione del sistema elettricità per coprire i picchi di domanda e garantire sicurezza ad approvvigionamento) che, secondo Governatori, «ha avvantaggiato troppo gli impianti a gas nuovi rispetto a quelli esistenti. Questi errori rallentano e ritardano i benefici della transizione. Oltre che un problema climatico si pone anche un problema finanziario di sostenibilità degli investimenti».

SECONDO L’ANALISI DI EMBER, senza i nuovi impianti solari ed eolici installati tra la fine del 2019 e il 2024, l’Italia avrebbe dovuto importare 4 miliardi di metri cubi in più di gas fossile e 5 milioni di tonnellate in più di carbone, per un costo aggiuntivo di 3,3 miliardi di euro. A livello europeo, si sono evitati 92 miliardi di metri cubi di gas fossile e 55 milioni di tonnellate di carbone, con un risparmio di 59 miliardi di euro. Malgrado questo calo, Ember ricorda che il gas russo continua a rappresentare il 14% del totale del gas consumato nell’Ue (era il 50% nel 2019).

«ALL’INIZIO DEL GREEN DEAL EUROPEO, nel dicembre 2019, pochi pensavano che la transizione energetica dell’Ue potesse essere al punto in cui è oggi – secondo Chris Rosslowe, primo autore del rapporto di Ember – Sebbene sia stata più rapida di quanto ci si aspettasse, non si possono dare per scontati ulteriori progressi nella transizione energetica. Si deve accelerare, in particolare con l’eolico, che ha dovuto affrontare alcune sfide particolari nella realizzazione. Da qui al 2030, la capacità eolica da installare ogni anno dovrà più che raddoppiare rispetto ai livelli del 2024».

A CONSENTIRE L’ULTERIORE SVILUPPO DELLE RINNOVABILI in Europa come in Italia sarà anche lo sviluppo e l’adozione dei cosiddetti meccanismi di flessibilità pulita, cioè i vari sistemi di accumulo di breve periodo (batterie, pompaggi) e lungo periodo (come l’idrogeno verde), senza dimenticare forme più frugali di flessibilità che si basano sulla capacità dei consumatori di spostare nel tempo i carichi di energia per concentrarli quando c’è abbondanza di produzione di energia solare, nelle ore centrali del giorno.

GRANDE ASSENTE NELL’«EUROPEAN ELECTRICITY Review 2024», come nel dibattito sulla transizione, il tema del risparmio energetico: dopo lo scoppio della crisi energetica, il picco dei prezzi e gli obblighi di contenimento dei consumi fecero diminuire del 18% il consumo di gas in Italia.



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