un problema per le comunità più povere

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Gli americani che bevono acqua del rubinetto assumono anche, troppo spesso, PFAS e altri contaminanti. E questo riguarda soprattutto le comunità più povere, che vivono vicino a impianti industriali o militari, aeroporti e zone degradate. E, nel caso degli PFAS, si traduce in un aumento dell’incidenza di alcuni tumori.

È preoccupante il quadro tracciato da due studi usciti a poca distanza l’uno dall’altro, il primo sulla qualità generale delle acque potabili e il secondo sul nesso tra la presenza di PFAS in concentrazioni elevate e il rischio oncologico. Il risultato è che ci sono decine di milioni di cittadini esposti, e che i controlli e le leggi attuali sono insufficienti.

97 milioni di persone a rischio

L’analisi della qualità generale delle acque potabili è stata effettuata da un gruppo di ricercatori del Silent Spring Institute, un centro di ricerca i dipendente di Newton, in Massachusetts, che da anni si occupa di monitorare le acque. In questo caso, hanno controllato i dati di oltre 4.800 gestori di acque pubbliche relativi al periodo compreso tra il 2013 e il 2015, e hanno scoperto che un terzo, pari a un bacino di utenze di circa 97 milioni di persone, aveva regolarmente valori fuori norma di diversi tipi di sostanze. Negli Stati Uniti, in base al U.S. Safe Drinking Water Act, la legge specifica, gli acquedotti controllano un centinaio di potenziali contaminanti di vario tipo. Secondo quanto riferito su Environmental Health Perspectives, le analisi hanno mostrato, in particolare, quantità superiori ai valori soglia fissati dall’Environmental Protection Agency (EPA) per:

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  • 1,4 diossano, un solvente probabile cancerogeno;
  • Clorodifluorometano o freon 22, una sostanza già vietata per i danni all’ozono, ma usata ancora in alcune produzioni come quella del teflon;
  • 1,1 dicloroetano, un altro solvente utilizzatissimo per esempio nelle plastiche, nelle vernici, nei pesticidi;
  • PFAS. Per quanto riguarda questi ultimi, già nel 2023 uno studio dello stesso gruppo aveva mostrato che, in 18 Stati, le comunità ispaniche e afroamericane erano più esposte a concentrazioni eccessive.

    I danni alla salute degli PFAS più noti sono quelli a carico del sistema riproduttivo, di quello nervoso e di quello endocrino

Gli PFAS e il rischio oncologico

Il secondo studio, che in parte conferma i risultati del primo, pone l’accento su un altro aspetto, finora poco approfondito: i possibili legami tra livelli elevati di PFAS nelle acque e il rischio di sviluppare tumori. I danni alla salute associati ai perfluoroalchili più noti sono infatti quelli a carico del sistema riproduttivo, di quello nervoso e di quello endocrino. In questo caso, i ricercatori della Keck School of Medicine dell’Università della California di Los Angeles hanno voluto verificare il rischio oncologico, e per questo hanno confrontato due serie di dati: quelli relativi alle analisi delle acque delle contee del periodo compreso tra il 2016 e il 2021, e quelli sulle diagnosi di tumore contenute nei registri ufficiali nello stesso intervallo di tempo.

Quindi, dopo aver introdotto una serie di elementi di correzione su altri fattori di rischio quali l’abitudine al fumo, l’obesità, lo stato socio-economico e così via, hanno dimostrato che esiste una sovrapposizione. Come illustrato sul Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology, infatti, nelle zone dove gli PFAS eccedono i valori soglia si vede un aumento dell’incidenza di tumori che, a seconda dei casi, va dal 2 al 33% rispetto a ciò che si ottiene nelle contee dove gli PFAS sono al di sotto dei limiti. In tutti gli Stati Uniti, si tratta di più di 6.800 casi, con differenze in base al genere, e molti casi di tumori considerati rari (che per questo motivo potrebbero essere sfuggiti a indagini precedenti).

Svantaggi socio economici

Nei maschi ci sono più casi di leucemie, di tumori del tratto urinario, dei tessuti molli e del cervello, nelle femmine della tiroide, della gola e della bocca e, anche per loro, dei tessuti molli. Inoltre, anche da questo studio emerge come le persone più colpite siano quelle che si trovano in condizioni sociali peggiori, perché vivono in aree più degradate.

A partire dal 2029 le soglie di alcuni PFAS nelle acque potabili dovrebbero essere abbassate, ma secondo gli autori il cambiamento è insufficiente, troppo lieve e lontano nel tempo: si dovrebbe fare molto di più e, soprattutto, sostenere gli studi che approfondiscano la possibile cancerogenicità degli PFAS.

Secondo gli ultimi dati, il 45% delle acque potabili statunitensi contiene PFAS.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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