”A rischio la vita dei cittadini”

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Le istituzioni erano consapevoli del pericolo ma non sono intervenute come si dovrebbe: violati i diritti dei cittadini

Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area campana coinvolta nei decenni scorsi nell’interramento di rifiuti tossici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per non aver adottato misure sufficienti a tutelare la popolazione esposta a un grave rischio ambientale e sanitario, configurando così una violazione dei diritti fondamentali dei cittadini. Da qui, la decisione definitiva: l’Italia ha ora l’obbligo preciso, entro due anni, di sviluppare una strategia globale per affrontare l’inquinamento, istituire un sistema di monitoraggio indipendente e garantire un’informazione trasparente alla popolazione. Anche perché – ha stabilito la Corte – la minaccia alla salute degli abitanti della zona non è solo potenziale, ma concreta e imminente. La condanna da parte della Corte di Strasburgo è arrivata dopo che i cittadini residenti nelle province di Napoli e Caserta, insieme a cinque organizzazioni della società civile, hanno denunciato il mancato intervento delle autorità, nonostante i decenni di sversamenti illeciti di rifiuti, spesso accompagnati da roghi tossici, altrettanto spesso gestiti dalla criminalità organizzata. Per giunta, le attività illecite, oltre a essere state perpetrate dalla Camorra, hanno causato danni significativi all’ambiente e alla salute delle persone. Le conseguenze, infatti, sono state devastanti: l’analisi epidemiologica ha mostrato un aumento significativo dei casi di tumore, mentre le falde acquifere risultano pesantemente contaminate. Invocando gli articoli 2 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, i ricorrenti hanno sostenuto che lo Stato non solo non ha prevenuto il disastro ambientale, ma ha anche occultato informazioni cruciali sulla pericolosità della situazione, arrivando persino a coprirne alcuni aspetti con il segreto di Stato. Accuse che – ha reso noto ANSA – la Corte ha riconosciuto come fondate. Inoltre, i giudici hanno stabilito che i cittadini avrebbero dovuto essere informati in modo tempestivo sui rischi per la salute e sulle misure adottate. Invece, lo Stato ha mantenuto un atteggiamento opaco, aggravando ulteriormente la percezione di insicurezza tra gli abitanti della cosiddetta “Terra dei Fuochi”.


Le reazioni

L’avvocato Valentina Centonze, che ha seguito il caso, ha definito la sentenza storica, e “non solo perché accerta la violazione del diritto alla vita, ma anche perché registra il fatto che ci sono state delle attività omissive da parte dello Stato italiano, in quanto non ha saputo fornire adeguate tutele ai cittadini”. Sulla vicenda è intervenuto anche il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, che sui social ha commentato: “Quante calunnie abbiamo dovuto subire, quante minacce, quante derisioni, quante offese, quante illazioni. I negazionisti, ignavi, collusi, corrotti ci infangavano… Siamo andati avanti, convinti. Vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre e delle nostre vite”. E aggiunge: “Un ricordo commosso va ai nostri morti di cancro: ai miei fratelli Giovanni e Francuccio, a mia cognata Giuseppina e a mio nipote Severino. Ai tanti, tanti bambini, ragazzi, giovani genitori che il cancro ha dilaniato e ucciso. Un ricordo particolare per il compianto magistrato Federico Bisceglia. A tutti voi che con noi avete lottato, sofferto, ingoiato lacrime e amarezze, un abbraccio grande quanto il sole”. Per il deputato del PD Marco Sarracino, la sentenza della Corte europea è chiara e inequivocabile: “L’Italia deve con urgenza inderogabile dare risposte ai cittadini della Terra dei Fuochi. Chi ci vive lo sa. Ora chiediamo che il Governo si attivi con tutte le istituzioni e gli enti competenti per porre in essere misure a sostegno delle popolazioni locali, per ridurre l’inquinamento, per il ripristino delle condizioni di salubrità e per un attento monitoraggio della salute degli abitanti”.

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