Carlo Goldoni, una mostra nella sua casa-museo con tutti i documenti teatrali del commediografo veneziano

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


VENEZIA – Un respiro profondo dentro il teatro del Settecento, un dialogo fitto con l’Europa dell’epoca. Di questo si tratta quando si parla del Fondo Vendramin, un insieme di documenti della famiglia veneziana fino ad ora disponibili solo per gli studiosi, ma che da ieri, fino al 25 gennaio del prossimo anno, saranno esposti nella Casa museo di Carlo Goldoni, a San Tomà nella città lagunare.

Ieri è stata lanciata l’iniziativa della Fondazione Musei civici con la quale sono stati presentati documenti d’archivio che fino a pochi mesi fa si trovavano ancora nella Biblioteca del museo Correr e nella Biblioteca teatrale. Si tratta di una serie di lettere, testi, atti, libri ed altro ancora che vanno dal 1448 fino al 1871 e che raccontano nel dettaglio la nascita e lo sviluppo attraverso i secoli del teatro San Luca, in passato anche chiamato San Salvador, poi a fine Ottocento definitivamente intitolato a Carlo Goldoni. Solo attraverso questi delicatissimi testi, che per la loro fragilità devono essere costantemente controllati e spostati per i possibili effetti della luce, si può entrare con maggiore cognizione nell’atmosfera del teatro del Settecento. Tra cultura, economia e storia cittadina.

LA NASCITA

Passando nelle varie sale si possono notare i documenti sulla gestione del teatro, i rapporti della famiglia Vendramin con le compagnie teatrali e con lo stesso Goldoni. E qui spicca l’atto, risalente al 1622, con il quale i proprietari del terreno decidono di creare un teatro in quella zona di San Salvador. La scelta non è casuale, visto che le rappresentazioni in tutta Europa avevano garantito un certo incasso e quindi il giro d’affari era assai promettente.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

La decisione è immediata. «Di quel magazeno fare un teatro – si legge nella storica dicitura – per recitar commedie, nel qual promette spender ducati tre mille in circa, più o manco». Le firme in calce al documento sono tutte dei Vendramin, famiglia iscritta al patriziato dal 1381 e proprietaria per tre secoli dell’area fino al passaggio al Comune nel 1956, e suggellano un passaggio tra cugini della proprietà di quel magazzino in San Salvador, a fronte dell’impegno di farne un teatro.

Altro elemento prezioso, e di svolta viene da dire, è quello che riguarda direttamente i rapporti di Carlo Goldoni con Francesco Vendramin, quest’ultimo il vero regista delle operazioni. Il commediografo lavorò attivamente, con contratti rinnovati di volta in volta, dal 1752 fino al 1762 e nella bacheche si possono trovare sia le opere più conosciute da tutti che i contratti. In tutto circa trenta lettere autografe del commediografo. Poi Goldoni, chiamato con una certa insistenza a Parigi, avvisa Vendramin che sarebbe rimasto in Francia per qualche anno per poi rientrare in laguna. In realtà il padre della commedia moderna a Venezia non tornò mai più è mori a Parigi il 6 febbraio nel 1793. Sbirciando tra i vari materiali si possono trovare anche gli accordi e i contratti con celebri comici del XVII e XVIII secolo come Antonio Sacchi e Giuseppe Imer.

I BILANCI

L’ultimo capitolo, che spesso è quello meno conosciuto ed analizzato quando si parla di cultura, è quello economico. Gli archivisti sono riusciti a recuperare note spese, inventari, elenchi della varie proprietà dell’epoca, atti di cause legali e registri di commedie rappresentate. E qui spunta una delle vicende più clamorose. Nella mostra si scoprono vigorosi scontri, quasi sempre tra nobiluomini, per il pagamento dei palchetti. All’inizio delle rappresentazioni molte famiglie di rango si prenotavano i posti per la stagione, pattuendo le spese. Evidentemente, anche allora, le cose non sempre andavano per il verso giusto è così si possono scovare le corrispondenze con le quali i Vendramin si rivolgevano ai debitori per ottenere il pagamento dei posti in teatro.

Ora tutto questo corposo materiale, presentato ieri mattina dalla conservatrice Ilaria Peruzzet, una volta conclusa la mostra dovrebbe intraprendere il percorso della digitalizzazione per ampliare il raggio d’azione degli appassionati.

«Lo studio del Fondo Vendramin – conferma Chiara Squarcina, direttrice scientifica Muve e responsabile Casa di Carlo Goldoni – rappresenta un’occasione unica per comprendere le radici della tradizione teatrale veneziana, una tradizione che ha plasmato l’identità culturale della città e continua a ispirare il mondo intero»

Come sempre il recupero delle fonti non è stata proprio una passeggiata. All’inizio tutto si era sviluppato su circa trecento buste di atti da aprire e studiare attentamente con le dovute cautele. «Questo materiale – spiega Monica Viero, responsabile della Biblioteca del Correr nonchè coordinatrice delle Biblioteca della Fondazione musei – ha avuto una lunga sedimentazione, spesso i documenti sono passati di mano in mano. Penso, ad esempio, al caso di un settecentista che aveva a casa molti testi. Quando questo privato morì il materiale rimase lì per diverso tempo fino a quando la moglie non lo trovò da qualche parte dell’abitazione. Noi spesso ci confrontiamo con un patrimonio immenso che è rappresentato soprattutto dalla collezioni civiche».

Il teatro Carlo Goldoni venne inaugurato il 26 fabbraio del 1875. Inizialmente la cerimonia in suo onore era stata organizzata per il 25 fabbraio, giorno della nascita del genio veneziano. Ma una fortissima nevicata fece spostare i festeggiamenti al giorno dopo.

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link