Il nuovo decreto fiscale, per ora solo una bozza, porta novità per gli enti locali. C’è la possibilità di varare vere e proprie sanatorie a livello di singoli Comuni o Regioni per le imposte arretrate. E per chi non paga, si accorciano drasticamente i tempi prima che scatti il pignoramento: solo 60 giorni invece di 180.
Ciascun Comune e ciascuna Regione potrebbe lanciare sanatorie diverse per le imposte arretrate, ma per chi non si mette in regola scatteranno punizioni più severe: il tempo per arrivare al pignoramento si accorcerà da sei mesi a due. Sono alcune delle possibili novità inserite nel nuovo decreto fiscale su cui il governo Meloni sta lavorando.
Il decreto che riguarda gli enti locali è uno dei tasselli che ancora mancano per mettere in pratica la riforma fiscale varata dall’esecutivo. E ora il testo è pronto, almeno sotto forma di bozza. Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, si tratta di 33 articoli che potrebbero anche essere ridotti prima che il testo arrivi alla sua versione definitiva.
L’obiettivo è portare il testo al Cdm entro la fine di febbraio – poi il testo dovrà andare alle Regioni e al Parlamento per ricevere eventuali modifiche, e tornare ancora al governo per il via libera definitivo. Il tema delle imposte locali è particolarmente sentito dai Comuni, che sono a corto di soldi al punto da rischiare un taglio dei servizi alla cittadinanza: i mancati incassi per tasse come Imu e Tari valgono miliardi di euro.
Chi rischia il pignoramento se non paga la Tari e l’Imu
Uno dei provvedimenti riguarda proprio chi non paga le imposte – Imu, Tari e non solo – e accumula debiti sempre più elevati. Nei casi in cui la somma è molto alta, il Comune può decidere di far partire la procedura esecutiva, ovvero il pignoramento. Il passaggio non è immediato: prima è previsto un avviso di accertamento, poi un atto di precetto. La sostanza è che, se la persona in questione non paga entro la scadenza fissata, allora può partire il pignoramento.
E ora questa scadenza potrebbe essere ridotta di parecchio. Oggi, bisogna aspettare 180 giorni prima di procedere. Con il nuovo decreto, questo limite potrebbe essere abbassato ad appena 60 giorni. Due mesi di tempo, invece di sei. In sostanza, il tempo a disposizione sarebbe lo stesso per chi fa ricorso e per chi non lo presenta.
Il pignoramento, quando parte, può colpire una serie di beni. Si va dai beni mobili, come auto, mobili, o anche titoli di credito, fino ai beni immobili. È possibile che venga pignorata anche una casa, o un terreno. In ogni caso, naturalmente, la procedura scatta solamente se l’importo non pagato è tale da rendere necessario un pignoramento e non è possibile saldarlo in altro modo.
È utile ricordare che la Tari e l’Imu, come altre imposte, possono andare in prescrizione. Per la Tari, questa arriva quando sono passati cinque anni dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa avrebbe dovuto essere stata pagata. A inizio 2025, quindi, è andata in prescrizione la Tari che avrebbe dovuto essere versata nel 2019, se nel frattempo il Comune non ha chiesto niente.
Nuove sanatorie a disposizione di Comuni e Regioni
C’è anche un’altra novità nella bozza di decreto fiscale per gli enti locali. Si prevede, infatti, che Comuni e Regioni possano varare delle specifiche definizioni agevolate, cioè sostanzialmente delle sanatorie con cui gli evasori possano pagare meno interessi o sanzioni (o anche non pagarne affatto) se decidono di mettersi in regola.
Le nuove sanatorie potranno essere utilizzate anche in quei casi dove ci sono già delle controversie aperte, o dove le procedure di accertamento sono già partite. Un’eccezione, però, riguarda l’Irap: su questa le Regioni non potranno varare nuove sanatorie.
Allo stesso tempo, scenderanno le sanzioni. In particolare, per chi non ha inviato la dichiarazione la multa varrà il 100% dell’importo dovuto, mentre oggi va dal 100% al 200%. Se la dichiarazione è solo parziale invece la sanzione varrà il 40%, mentre oggi può essere tra il 50% e il 100%.
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