India, due ragioni per investire (e quattro titoli su cui puntare)

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Per Comgest, Nuova Delhi è ben posizionata per diventare la terza maggiore economia del mondo entro la fine del decennio. E il suo mercato azionario offre tante occasioni per cavalcare questa crescita

Bhuvnesh Singh, gestore azionario Asia (Ex Japan) e India di Comgest
Bhuvnesh Singh, gestore azionario Asia (Ex Japan) e India di Comgest

L’india è in un momento d’oro. Merito di una politica stabile, di un quadro geopolitico favorevole, di una forte classe imprenditoriale e di un solido contesto macro che, secondo molti analisti, fanno prevedere per il Paese una crescita in grado di superare quella degli altri. Tra i sostenitori di questa tesi c’è anche Bhuvnesh Singh, gestore del fondo Comgest Growth India di Comgest, secondo cui Nuova Delhi si candida a diventare la terza maggiore economia del mondo entro la fine del decennio.

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Un 2024 solido 

“Il mercato indiano ha continuato a registrare solide performance nel 2024, superando i 5.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Nonostante alcune oscillazioni, l’indice Msci India ha guadagnato l’11,2% in dollari negli scorsi dodici mesi”, fa notare l’esperto. Anche il contesto macroeconomico nazionale è stato solido, seppure con qualche intoppo. Intanto, le elezioni hanno riconfermato il partito al potere, il Bharatiya Janata Party di Narendra Modi, che tuttavia ha perso la maggioranza. Per Singh non sarà però un grande problema: “Anche se ci saranno alcuni aggiustamenti nella politica governativa, ci aspettiamo comunque che le linee generali rimangano simili”, afferma.

PIL 2025 visto in crescita del 6,6%

Dal punto di vista ciclico, l’economia si è leggermente indebolita a causa dalla politica monetaria restrittiva e dell’affievolimento dell’impulso fiscale. Per il 2025 la banca centrale indiana prevede una crescita del PIL reale del 6,6%, rispetto alle precedenti aspettative del 7,2%. Secondo Singh, l’impulso fiscale è però destinato a migliorare nei prossimi mesi, con un’accelerazione della spesa pubblica. “La Reserve Bank of India ha già segnalato una posizione neutrale per la politica monetaria, anche se l’inflazione vischiosa potrebbe ritardare i tagli dei tassi”, precisa.

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Quanto al mercato, i flussi sono stati influenzati da fattori globali come il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni USA, il rafforzamento dell’indice del dollaro e lo spostamento tattico verso la Cina a metà anno. “Le istituzioni estere hanno registrato deflussi netti di 750 milioni di dollari dai mercati azionari a fine anno, in calo rispetto al picco di afflussi netti di 12 miliardi di dollari USA di fine settembre, mentre quelli istituzionali interni sono rimasti consistenti, pari a 62 miliardi di dollari”, analizza.

Due ragioni per puntare su Nuova Delhi

Oltre ai fattori di stabilità politici, geopolitici e macroeconomici, per l’esperto anche le situazioni patrimoniali solide di imprese e famiglie indicano un ciclo di consumi e capitale robusto in futuro. “La popolazione indiana sta diventando sempre più ambiziosa, il che sta portando all’affermarsi di nuovi modelli come la proliferazione dei pagamenti digitali, l’elevato consumo di dati mobili pro capite e una rapida espansione del quick commerce”, osserva.

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Non solo. A suo parere ci sono in particolare due fattori che dovrebbero far accelerare la crescita indiana nel secondo semestre di quest’anno. La prima è che la spesa in conto capitale del governo per il periodo da aprile a novembre 2024 è diminuita del 12% su base annua. “Se l’esecutivo raggiungesse il dato preventivato per l’esercizio 2025, nel restante periodo dell’esercizio si dovrebbe assistere a una crescita del 65% su base annua rispetto al periodo corrispondente dell’anno prima”, fa notare. In secondo luogo, la politica della RBI è stata restrittiva, con una liquidità del settore bancario in deficit per la maggior parte dell’anno e misure prudenziali che hanno frenato la crescita dei prestiti al dettaglio non garantiti. “Se l’inflazione dovesse normalizzarsi, come si è visto nei dati di novembre, l’istituto centrale acconsentirà probabilmente a un leggero allentamento”, chiarisce il gestore.

Quattro titoli su cui puntare

Ovviamente, i rischi per l’azionario indiano non mancano. E per Singh possono derivare dall’incertezza del contesto globale e dal persistente rallentamento della crescita registrato negli ultimi due trimestri. “Tuttavia il nostro stile di investimento si concentra su società con forti vantaggi competitivi in grado, a nostro avviso, di sostenere una crescita a doppia cifra nel lungo periodo anche in presenza di fluttuazioni economiche cicliche”, assicura. Facendo quattro esempi.

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Il primo è Zomato, società di tecnologia di consumo che ha guadagnato oltre il 100% in dollari. La società è leader di mercato nelle consegne di cibo a domicilio e nel quick commerce. “Mentre il mercato del food delivery si è stabilizzato, con due soli operatori, fungendo da segmento stabile e generatore di flussi di cassa, il q-commerce sta registrando alti tassi di crescita, in quanto cattura quote di mercato da altri canali di distribuzione offrendo una maggiore convenienza”, sostiene l’esperto. Altro nome da tenere a mente è KEC International. Tra le principali società di ingegneria e costruzioni, è stata uno maggiori beneficiari di una robusta pipeline di investimenti in conto capitale per la trasmissione e la distribuzione dall’India e dai Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. “Prevediamo che KEC genererà una crescita dei ricavi compresa tra il 15% e il 19% circa nel medio termine. Riteniamo che la crescita degli utili sarà nettamente più accentuata man mano che i margini miglioreranno e la leva finanziaria si ridurrà”, afferma Singh.

Anche Oberoi Realty, sviluppatore leader nell’area della Grande Mumbai, è da non sottovalutare. “I vasti asset di rendita della società sono stati completati e dovrebbero iniziare a generare una notevole liquidità nei prossimi trimestri. Continuiamo ad apprezzare la società per la solidità della sua situazione patrimoniale e del track record di esecuzione”, evidenzia l’esperto. Ultima, ma non per importanza, è HDFC Bank, la principale banca privata del Paese che ha dovuto trovare un equilibrio tra crescita e margini dopo la fusione nel 2024. “Riteniamo che questa situazione dovrebbe normalizzarsi nei prossimi trimestri e che la crescita possa recuperare il terreno perso. Le valutazioni appaiono ragionevoli, visto il potenziale di crescita a lungo termine attorno al 15%”, conclude Singh.

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