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Questa mattina in Regione Piemonte, la vice Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale Alessandra Binzoni ha incontrato gli assessori alla Sanità, Federico Riboldi e alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone sul per discutere il tema del rafforzamento della Cooperazione Sanitaria Trasnforntaliera tra Italia e Francia e in particolare con l’ospedale di Briançon.
Già lo scorso 11 diecembre 2024 il Consiglio Regionale aveva espresso voto unanime a favore di un ordine del giorno riguardante la stessa tematica.
Per il momento non appare chiaro quali sarebbero le soluzioni concrete all’impasse che si è verificata negli ultimi anni, e che tempi avrebbero. Dal 2021 i pazienti italiani di fatto nono possono più essere curati a spese della sanità pubblica al Centre Ospitalier di Briançon come era avvenuto per una quindicina d’anni di cooperazione di fatto.
Ne avevamo scritto sull’Eco del Chisone con un lungo reportage e le relative interviste circa un anno fa, a fine febbraio 2024, chiarendo come i rimborsi non venivano più riconosciuti e perché, interrompendo di fatto la possibilità di accogliere i pazienti, pur avendo tempi d’attesa per numerose prestazioni molto più brevi nell’ospedale francese e fosse evidente a Briançon la volontà di procedere come in precedenza, anche per via del sovradimensionamento della struttura che la rendeva adatta a coprire un territorio transfrontaliero, in modo da ridurre attese e spostamenti per le popolazioni dell’alta Val Susa e dell’Alta Val Chisone prossime al confine.
I MOTIVI DELL’IMPASSE
Per una quindicina d’anni, dai tempi delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, moltissimi pazienti della Val Susa e dell’Alta Val Chisone si sono regolarmente curati al Centre Hospitalier di Briançon. Alto il gradimento generale: vuoi per il forte orientamento al paziente tipico della Sanità francese, vuoi per i tempi di attesa ridotti. Per loro era un ospedale pubblico alternativo a quelli dell’Asl TO3, efficiente e spesso più vicino. Dal 2021 non possono più farlo. Vista da oltre confine, l’interruzione di questa possibilità appare difficile da accettare. Anche se motivi, come vedremo, ce ne sono, principalmente di ordine normativo.
Ma prima un po’ di storia. Importanti investimenti risalgono agli anni precedenti l’evento olimpico. C’era ancora apprensione per l’attentato di Atlanta 1996. L’ospedale fu infatti ampliato con la prospettiva di una collaborazione con l’Italia, e fu costruita l’enorme piattaforma sul tetto, dove possono atterrare due elicotteri bielica dell’Esercito. Chi lavorava già lì ricorda bene le visite a Briançon del prefetto di Torino che contava sul Centro ospedaliero francese per far fronte a eventuali emergenze. Per fortuna non ce ne furono. Ma uscì da quei lavori un ospedale dimensionato per una popolazione di 50-60mila abitanti, mentre il Brianzonese fino a Embrun ne ha forse 20mila. Si arriva a 30-40mila con la Val Susa. La conseguenza è stato l’avvio di un flusso di pazienti italiani in Francia. E di medici, anche.
Il meccanismo era semplice. In Francia ti veniva assegnato un numero provvisorio di Securité Social. Venivi curato, nel caso anche operato, poi tra Roma e Parigi avveniva un conguaglio del debito, tra i pazienti francesi curati in Italia e viceversa. Tutto avveniva alla luce del sole e funzionava. Questa prassi si è inceppata nel 2021: con il passaggio dell’ufficio di riferimento della Cassa di Securité social da Bastia, in Corsica, a Nizza, gli amministrativi francesi si sono accorti che la procedura non era rispettata. Mancava l’autorizzazione preventiva dell’Asl italiana di riferimento e c’era il rischio di accumulare debito non rimborsato dall’Italia.
I pazienti italiani, però, che da anni coltivavano il rapporto medico-paziente o ricevevano un passaparola positivo, hanno continuato a richiedere le prestazioni, assistiti dall’ospedale per compilare le domande. È dall’Asl italiana, dove c’è un ufficio Autorizzazione prestazioni all’estero, che i nulla osta non sono arrivati. La spiegazione è che per legge si possono dare le autorizzazioni preventive solo se la prestazione programmabile non è garantita sul territorio secondo i tempi richiesti dalla classe di priorità. Pazienza se le tempistiche francesi sono molto ridotte. Un mese e mezzo per operare un’ernia in laparoscopia, per esempio. In Italia l’attesa è notoriamente molto più lunga.
Fatta salva la strada dell’urgenza tramite Pronto Soccorso, per le prestazioni programmabili la direzione del Centre Hospitalier ha elaborato un tariffario, come fosse un centro privato. È possibile essere operati in Day Hospital per 1.323,99 euro: la metà da pagare dopo la visita dall’anestesista, il resto alla dimissione. Se serve una notte in ospedale fanno 1.505 euro. Due notti, 2.990. Forfait molto concorrenziali rispetto alla Sanità privata italiana, ma la pazientela si è ridotta lo stesso all’1 per 100, stimano i medici.
BINZONI: «COLLABORIAMO PER ARRIVARE A NUOVI ACCORDI BILATERALI CON IL GOVERNO FRANCESE»
“Sono molto soddisfatta – dichiara Alessandra Binzoni, vice Capogruppo Fdi in Consiglio Regionale – per l’attenzione e l’apertura dimostrata dagli assessori Riboldi e Marrone, su un argomento così importante. Ho avuto da loro rassicurazione di un impegno a favore delle popolazioni che vivono nelle aree transfrotaliere e di chi, per ragioni lavorative o turistiche, frequenta le località sciistiche presenti in quei territori.
“Continuerò a collaborare con gli assessori Riboldi e Marrone – ha dichiarato Binzoni – affinché si arrivi a nuovi accordi bilaterali con la regione PACA e con il governo francese in modo da garantire la collaborazione con l’ospedale di Briançon. È necessario che ci sia un presidio sul territorio a favore soprattutto delle fasce deboli: dai neonati alle donne in attesa, dagli anziani ai malati cronici oggi costretti, ad esempio i dializzati, ad affrontare lunghe trasferte. Il nostro impegno, per chi vive nella Alta Val Chisone e Alta Val Susa, non si limita all’ospedale di Briançon, intendiamo lavorare anche al potenziamento delle strutture sanitarie, degli stessi territori, presenti sul territorio italiano”.
“La Sanità e le Politiche Sociali sono fondamentali ma credo, e su questo continuerò ad impegnarmi, sia utile lavorare a sostegno di ogni possibile cooperazione transfrontaliera che possa migliorare la vita dei cittadini e così contrastare lo spopolamento delle terre di montagna” ha concluso il vice Capogruppo Binzoni.
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